"Multato per divieto di sosta: non contesto la multa, ma l'arroganza con cui sono stato trattato"
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Ritengo che cortesia e buon senso debbano essere elementi che caratterizzano i civili rapporti di una comunità, soprattutto se riguardano le relazioni tra cittadini e personale della polizia municipale. I fatti: ero in viale Bolognesi con l’auto in sosta vietata di fronte alla panetteria. Appena entrato mi avvertono della presenza di un vigile urbano. Esco di fretta, senza aver acquistato nulla, salgo in auto e mi muovo quando vengo fermato dallo stesso vigile che aveva appena terminato di sanzionare, a tempo di record, una vettura avanti la mia. Abbasso il finestrino e mi sento apostrofare con un beffardo, “le mando l’avviso a casa, o preferisce il preavviso di accertamento?”.
Cerco di spiegare che stavo spostando la vettura quando mi apostrofa “Ha fatto il suo comodo, poi è uscito, quindi la sanziono” Poi mi spiega con tono arrogante quelli che sono i miei doveri di automobilista, con la stessa prosopopea con cui un saccente maestro si rivolge ad uno scolaro indisciplinato, ma nel mio caso si tratta di un ultrasettantenne. Al termine del sermoncino mi ripropone la domanda su come preferisco ricevere la contravvenzione. Chiudo con un “faccia lei”. Confesso che ho faticato molto a rimanere calmo. Sono queste situazioni che fanno aumentare la disaffezione verso il corpo dei vigili urbani. Pertanto mi rivolgo al sindaco perché faccia presente, a chi di dovere, che certi atteggiamenti debbono essere modificati. P.S. Credo sia chiaro che non contesto la contravvenzione, ma tutto ciò che ne è seguito.