"Gino Erbacci: realtà, memoria, poesia"
Riceviamo e pubblichiamo un ricordo dedicato a Gino Erbacci, scomparso martedì all'età di 98 anni.
"Nato nel 1925 a Galeata, sino al 1950 Erbacci visse e lavorò nel podere Monte Luccio, fra Predappio e Rocca delle Caminate. Emigrato nel ferrarese, continuò a svolgere lavori agricoli nelle risaie e come scariolante; iniziò, poi, ad intercalare l’attività di bracciante con quella di artigiano tinteggiatore e verniciatore. Nel novembre 1963 si stabilì a Forlì, dedicandosi esclusivamente alla seconda attività. Sin dall’infanzia era attratto dal disegno; più tardi, negli anni ’46 e ’47, suo maestro fu Mastro Lupo (Benito Partisani).
Negli anni ferraresi, feste di partito e della cooperazione gli fornirono l’occasione per eseguire grandi pannelli a soggetto politico, sociale, economico. In una di queste occasioni, Erbacci incontrò Renato Guttuso, le cui parole di positiva sorpresa e d’incoraggiamento costituirono un potente incentivo e sprone. In questo periodo, il nostro artista guardava con interesse alle realizzazioni di Giulio Ruffini e di Franco Verlicchi.
Nel ’60 cominciò a dipingere ad olio. Continuo e ininterrotto proseguì sino ai nostri giorni l’impegno da parte sua di approfondimento e perfezionamento delle conoscenze tecniche e formali: a tale scopo egli frequentava esposizioni, musei, colleghi, leggeva riviste d’arte ed eseguiva copie di opere celebri, spinto da una sincera “passione”, da un inalterato entusiasmo, a cui faceva riscontro il successo di pubblico e di critica, del quale sono conferma le numerose personali ed antologiche, i premi e i riconoscimenti.
Il mondo contadino è il protagonista delle opere di Erbacci, un mondo di duro lavoro, di sacrifici, di indigenza, ma anche di valori saldi, autentici, di umana solidarietà, di profonda dignità, di rispetto per la terra e per gli animali, veri compagni di vita e di fatica. Il bel figurativo di Erbacci rappresenta tutto questo, con un intimo spirito elegiaco, che è anche rimpianto. Era anche poeta. I suoi componimenti scaturiscono dalla medesima ricca interiorità, dal medesimo intento di partecipazione, di comunicazione, di memoria di quel mondo e dei principi che lo permeavano".
Flavia Bugani