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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Gli inverni di una volta non esistono più. Quello 2020-2021 è il terzo più mite dal 1950, "ondate di freddo sempre più rare"

L'inverno 2020-2021 non è stato quindi semplicemente mite, ma molto mite, condizionato dai mesi di dicembre e febbraio alquanto fuori norma

E' iniziata baciata dal sole la primavera meteorologica 2021. Una stagione che ha ereditato l’ottavo inverno consecutivo con temperature medie ben al di sopra della norma. "Tutti gli inverni più miti della serie storica appartengono al nuovo millennio", tiene a puntualizzare Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti). L'inverno 2020-2021 non è stato quindi semplicemente mite, ma molto mite, condizionato dai mesi di dicembre e febbraio alquanto fuori norma.

Questo inverno sale sul podio tra quelli 'molto miti'?
Ha chiuso al terzo posto tra i più miti dal 1950 preceduto solo dalle stagioni 2013-2014 e 2019-2020, peraltro molto recenti. Del resto la tendenza ad avere stagioni sempre più calde, con particolare riferimento a quella estiva, è delineata già da tempo, ed anche quella invernale, che ebbe una fase con alcune stagioni moderatamente fredde tra il 2009 e il 2013, non fa eccezione.

Quale è stata l'anomalia di temperatura stagionale?
L’anomalia di temperatura media stagionale varia a seconda dei periodi climatologici presi in considerazione: si va da +2,8°C su base 1961-1990, a +2,4°C su base 1971-2000, a +2,1°C su base 1981-2010; per finire a +1,8°C su base 1991-2020. Per contestualizzare il trend termico al periodo attuale l’organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) raccomanda l’utilizzo della nuova media trentennale 1991-2020, ma per tenere buona memoria di quanto sia cambiato l’inverno (ma anche le altre stagioni) nel corso dei decenni, è buona pratica non scordare le medie di riferimento precedenti. Si è quindi concluso l’ottavo inverno consecutivo con temperature medie ben al di sopra della norma e tutti gli inverni più miti della serie storica che parte dal 1950 appartengono al nuovo millennio.

Sotto il profilo termico, quali sono stati i mesi con le anomalie più importanti?
Il maggior contributo all’anomalia termica stagionale proviene dalle anomalie di dicembre 2020 (il più mite dell’intera serie storica con anomalia di +2,7°C) e di febbraio (il quarto più mite dal 1950 con anomalia di +3,1°C). Più vicino alla normalità climatologica gennaio 2021, che ha visto un’anomalia di +0,6°C. In sostanza, si sono avute solo due “ondate” di freddo durante l’intera stagione, le quali hanno interessato la seconda decade di gennaio e la seconda decade di febbraio, ma sono state piuttosto brevi nonostante abbiamo portato le temperature minime fino a -6/-8°C su diverse aree pianeggianti della Romagna, valori, peraltro, che erano del tutto normali negli inverni del passato. Per il resto della stagione sono prevalse condizioni miti o talora molto miti.

E per quanto riguarda la precipitazioni?
In termini percentuali la stagione mostra un deficit del -0,7% (riferimento trentennio 1991-2020), che colloca la stagione entro i canoni della normalità climatica. Peraltro, ad un dicembre 2020 molto piovoso con un surplus di ben il 100% delle piogge cumulate, quindi esattamente il doppio, sono seguiti un gennaio 2021 con un ammanco del -22%, ed un febbraio 2021 con un -80%. Quindi, se da un lato la piovosità è stata normale a livello stagionale, tale risultato è giunto attraverso un mese molto piovoso e due mesi alquanto secchi, a conferma del fatto che sta aumentando la variabilità nel campo delle precipitazioni. Tuttavia, lo scorso anno nei primi due mesi era andata assai peggio (-65% gennaio e -91% febbraio), con il primo bimestre che diede il via ad un periodo molto siccitoso.

In sintesi, quali sono le sue considerazioni?
La serie storica di dati che riguardano la stagione invernale conferma, specie nel periodo recente, la marcata tendenza ad una mitizzazione del periodo invernale, con stagioni più brevi e con temperature, specie nei valori massimi, ben superiori alla norma climatica. Non sono scomparse le ondate di freddo, come accaduto tra fine febbraio e inizio marzo 2018 e a metà febbraio di quest’anno, ma sono più brevi, più rare, anche se a volte molto intense. Ciò conferma quanto ci viene indicato dai modelli climatici: aumentano le temperature medie, ma aumenta anche la varianza (semplificando, la variabilità); il risultato è che fa più caldo, che più spesso si verificano fasi di caldo anomalo (talora con nuovi record annessi), ma non scompaiono le ondate di freddo, le quali semplicemente sono un po' più rare e più brevi, ma che possono ugualmente essere severe.

Marzo segna l'inizio della primavera meteorologica. Sarà "pazzerella"?
La stagione primaverile, caratterizzata da un rapido riscaldamento delle latitudini sub-tropicali e tropicali mentre a quelle polari e sub-polari le temperature rimangono molto basse, è tipicamente molto instabile, poiché il forte gradiente termico orizzontale che si viene a stabilire tra i tropici e i poli causa una forte attività depressionaria alle medie latitudini, ma nel contempo rinforzano gli anticicloni sub-tropicali. Pertanto, governa l’instabilità con un tipo di tempo generalmente molto dinamico, è ciò rende questa stagione la meno indicata per individuare scenari di tipo climatologico, prova ne sia che è la stagione nella quale l’abilità di previsione risulta più bassa. Premesso ciò, gli scenari per i prossimi due mesi indicano temperature medie superiori alla norma (in questo caso 1981-2010), specie in marzo, e precipitazioni che sarebbero vicine alla norma in marzo e leggermente inferiori in aprile, ma sia sul quadro termico che su quello pluviometrico è evidente una notevole incertezza da parte della maggior parte dei modelli numerici sviluppati per questo di tipo di previsione di “scenario”, quindi, a maggior ragione in primavera, esse vanno considerate con il massimo beneficio d’inventario.

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