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"Non ci riconoscono i giusti aumenti retributivi": alta adesione allo sciopero del comparto legno e arredo

Attaccano i sindacati: "FederLegno vuole far saltare il meccanismo di recupero automatico dell’inflazione reale"

Si è svolto venerdì davanti alla sede di Confindustria a Forlì lo sciopero nazionale di 8 ore dei lavoratori del comparto legno e arredo indetto dalle segreterie di Feneal Uil ,Filca Cisl, Fillea Cgil. "Grande partecipazione in regione alla manifestazione unitaria regionale e alta adesione allo sciopero con una media del 90% - informano i sindacati -: Vertaglia Infissi 95%, Ferretti Rimini 95%, Ferretti Cattolica 85%, Tecnoform 90%, Coop Imballaggio 100%, Marinelli 65%, Imola legno 60%, Tumidei 90 % della produzione, Ferreti 80% della produzione 30% impiegati, Cantiere del Pardo 80% produzione, Diesse Arredamenti 80% produzione e buona astensione fra gli impiegati, Alpi 90% della produzione, Dierre Service 80%  della produzione, Cierre Arredamenti 70% della produzione  Cocif 60% produzione, ATL S.M.N. 50% produzione, Gamma 40 % produzione, e Doreland 40% produzione". 

La manifestazione ha visto la partecipazione di oltre 600 lavoratori del comparto, "che ha rinunciato ad una giornata di retribuzione per dare forza e sostegno alla rivendicazione sindacale che chiede l’immediata riapertura del confronto con le parti datoriali per rinnovare il Contratto Collettivo Nazionale" Tutti gli interventi che si sono susseguiti sul tavolo hanno ribadito con forza "la necessità di riprendere il confronto partendo dal mantenimento del meccanismo definito “ doppia pista salariale”, meccanismo finalizzato a garantire il potere d’acquisto dei salari attraverso il recupero dell’inflazione certificata comprensiva dei costi energetici". Dopo le conclusioni, affidate al segretario generale della Fillea Nazionale, Alessandro Genovesi, una delegazione composta dai segretari generali del territorio di Forlì Cesena è stata ricevuta dal direttore generale di Confindustria Romagna, Marco Chimenti, supportato dalla referente territoriale Francesca Fabbri: a Confindustria i sindacati hanno ribadito le ragioni dello sciopero, "chiedendo di farsi carico di riportarle ai livelli nazionali. Confindustria locale, pur consapevoli delle posizioni divergenti, si è assunta l’impegno di cercare di far riaprire il confronto al fine di evitare ulteriori forme di lotte".

VIDEO - Lo sciopero e le motivazioni spiegate dai sindacati

"I motivi dello sciopero risiedono nel rifiuto di FederLegno di riconoscere i giusti aumenti retributivi ai lavoratori nonostante il settore venga da tre anni di fatturati record (+14% nel 2020, + 25,5% nel 2021, +12,6% nel 2022) - esordiscono le tre sigle sindacali -. Di questi profitti i lavoratori non hanno visto un euro, anzi FederLegno vuole far saltare il meccanismo di recupero automatico dell’inflazione reale. Dal 2016 infatti il contratto nazionale del Legno-Arredo, grazie alla capacità contrattuale delle parti sociali, stabilisce un recupero dell’inflazione che ha portato aumenti economici migliori rispetto alla media degli altri contratti. Oggi le imprese hanno deciso di non rispettare l’accordo firmato che prevede un meccanismo di recupero dell’inflazione reale, e negano la rivalutazione delle retribuzioni che, per il 2022, corrisponde a circa 130 euro al mese di aumento della paga base".

"Federlegno chiede inoltre che il contratto venga bloccato per un anno, negando ai lavoratori ogni miglioramento su orario, diritti e tutele - viene rimarcato -. Tutto ciò è per noi inaccettabile e continueremo a chiedere: aumenti retributivi in linea con l’inflazione per tutelare il potere d’acquisto e per combattere l’incremento di prezzi e delle bollette, meno ore di lavoro a parità di retribuzione, maggiore formazione per gli operai e per gli impiegati di un settore che resta fondamentale per l’economia italiana, come dimostra il successo  del Salone del Mobile di Milano".

"Non dimentichiamo che i lavoratori del settore del mobile e arredo hanno affrontato le difficoltà dovute alla crisi economica 2010-2018 e al Covid, supportando e sostenendo le loro aziende attraverso flessibilità, riduzione dei salari, processi di riqualificazione, casse integrazioni e licenziamenti, permettendo a molte aziende di traguardare la crisi e rilanciarsi - concludono i sindacati -. Oggi queste imprese riscuotono i positivi risultati generati da questi passaggi ed è corretto contrattualmente ed eticamente che diano ai lavoratori, non di più, ma almeno quanto loro spettante a seguito di accordi sottoscritti per il rinnovo del contratto nazionale". 
 

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