Forlì celebra la Madonna del fuoco: tra bancarelle, liturgie e piadina tradizionale
Si svolge il 4 febbraio di ogni anno la più antica festa di Forlì, dedicata alla "Madonna del Fuoco", Patrona della Città, a cui si rende omaggio con l'accensione di piccole luci che accendono le fredde giornate di inizio febbraio. Dalle 7.30 alle 20, nell'area compresa tra Piazza del Duomo e Piazza Aurelio Saffi, le maggiori piazze del centro storico, decine e decine di bancarelle mettono in mostra dolciumi, abbigliamento, giochi e tante altre offerte commerciali.
Nella notte tra il 3 e il 4 è tradizione accendere nei balconi e alle finestre tante piccole luci (candele, ceri, lampadine) in segno di devozione alla Madonna, ricordando così il miracolo avvenuto nel 1428. Si festeggia anche con la tradizionale Piadina della Madonna, un dolce povero, dalla forma ovale, farcito con semi di anice, immancabile sulle tavole dei forlivesi. Domenica 4 saranno celebrate messe alle 6, alle 7, alle 8.30 presieduta dal vescovo emerito di Rimini mons. Francesco Lambiasi, alle 9.45 presieduta dal vescovo emerito di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi. Alle 11 ci sarà la concelebrazione pontificale presieduta dal vescovo Corazza e altre messe alle 12.45, alle 15, alle 18 presieduta da mons. Enrico Casadei, alle 19.15 presieduta da mons. Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini.
La storia
La devozione alla Madonna del Fuoco cominciò nel 1428, quando accadde il miracolo del quale furono testimoni tanti forlivesi. Nella notte tra il 4 e il 5 febbraio scoppiò un incendio che distrusse una scuola situata nell’attuale via Cobelli, dove si trova oggi la chiesina del Miracolo. In quella scuola insegnava da poche settimane il mastro Lombardino da Riopetroso. Non si sa molto di questo maestro: era arrivato a Forlì all’inizio di quell’anno da Valbona, un paese tra Bagno di Romagna e Santa Sofia, ed aveva insegnato ai suoi alunni non solo a leggere e a scrivere ma anche a pregare davanti all'immagine della Madonna che si trovava nella scuola. Si trattava precisamente di una xilografia, cioè un disegno stampato che raffigurava la Madonna circondata da tanti Santi. Quegli studenti sono ricordati anche nel famoso inno dedicato alla Madonna del Fuoco dal titolo “La vivida fiamma” composto nel 1928 da due importanti preti forlivesi, mons. Adamo Pasini e mons. Giuseppe Prati, più familiarmente conosciuto con il nome di don Pippo, che viene cantato ancora oggi in occasione della festa e che recita: “Di vispi fanciulli, nei tempi remoti, lo stuolo raccolto in umile scuola, con inni devoti, con dolce parola col nome di Madre pregarti s'udì”. Quando la scuola bruciò i forlivesi si accorsero con stupore che l’immagine della Madonna era rimasta intatta, non si era bruciata e non era neanche annerita dal fumo. Pochi giorni dopo, l’8 febbraio, l’immagine venne portata in processione fino alla vicina Cattedrale e sistemata prima accanto all’altare maggiore, poi nella cappella che le venne dedicata e in cui si trova ancora oggi. Nel corso dei secoli i forlivesi sono accorsi attorno alla Madonna non solo in occasione della festa a lei dedicata (il 4 febbraio), ma tutte le volte che hanno affrontato difficoltà e pericoli, come durante le guerre e i terremoti, affidandosi a lei come Madre e Patrona.