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Dopo una primavera ventosa, al via l'estate meteorologica: i possibili scenari della stagione, la parola all'esperto

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato, traccia un bilancio della stagione appena conclusasi, tracciando una proiezione di come potrebbe palesarsi l'estate 2021

Una primavera "leggermente più fredda del normale", a larghi tratti instabile e particolarmente ventosa, ma nonostante tutto poco piovosa, ha ceduto il testimone all'estate meteorologica, partita all'insegna del bel tempo. Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e vicepresidente dell'Ampro, l'Associazione Meteo Professionisti, traccia un bilancio della stagione appena conclusasi, tracciando una proiezione di come potrebbe palesarsi l'estate 2021.

Pierluigi Randi, la primavera del 2021 si è distinta in modo particolare per tante giornate ventose. Quali sono stati i motivi?
Nonostante la stagione primaverile sia climatologicamente la più ventosa dell’anno, e quindi non debba sorprendere una certa frequenza di giorni con vento “fastidioso”, nel 2021, effettivamente, i valori medi di ventosità sono stati superiori alla norma degli ultimi 30 anni, con particolare riferimento ai mesi di aprile e soprattutto maggio. Il motivo risiede nel fatto che in aprile e maggio la pressione atmosferica media è stata inferiore alla norma sul centro-nord Europa, mentre è stata superiore sul basso Mediterraneo lungo una fascia che va dalla Spagna al centro-sud Italia e fino ai Balcani meridionali. In pratica vi è stata alta frequenza di profonde depressioni sul centro-nord Europa ed altrettanto elevata frequenza di anticicloni ben più a sud a causa di un gradiente termico insolitamente elevato tra le latitudini polari e quelle sub-tropicali. Tale regime meteorologico ha determinato correnti occidentali mediamente più intense del normale, il che significa, per la nostra regione, un elevato numero di giorni con venti tra ovest e sud-ovest, ovvero il classico fohn appenninico (vento di caduta dai rilievi). Nel mese di maggio in Romagna si sono avuti ben 19 giorni su 31 con vento da sud-ovest, e con valori di raffica spesso fino a 60-70 chilometri orari su pianure e costa, ma anche fino a 90-100 chilometri orari sulla fascia appenninica, in particolare nei giorni 2-5-7-16-25.

Dal punto di vista termico non ci sono state fase acute di caldo, anzi…
Infatti, la primavera 2021 è stata leggermente più fredda del normale, con un’anomalia di temperatura media che in Romagna risulta di -0,6°C rispetto alla norma climatologica di periodo 1981-2010, il che significa la seconda primavera più fredda del nuovo millennio dopo quella del 2004, la quale ebbe un’anomalia termica di temperatura media di -1,0°C. Alla determinazione dell’anomalia del 2021 ha maggiormente contribuito un freddo mese di aprile con uno scarto dalla norma di -1,4°C, mentre marzo è stato perfettamente in linea con la media di riferimento, e maggio è risultato solo leggermente freddo (-0,5°C di anomalia termica). I record sono tuttavia lontani, e la primavera più fredda dal dopoguerra si ebbe nel 1984 con un’anomalia di -2°C, che oggi sembrerebbe “glaciale”. Non si sono manifestate ondate di caldo di alcun rilievo, e nel mese di maggio non si sono mai toccati i 30°C di temperatura massima, caratteristica che invece stava diventando una consuetudine dopo il 2000. Da segnalare intense gelate tardive che si sono verificate nella prima metà di aprile con severi danni all’agricoltura.

C'è chi si è lamentato per giornate spesso grigie e piovose. Ma è stata la pioggia l'elemento che venuto a mancare maggiormente, aggravando il deficit idrico...
E qui arrivano le note più dolenti: nonostante un discreto numero di giornate instabili, con copertura nuvolosa e numerosi passaggi perturbati, proprio l’insistenza di venti da sud-ovest che hanno accompagnato le perturbazioni in transito è stata all’origine di precipitazioni quantitativamente molto scarse. Infatti, i venti di caduta da sud-ovest (fohn appenninico) causano il verificarsi di correnti discendenti e secche sul nostro territorio trovandosi a nord-est della catena appenninica, e tali correnti impediscono la formazione di nubi e precipitazioni, oppure le indeboliscono sensibilmente qualora presenti. Potremmo affermare che si è trattato di “molto fumo e poco arrosto” e, dati alla mano, le piogge sono state molto scarse su tutta la Romagna, eccezion fatta solo per le zone del crinale appenninico di confine laddove gli effetti dei venti sud-occidentali sono marginali.
La primavera 2021 è quindi stata molto secca, con un deficit di precipitazione del 44,4% rispetto alla norma 1981-2010, vale a dire quasi la metà delle piogge che normalmente dovrebbero cadere. Lo scorso anno andò ancora peggio, poiché la primavera 2020 mostrò un deficit di ben il 60,3%, risultando la più secca dal dopoguerra, mentre quella del 2021 si piazza al secondo posto in questa sgradevole graduatoria. In sostanza le ultime due primavere sono risultate le meno piovose dal 1950, e questo rappresenta una singolarità climatica auspicando che non rappresenti l’inizio di un trend che, in ottica futura, sarebbe assai preoccupante. Alla determinazione di queste anomalie hanno contribuito soprattutto i mesi di marzo (-79,2%) e di maggio (-39,2%).

Mettendo insieme tutti gli elementi, come definisce la primavera 2021?
Una stagione moderatamente fredda e molto secca, con un numero di giornate di pioggia quasi in linea con la norma, ma con accumuli molto scarsi, sia nel singolo evento che per aggregazione decadica e mensile, anche a causa dell’insistenza di venti di caduta dall’Appennino (fohn) che sono stati i veri protagonisti di questa primavera.

Ed ora guardiamo al futuro: che estate si prospetta? Dobbiamo temere l'avanzata dell'anticiclone africano?
Come sempre, in questi casi ci addentriamo in un campo assai ostico che presenta difficoltà sia in termini di previsione, sia a livello di comprensione da parte di chi usufruisce di questi “scenari” (gli equivoci sono all’ordine del giorno). In ogni caso, ragionando in termici di “possibili scenari” attualmente i modelli numerici dedicati propendono per una maggiore probabilità di pressione superiore alla norma sul nord Europa e leggermente inferiore al sud e area mediterranea, con regimi meteorologici spesso “bloccati”. In estate questo tipo di scenario può avere effetti contrastanti sull’area mediterranea; se i blocchi nord-europei avessero “radice” nord-africana passando per il Mediterraneo, allora il rischio di forti onde di calore sarebbe superiore; se invece tale radice fosse solo saltuaria allora potremmo anche avere un’estate non “estrema”. Per quello che può valere, i segnali evidenziano sul nostro territorio una maggiore probabilità di precipitazioni nella norma o leggermente superiori; temperature media intorno alla norma dell’ultimo trentennio, ma con medio-alta probabilità di temperature massime estreme, che tradotto indicherebbe ondate di caldo anche intense, ma di breve durata.

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