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"Sangue romagnolo", a Predappio la presentazione del libro

Benito Mussolini, Nicola Bombacci, Leandro Arpinati e Torquato Nanni, amici-nemici da sempre, potevano nascere solo in Romagna. In una terra che viveva la politica come azione

Benito Mussolini, Nicola Bombacci, Leandro Arpinati e Torquato Nanni, amici-nemici da sempre, potevano nascere solo in Romagna. In una terra che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, viveva la politica come azione, passione e ribellione.
A raccontare la loro storia in forma romanzata è “Sangue Romagnolo”, libro edito da Minerva e scritto da quattro mani da Giancarlo Mazzuca e Luciano Foglietta, che venerdì 7 ottobre alle ore 20,30 viene presentato a Predappio, nella Sala Europa di via Marconi 17.
Ad introdurre gli autori saranno il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti e il giornalista Pietro Caruso, mentre in veste di moderatore è il giornalista Alessandro Mischi, caposervizio di NewsMediaset.
 
Vicende storiche e aneddoti curiosi s’intrecciano nelle pagine di “Sangue Romagnolo”, con protagonisti quattro uomini che, nel bene e nel male, hanno cercato di cullare un sogno: la speranza di cambiare la misera realtà in cui erano nati, l’orgoglio di vivere una vita degna di essere vissuta e di realizzare, con le proprie forze, un mondo diverso. Benito Mussolini, Nicola Bombacci, Leandro Arpinati e Torquato Nanni: la loro vita sembra davvero un romanzo. In gioventù abbracciarono la causa socialista ma poi, negli anni dell’interventismo, le loro strade si divisero e, dopo la Grande Guerra le camicie nere di Mussolini cominciarono a deridere Bombacci, che a Livorno aveva fondato il Partito Comunista d’Italia. Arpinati era invece divenuto Podestà di Bologna, mentre Nanni rimase fedele alla causa socialista. Lottarono su fronti politici opposti ma restarono amici per la pelle: se il Duce aiutò (in segreto) economicamente il comunista Bombacci, il fascista Arpinati salvò il socialista Nanni che stava per essere linciato dai camerati fiorentini. Poi il drammatico epilogo del 1945: Bombacci morì accanto a Mussolini, a Dongo, e Nanni fu ucciso dai partigiani nel tentativo di salvare Arpinati a Malacappa, una frazione del Comune bolognese di Argelato.
Divisi nella vita, uniti nella morte.

 
Giancarlo Mazzuca, romagnolo di Forlì, già direttore de “Il Resto del Carlino”, del “Quotidiano Nazionale” e del “Giorno”, è stato inviato speciale al “Corriere della Sera”, vicedirettore a “Fortune” e alla “Voce” di Montanelli, caporedattore al “Giornale”. Ha scritto diversi libri tra cui “La Fiat, da Giovanni a Luca” (con Alberto Mazzuca), “La Voce di Indro Montanelli”, “I Faraoni” (con Aldo Forbice), “La Resistenza tricolore” (con Arrigo Petacco). Ha vinto premi come il “Saint Vincent”, il “Campione d’Italia”, il “Guidarello”, il “Silone” e il “Montanelli”. Attualmente è parlamentare nelle file del Pdl.
 
Luciano Foglietta, romagnolo di Santa Sofia (FC), giornalista professionista ora ottantanovenne ha scritto oltre venti libri tra cui: “Una valle per un’anima”; “Stalag IV B”; “I matti di Seguno”; “Un paese di frontiera”; “Il Boccaccio e l’usignolo”; “L’Elvira del caffé”; “Gian il contrabbandiere”; “All’ombra del Falterona”; “Preti e cioccolata”; “Storie di filo spinato” (con Davide Argnani); “Strapaese”; “Lassù sull’Alpe”.
 

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