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Economia

Scenari futuri dopo il covid, i commercianti provano a pensare positivo: "Ma deve restare la 'zona bianca'"

Alla domanda "quale scenario immagina fino al 31 dicembre", il 59% prevede una sostanziale stabilità rispetto alla situazione attuale

"Le imprese del commercio pensano positivo dopo la ripartenza". L’Ufficio Studi Confcommercio Forlì ha intervistato circa 50 aziende commerciali del comprensorio forlivese per fare il punto sulla situazione dopo un anno e mezzo di pandemia. "Dal sondaggio emerge, finalmente, un parziale clima di fiducia da parte degli imprenditori sugli scenari futuri - esordisce il direttore di Ascom-Confcommercio, Alberto Zattini -. La maggior parte delle aziende spera che nei prossimi mesi siano confermati i dati confortanti registrati dopo la ripresa e l’auspicio è che quanto prima si possa tornare ai livelli di consumi pre-covid. 
Altro elemento positivo emerso chiaramente è rappresentato dalla tenuta occupazionale avendo gli intervistati dichiarato che il personale in organico non è in esubero. La principale nota dolente è rappresentata dai ristori, concessi in misura insoddisfacente rispetto alle aspettative delle imprese e inadeguati ad indennizzare i danni subiti a seguito delle “limitazioni” introdotte dal Governo". 

Il sondaggio in sintesi

Alla domanda "quale scenario immagina fino al 31 dicembre", il 59% prevede una sostanziale stabilità rispetto alla situazione attuale, il 32% prevede un aumento del volume d’affari mentre un 9% teme per la tenuta economico finanziaria dell’azienda. All'interrogativo "Dal punto di vista occupazionale quale sono le previsioni della sua azienda", la grande maggioranza, pari all’86% dichiara che manterrà inalterato l’organico, il 6% che diminuirà, mentre il restante 8% immagina di dover effettuare nuove assunzioni. Quanto ai ristori e agli indennizzi annunciati dal Governo, "il 79% ha confermato di averli ottenuti, ma in misura insufficiente rispetto alle perdite di fatturato registrate, mentre  il 21% invece dichiara di non aver beneficiato di nessun ristoro e indennizzo".

All'interrogativo "Quanto ha percepito di contributi a fondo perduto nel periodo della pandemia", il 74% ha dichiarato di aver ricevuto contributi per un importo fino a 10mila euro, il 22% dai 10 ai 20mila euro mentre solo il 4% dichiara di aver ricevuto contributi per importi superiori ai 20mila euro. Al quesito "Quanto tempo ci vorrà perché i consumi tornino a livelli pre-covid", il campione sì è totalmente diviso e le previsioni: per il 22% intervistati i consumi torneranno a livelli 2019 entro il 2021, entro il 2022 per il 30%, entro il 2023 per il 26% e infine dopo il 2023 per il 22%. Per tutti gli intervistati la premessa è il mantenimento della “zona Bianca” poiché altre limitazioni sarebbero difficilmente sostenibili dalla rete distributiva locale.

Le considerazioni

"Dal sondaggio emerge un dato positivo - sottolinea Zattini - e cioè che la maggioranza delle aziende non prevedono, entro la fine dell’anno, di effettuare riduzioni dell’organico, segnale che l’aspettativa è per un miglioramento della situazione, anche se con tempi dilatati.  Il dato che emerge chiaro è l’insofferenza generata dai contributi, ristori e indennizzi ricevuti,  ritenuti non adeguati e ampiamente insufficienti".

"Resta invece molta incertezza sui tempi necessari per ritornare ai consumi pre-covid, nonostante una larga maggioranza degli intervistati pensi che tale situazione possa essere ripristinata entro il 2022 - prosegue il direttore di Ascom-Confcommercio -. D’altronde recuperare quanto si è perso nel 2020 non sarà semplice e immediato e il calo dei consumi è stato di tali proporzioni da far ricordare il periodo dopoguerra".

"E’ quindi di buon auspicio - conclude Zattini - per la prima volta vedere una vera e stabile ripartenza. Tutto è ovviamente legato al buon esito delle misure sanitarie e alla campagna vaccinale ma non c'è dubbio che i risultati fin qui raggiunti stiano ridando fiducia al sistema imprenditoriale".

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