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Lo storico circolo rinato a tempo record dal fango: "Avevo pensato di mollare, ma la solidarietà e gli amici mi hanno ridato la forza"

Ora il circolo è in piena attività, ma il ricordo è presente e non se andrà: “In quei momenti si pensa a priori di essere finiti, non tanto perchè si devono ricomprare la stufa o il forno, ma per quello che si vede intorno"

C'era un circolo un tempo, di quelli storici, che è rinato del fango grazie alla forza, alla perseveranza, al sostegno umano. Dopo tanti mesi “Valdo” dice che piano piano ce la sta facendo, anche se, di fatto, ha riaperto i battenti a soli 19 giorni da quella terribile notte . “Valdo” è il soprannome del quasi 70enne Valdemaro Donati, storico gestore del Circolo Endas Aurelio Saffi, che sorge in una delle vie che sono state sommerse dall'acqua, via Isonzo. 

Era una di quelle strade "scomparse" e sotto oltre un metro e 20 centimetri di acqua è finito anche lo storico circolo repubblicano. Questo è uno di quegli esempi di resilienza ai quali il dramma dell'alluvione ci ha abituati, di una rinascita lenta, proprio come quella di un germoglio che cresce, spaccando la crosta di fango e poi, pian piano, diventando una pianta.  “Ho preso in gestione il circolo 20 anni fa e con la cucina e la pizzeria, a prezzi buoni, ho attirato un po' di clientela”, racconta, facendo ben capire che quei clienti sono aumentati, diventando amici. Quegli amici che subito dopo la distruzione gli hanno dato la forza di ripartire. 

“Io sono rimasto chiuso tutta la notte dentro, mi hanno salvato i pompieri: quel martedì era il giorno di risposo e stavo mettendo a posto la cucina, finchè non mi sono trovato, da un momento all'altro, con l'acqua fino alla pancia”, ricorda Donati. L'acqua poi è salita, arrivando a un metro 20 di altezza, distruggendo tutto nelle tre sale del circolo, arredi, cucina, nulla è stato salvato. “Valdo” è stato portato in salvo dai Vigili del fuoco invece, ma dopo quell'inferno ha pensato di mollare.  “Avevo pensato di non aprire più – confessa -. Ma dopo avere visto la solidarietà, ho reagito: tutti questi giovani, tantissimi volontari, ragazze e ragazzi, che si sono prestati a fare l'impossibile, arrivando anche da fuori, mi hanno motivato. In 18 gironi abbiamo riaperto, lavoravamo giorno e notte. Ho ricomprato tutto, cercando anche nell'usato, perchè non è che si guadagnano i milioni. I clienti prima erano preoccupati che non riaprissi più, pensavano di non tornare 'da Valdo'”, ricorda ancora. 

Ma poi “Valdo” è ripartito e, dopo tanti mesi, ora racconta quell'incubo, grato per l'affetto e l'aiuto che ha ricevuto e convinto di essere di nuovo sulla buona strada, con la sua cucina, tra piatti saporiti e sangiovese, tra pizze e birre, canti e allegorie nello spirito sano di un tempo, spirito che i Romagnoli non abbandonano, nemmeno quando hanno visto la distruzione e devono ripartire da zero.  Questa ripartenza ha incuriosito: “Da quando ho riaperto ho avuto clienti nuovi che sono venuti a vedere come abbiamo fatto. Ci sono voluti coraggio e forza, io stavo lì giorno e notte”. Con lui uno staff di ragazzi che lo aiuta. 

Ora il circolo è in piena attività, ma il ricordo è presente e non se andrà: “In quei momenti si pensa a priori di essere finiti, non tanto perchè si devono ricomprare la stufa o il forno, ma per quello che si vede intorno. Sembrava peggio della guerra, pantano dappertutto, non c'era via d'uscita. I miei amici mi hanno incitato e tutti insieme siamo ripartiti, ma questa è stata un'esperienza che non auguro a nessuno, vedi davvero il mondo che ti cade addosso. Oggi dico grazie a tutti e piano piano piano ce la facciamo, anche perchè ho una clientela che mi ama veramente”, conclude “Valdo”. 

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