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Economia

Trentennale della Legge Amato: le Fondazioni "pilastro del percorso verso uno sviluppo più sostenibile e inclusivo"

"Le Fondazioni - ha scritto il presidente Mattarella - sono, da sempre, partner attenti allo sviluppo locale, con particolare riguardo alla dimensione sociale, al sostegno del volontariato e del terzo settore, al potenziamento della scuola e della cultura"

E’ stato un convegno, quello che si è tenuto lunedì mattina a Forlì per riflettere sul trentennale della Legge Amato, che - da cronista - Nicola Sadutti non ha esitato a definire un “modello”, non solo per l’autorevolezza degli interlocutori ma anche per la pacatezza e l’onestà intellettuale con cui si sono confrontati sulle sue ragioni e i suoi effetti pur partendo da posizioni talora contrapposte. Il convegno è stato infatti aperto dal presidente della Fondazione forlivese Roberto Pinza, che ha ricordato in premessa come le fondazioni, “pressoché ignote fino ad allora”, siano divenute “uno strumento di vasta applicazione anche al di là dell’ambito  delle fondazioni bancarie propriamente dette […] in mezzo a battaglie politico-parlamentari e giuridico-costituzionali di grande intensità, supportate talora anche da una carica ideologica che spesso accompagna la discussione dei temi di confine fra pubblico e privato”.

Prima di passare la parola a Giuliano Amato, promotore della legge che porta per l’appunto il suo nome, ha quindi dato lettura di un indirizzo di saluto inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, da Ministro, prese personalmente parte alla discussione parlamentare sulla legge. "Le Fondazioni - ha scritto il presidente Mattarella - sono, da sempre, partner attenti allo sviluppo locale, con particolare riguardo alla dimensione sociale, al sostegno del volontariato e del terzo settore, al potenziamento della scuola e della cultura.  Svolgono un ruolo di grande rilevanza come investitori pazienti, diversificando i loro investimenti in settori strategici per lo sviluppo del paese”, osservando quindi come in questo momento di sofferenza determinato in particolare dal Covid-19 “sarà decisivo il ruolo di istituzioni capaci di ridurre le distanze sociali e i deficit di opportunità, come lo sono le fondazioni con le loro molteplici iniziative” e dicendosi “certo che le fondazioni ambiscano a rappresentare un solido pilastro del percorso verso uno sviluppo più sostenibile e inclusivo, percorso che riguarda l'intera unione europea, e che sollecita una partecipazione convinta e sinergica di istituzioni, realtà economiche, e formazioni sociali”.

Amato ha quindi ricordato come si è spesso ritenuto che le Fondazioni non fossero state oggetto di una puntuale riflessione da parte di chi condivise con lui l’elaborazione della legge 128, e quindi in primo luogo Visentini, Andreatta e Ciampi, mentre erano loro ben chiare la mancanza e la necessità di grandi enti no-profit capaci di incidere sul terzo settore. Quella del sistema bancario è stata quindi una riforma che ha sicuramente dato esiti particolarmente rilevanti ma non imprevisti ai suoi estensori, perché nelle Fondazioni si sono esattamente trasferiti gli scopi – ovvero le radici - sociali e culturali delle casse di risparmio originarie.

Giuseppe Guzzetti, già presidente di Acri, ha quindi ricordato come con le sentenze della Corte costituzionale del 2003 – di cui fu protagonista - si sia definitivamente superato il confronto sulla natura pubblicistica o privatistica delle Fondazioni, per aprire a nuove forme di collaborazione e dialogo tra pubblico e privato, fondate sul principio della sussidiarietà assurto a rango costituzionale con la riforma dell’art. 118, di cui sono state esempio, nel tempo, l’ingresso delle Fondazioni in Cassa Depositi e Prestiti, grazie anche all’impegno del ministro Tremonti, e, nel 2015, l’Accordo Acri-Mef.

Al riconoscimento dei meriti di Giulio Tremonti, con cui non mancarono ragioni di tensione quando fu ministro nei primi anni duemila, è corrisposto quello dello stesso Tremonti nei confronti di Guzzetti di aver dato prova di determinazione e coraggio nella definizione della natura privatistica delle Fondazioni. Tremonti ha quindi negato che vi sia mai stato una pregiudiziale ideologica nei confronti del ruolo delle Fondazioni a sostegno del terzo settore e che anzi lui stesso sostenne l’ingresso delle Fondazioni in Cassa depositi e Prestiti per assicurare la stabilizzazione del sistema finanziario e il finanziamento ai territori.

Alla prima parte del convegno di riflessione sulle origini delle Fondazioni, condotta da Andrea Rinaldi del Corriere della Sera, è seguita una tavola rotonda, moderata dal Caporedattore Economia del Corriere della Sera Nicola Saldutti, dedicata alle prospettive presenti e future delle Fondazioni, cui hanno preso parte Giovanni Fosti, Presidente di Cariplo, Francesco Profumo, presidente di Acri, Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti ed Antonio Patuelli, presidente di Abi. Nei suoi interventi il presidente Fosti ha evidenziato come le Fondazioni siano ormai proiettate oltre la dimensione degli interventi “riparativi” a favore di quelli “generativi” e come per farlo agiscano sempre più spesso di concerto con altre realtà, pubbliche e private, portando ad esempio la recente sottoscrizione di un Fondo di Garanzia da 30 milioni di euro a favore delle realtà non-profit insieme a Intesa Sanpaolo, Csvnet Lombardia ed altre fondazioni filantropiche. 

Profumo ha confermato questa evoluzione delle Fondazioni da finanziatori di singoli progetti a “solutori di problemi”, ovvero a promotori di progetti condivisi con altre realtà, sempre più spesso anche sul piano nazionale grazie alla regia di Acri stessa, come testimoniano, tra l’altro, il Protocollo d’Intesa per la gestione del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile siglato con Terzo settore e Governo e la creazione della stessa Fondazione con il Sud. 

Tempini ha confermato, dall’angolo prospettico privilegiato del maggior investitore istituzionale del paese, che la collaborazione con le Fondazioni non è mai stata così forte come oggi e che tra gli ambiti di intervento condiviso figurano la coesione sociale, la rigenerazione urbana e la promozione di nuova imprenditoria. Quello del lavoro rimane infatti un tema centrale per garantire la ripartenza del sistema Italia e uno degli strumenti su cui occorre investire maggiormente, ma che vede già alleate Fondazioni e CdP, è il trasferimento tecnologico e il venture capital. Patuelli ha assicurato a sua volta la collaborazione a questo sforzo di innovazione da parte del mondo bancario, ribadendo che proprio Cassa Depositi e Prestiti, Fondazioni e Istituti di credito rappresentano tre dei più significativi esempi di resilienza nel nostro paese. Al mondo bancario occorre però che sia assicurata maggiore flessibilità e che dalla Stato vengano politiche fiscali capaci di attivare i risparmi e dare stabilità agli investimenti.

Il presidente della Fondazione di Forlì Pinza ha quindi tirato le fila di una giornata che ha raccolto l’aperto apprezzamento di tutti gli interlocutori come possibile occasione per futuri approfondimenti, osservando come alcuni interrogativi  sulla natura delle Fondazioni sono ormai definitivamente caduti (pubblica o privata, bancaria o non bancaria) mentre oggi emergono temi nuovi come quello della dimensione erogativa rispetto a quella progettuale, e delle iniziative a breve o a lungo termine.  “Le Fondazioni – ha concluso il presidente Pinza - meritano un giudizio complessivamente positivo, ma, essendo gestori di patrimoni provenienti spesso da secoli, incombe sui loro Amministratori l’obbligo di sottoporsi serenamente al giudizio della propria comunità di riferimento” per la cui crescita le Fondazioni hanno avuto origine. La registrazione dell’intero convegno – che è stato seguito in diretta streaming da oltre mille persone - sarà disponibile sul canale youtube della Fondazione forlivese a partire da giovedì. 
 

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