"In pronto soccorso addetti stanchi, oberati, affogati dalla burocrazia e dalla maleducazione"
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Sono una paziente oncologica e per una probabile colica biliare, particolarmente insidiosa per la mia patologia, dopo una prima visita in reparto, mi hanno mandato dall'interno in pronto soccorso per avallo e intervento sul dolore. Al triage sono stati veloci e premurosi: parametri, routine, prelievo, sedia a rotelle, sala di attesa. Era poco prima di mezzogiorno, sono le 17 passate e io sono ancora qui, all'oscuro di tutto, con il mio dolore per fortuna sopportabile. In tutto questo tempo ho avuto modo di osservare con attenzione la varia umanità che entra, esce, sosta, impreca, alza la voce, pretende, assale verbalmente con protervia e saccenza. Il personale - ho assistito anche al cambio turno - è gentile (in certi frangenti anche troppo), è professionale, è deciso, ma non è onnisciente e taumaturgo come pretenderebbero i pazienti impazienti. Non sono santi, no, ma sono stanchi, oberati, affogati dalla burocrazia e dalla maleducazione. E forse sono pochi. Qualche dirigente ha mai seriamente fatto un giro al Pronto Soccorso del nostro efficiente e decantato ospedale fiore all'occhiello della sanità pubblica? La ricerca ok, la robotica ok, la facoltà di medicina ok, ma perché allora il Pronto Soccorso non deve rilucere allo stesso modo? E, per favore, non si dica che è colpa del personale! Noi meriteremmo un servizio migliore, ma loro pazienti migliori.