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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

I magazzini del sale nascosto

Quando si parla di sale viene spontaneo pensare a Cervia. A Forlì, forse non tutti sanno che c'erano importanti magazzini. Niente di speciale: questo accadeva più o meno in tutte le città. Dov'erano?

Quando si parla di sale viene spontaneo pensare a Cervia. A Forlì, forse non tutti sanno che c'erano importanti magazzini. Niente di speciale: questo accadeva più o meno in tutte le città. Dov'erano? Il sale ha sempre rappresentato una necessità quotidiana fino a tempi recenti: serviva a superare malattie, stagionare le carni, condire cibi e ortaggi. Se le saline di Cervia hanno sempre fatto gola ai forlivesi (che poi sarebbero rimasti a bocca asciutta), il legame con la città costiera è ancora vivo grazie alla Madonna del Fuoco cui i salinari rendono omaggio il giorno dedicatole. Indispensabile per conservare le carni, per stagionare e condire cibi e ortaggi, "oro bianco" durante le pestilenze, gli assedi e le carestie, il sale, si sa, nella storia è stato, per così dire, il petrolio dei nostri antenati. E non è finita qui: in tempi recenti anche a Forlì è stata scoperta la cosiddetta aloterapia, cioè una sorta di “sauna salata”, trattamento che in alcune cliniche private della città è previsto.

Per quanto riguarda i magazzini, v'è da dire che ce n'erano diversi e di diversa capienza ma, all'occhio del contemporaneo, non sono più visibili in quanto tali. Si può dire che si siano trasformati, o siano rimasti tali, ma segreti alla vista dei più. Infatti, un modo efficace per custodire il sale era porlo sottoterra

Lo storico Bonoli riferisce che gli Ordelaffi, a metà del Quattrocento, fecero manifatturar del sale a Tersano villa nel forlivese e sopra San Pietro in Arco, ove scaturiscono fonti di acque salse. Insomma, dalle parti di Villa Rovere, quindi, ci sarebbe (stata?) una “sorgente di sale”, da cui pare poi che la vicina Castrocaro si sia servita per il nome Salsubio. Successivamente, una giovane Caterina Sforza ridurrà sensibilmente il peso fiscale che gravava sul sale. Tuttavia, la maggior fonte di approvigionamento per la storia della città è sempre stata la salina dove ora si possono vedere perfino i fenicotteri, lungo la strada che porta a Cervia. Una volta raggiunto Forlì, il sale veniva stoccato in diversi luoghi. Il più antico tra essi è, forse, il più insospettabile. Nei sotterranei del Municipio poteva esserne stipato anche un centinaio di quintali. Il tesoro era sorvegliato giorno e notte da uno speciale corpo di guardia ben armato. Si trattatava di un luogo più che sicuro, rappresentando, da (quasi) sempre, il centro del potere politico della città. Si ricorda anche che il Palazzo poi Comunale era lambito da un corso d'acqua, già fiume, in seguito canale. Oggi, ciò che ne resta, è anch'esso sotterraneo: il loggiato del Municipio si può considerare un lungo ponte. 

Proprio sul corso che porta al mare, il Borgo San Pietro, è attestato un altro importante deposito di sale nell'area oggi occupata dal Comando provinciale dei Carabinieri. Sempre sotterraneo, e ben custodito dai carmelitani. Quindi si può dire che corso Mazzini era il "corso del sale" forlivese. Una suggestione forse solo dello scrivente fa sorgere una certa affinità tra la rimaneggiata Torre Numai (fino a tempi non troppo lontani resa ancor più bella dal canale scoperto, e dai ponticelli di cui ci si è sbarazzati senza pensarci troppo) e l'edificio simile (la Torre San Michele) in quel di Cervia, accanto ai magazzini del sale. Lì, tra l'altro, il corso d'acqua c'è ancora. A proposito dell'ideologo repubblicano, va aggiunto che dove ora l'edera sbiadita campeggia sul palazzo del Circolo (che per lungo tempo sarà più noto come cinema) Mazzini, c'erano diversi depositi, detti dell'Abbondanza. Abbondanza, certo, di tutto (olio, cereali), ma anche di sale, benché in misura assai ridotta rispetto ai magazzini già citati. 

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