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Pieno di pubblico alla presentazione di "Artusi Remix" a Casa Artusi

La sua è una storia di passione che si fa contaminazione di generi, in sintonia con la sua biografia che lo vede disk-joker, economista ma anche appassionato di cucina

Grande successo domenica pomeriggio per “Artusi Remix”, primo appuntamento della rassegna “Exponiamoci”, tappa di avvicinamento all’Esposizione Universale dedicata al cibo. Protagonista della giornata, organizzata da Casa Artusi, Don Pasta (all’anagrafe Daniele de Michele) che ha presentato il libro fresco di stampa, “Artusi Remix: ricette e racconti per un viaggio nella cucina popolare italiana” (Mondadori).

“Scrivere questo libro è stato come comporre un brano: in musica si prendono i sampling e si uniscono su un’unica traccia, in questo caso al posto dei sampling c’erano le ricette e la traccia erano gli insegnamenti custoditi da Casa Artusi”, ha raccontato Don Pasta. La sua è una storia di passione che si fa contaminazione di generi, in sintonia con la sua biografia che lo vede disk-joker, economista ma anche appassionato di cucina.

Artusi Remix è un lavoro di un anno e mezzo, periodo in cui Don Pasta ha raccolto con grande tenacia le ricette tipiche popolari da tutta Italia, per poi sottoporle al Comitato Scientifico di Casa Artusi. Un po’ discepolo di Pellegrino Artusi, un po’ aiutato dai moderni mezzi come mail e social, Don Pasta è riuscito a raccogliere le ricette della povertà reinventate dalle massaie. Ma, soprattutto, ha raccolto le loro storie, storie di vita, di momenti storici e familiari difficili affrontati con la migliore forza d’animo. Come la storia di Giacomina Castagnetti, novantenne signora di Reggio-Emilia che, nello spiegare la ricetta della pasta rasa, racconta la storia della sua vita, dalle origini antifasciste della sua famiglia, alla sua esperienza come staffetta partigiana fino al suo matrimonio.

“Fuggendo dall’Italia, ho capito che il patrimonio che mi portavo dentro, il patrimonio della cucina italiana, era la mia vera identità, e offrirlo agli altri era motivo d’orgoglio – ha detto Don Pasta - C’è urgenza di parlare di cucina familiare, di scomporre l’elemento identitario ed affettivo, quello che si esprime agli altri tramite la preparazione dei piatti tipici: è proprio questo offrire parte di sé nei piatti che si cucinano l’elemento fondamentale del cucinare e che ho voluto testimoniare”.

Ed è così che le porzioni, solitamente fondamentali nelle ricette più commerciali, diventano secondarie e lasciano spazio ai racconti delle persone, spesso in dialetto. Perchè anche i dialetti sono da mantenere, visto che “la globalizzazione ha senso solo se non si perde niente della propria tradizione, la nostra più importante chiave di interpretazione per tutto ciò che ci circonda – ha aggiunto Don Pasta - Il cibo deve rimanere lontano dai tecnicismi e restare il cibo dell’anima. La cucina italiana è una cucina geniale, ci ha aiutato a vivere con dignità durante la storia, oltre ad essere un ottimo strumento contro l’omologazione. Quindi Proteggiamoci, Soffriggete!”. La giornata si è conclusa con una degustazione di una ricetta salentina, in onore di Don Pasta, preparata dall'associazione delle Mariette.

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