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Uno dei polmoni verdi di Forlì, nato al posto di una fornace ed una discarica: la storia del parco di Via Dragoni

La presenza di giochi per i bambini, di un percorso interno per camminatori e l'apertura di Piada 52, contribuiscono a un'ampia frequentazione dell'area da parte dei cittadini in ogni ora della giornata

Da una fornace è nato un parco, frequentatissimo dalle famiglie e da cittadini di tutte le età, sportivi e anche amici a quattro zampe. Dal libro "Forlì città verde", progetto fotografico di Luca Massari con un saggio storico di Gabriele Zelli e un contributo dell'architetto Fabio Berni, ecco la storia del parco di Via Dragoni a Forlì, situato nel quartiere "Musicisti e Grandi Italiani" che occupa, appunto, un'area in precedenza utilizzata da una fornace, quella della ditta Ragazzini, e successivamente adibita a discarica dei rifiuti cittadini fino alla costruzione dell'inceneritore negli anni Settanta, meno di cinquant'anni fa. 

La storia della fornace

"La storia della Fornace Ragazzini riveste un aspetto particolare perché la prima sede fu individuata a poca distanza dalla barriera di Porta Cotogni e dalla Chiesa dei Cappuccinini, in via Antonio Sciesca 7, più o meno adiacente ai cantieri Benini (nella zona che attualmente è in gran parte occupata da viale della Libertà, da alcune delle strade perpendicolari a quella che conduce alla Stazione ferroviaria e dalla zona de "I Portici"). Era l'anno 1889 quando Adamo Ragazzini iniziò la costruzione di questa fornace a fuoco continuo, dotandola di un forno Hoffmann a 14 scompartimenti che cominciò la produzione l'anno successivo. L'attività fu rilevata da Francesco Ragazzini in seguito alla morte del padre. Nella "Monografia Industriale di Forlì", edita a cura del locale Municipio nel 1926, l'attività viene descritta in pieno sviluppo essendosi dotata di ulteriori "capannoni per l'essiccazione del materiale e di macchine per la produzione dei mattoni pieni e forati e di tegole". La produzione del 1925 fu di 1.800.000 pezzi, che "vengono assorbiti dalle richieste del paese", specifica la Monografia, e "impiega un numero di operai che è in media di 60 persone, che in periodi di maggiore intensità lavorativa, giunge anche a 70". L'escavazione dell'argilla avveniva nei pressi dello stabilimento, argilla che si prestava per ogni genere di laterizi e in particolare per la fabbricazione delle tegole, dei tavelloni forati, di materiali per pavimenti e delle volterrane. Ciò significa che anche in quella zona del nostro territorio prima della regimentazione dei fiumi e dei relativi rami passavano corsi di acqua capaci, nel corso dei secoli, di depositare quantità rilevantissime di argilla, sabbia, ghiaia, ecc. L'escavazione dell'argilla da utilizzare per la Fornace Ragazzini mise alla luce la sede e gli avanzi di un'antichissima stazione preistorica ai piedi di capanne attribuite all'età del bronzo", si legge nel volume. 

"In questo sito Francesco Ragazzini poté operare fino al 1925. Quando iniziarono i lavori di realizzazione del viale che doveva congiungere la nuova Stazione ferroviaria con la barriera Vittorio Emanuele fu costretto a trovare un luogo diverso perché gran parte del tracciato del viale e alcune strade laterali di fatto smembravano la fornace.  
Poco tempo dopo infatti l'attività venne trasferita in un'area sita in via Cappuccinini n.32, l'attuale via Dragoni, così denominata dal 1951; allora una strada di campagna che correva lungo la ferrovia e che si congiungeva con la frazione Ronco. I terreni acquistati da Ragazzini erano siti in un'area denominata "Rubàno", da un "fundus" romano che si trovava nell'ambito della Parrocchia di San Giovanni Battista in Vico, il cui nome si estese a una vasta area limitrofa, tanto che una delle strade laterali di via Dragoni porta questa intitolazione, mentre tutte le altre sono intestate a musicisti italiani. Anche in questa zona si deve dedurre che nel corso dei secoli si fosse depositato materiale lasciato da corsi d'acqua, che sono stati successivamente regimentati. Ancora nel dopoguerra erano presenti i grandi scoli del Chiaviccone, che usciva dalla città nei pressi dei Cappuccinini e correva lungo le attuali vie Andrea Costa e Andrea Dragoni, allora ancora denominata via Cappuccinini, appunto, e incrociava il fossato che correva lungo le attuali vie Campo di Marte e Antonio Gramsci (la via per Coriano), per andare a convogliare le acque nello scolo Cerchia, così come avviene ancora oggi seppur non in modo visibile perché sono stati tombinati tutti negli anni Sessanta".

Da Zangheri alla discarica

"Proprio per queste caratteristiche della zona, che aveva sicuramente anche un pregio ambientale, Pietro Zangheri (1889-1983) vi svolse delle ricerche. Se ne ha certezza perché le notizie sulla flora e la fauna del posto sono contenute in diversi taccuini che riportano l'indicazione della località "Rubàno". Così come sappiamo che Zangheri fu attratto dai reperti archeologici trovati nell'area della Fornace Ragazzini. Probabilmente fu in questa occasione che conobbe Maria Ragazzini (classe 1897) figlia del titolare, se ne innamorò e la sposò. Mentre Zangheri iniziò la sua attività lavorativa di ragioniere presso la Casa di Riposo, che oggi porta il suo nome, fino a diventarne direttore, la moglie subentrò nella titolarità della fornace alla morte di Francesco Ragazzini, avvenuta nel 1937. Sarà proprio lei a firmare l'atto di cessazione dell'attività il 31 dicembre 1965. Alla sua morte le proprietà passarono al marito e ai figli. Saranno proprio questi ultimi, Miranda, Alfredo e Sergio Zangheri a sottoscrivere nel 1977 l'atto notarile di cessione del terreno dove aveva operato la fornace e le adiacenti costruzioni al Comune di Forlì. Sergio Zangheri intervenne alla stipula per se e per conto del padre Pietro, il quale morirà sei anni dopo. Dal momento della cessazione dell'attività, avvenuta come detto nel 1965, all'acquisto da parte del Comune, gran parte dell'area ex fornace fu utilizzata come discarica da parte dell'allora Azienda Municipalizzata Igiene Urbana (AMIU)", spiega il volume. 

Il parco e il centro giovanile

"Successivamente il Comune realizzò, su progetto del Servizio Verde, il parco di via Dragoni, effettuando una consistente bonifica dell'area e restaurò uno degli edifici presenti per destinarlo a sede della Circoscrizione n. 4 e del centro giovanile musicale, con l'inaugurazione che avvenne nel 1980 alla presenza del sindaco Giorgio Zanniboni. A pochi metri fu costruito un anfiteatro, con relativi servizi, che nel corso degli anni ha ospitato manifestazioni musicali, oggi totalmente da riqualificare. Da segnalare che l'area occupata dalla fornace era molto più vasta perché comprendeva il terreno sul quale è sorta l'attuale Caserma dei Vigili del Fuoco costruita negli anni Settanta, quello dove sono stati realizzati gli orti per gli anziani e quello prospiciente all'attuale parco insistente sulla vie Dragoni e Figline, dov'è tutt'ora esistente un edificio già sede degli uffici della ditta. 
Il toponimo Figline fu attribuito alla nuova strada, che serve alcune attività artigianali, dal Consiglio comunale nel 1980 ed è derivato non da caratteristiche geografiche del sito bensì da fenomeni economici che meglio ne specificano la presenza, nel nostro caso l'attività di fornace, alias "figlinae". Il parco si presenta, soprattutto nella parte centrale, abbastanza spoglio di alberature perché il terreno sotto il manto verde è caratterizzato dalla presenza di materiali inorganici, nonostante la bonifica effettuata a suo tempo, derivanti dal periodo in cui tutta l'area veniva utilizzata come discarica. La presenza di giochi per i bambini, di un percorso interno per camminatori e l'apertura di Piada 52, un chiosco dove si può consumare sia la colazione sia un pranzo o una cena veloce, nonché un aperitivo e organizzare feste, contribuiscono a un'ampia frequentazione dell'area da parte dei cittadini in ogni ora della giornata".

Parco via Dragoni Foto di Luca Massari

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