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Cronaca

Omicidio Severi, la parte civile: "Corpo decapitato poco lontano e trascinato nel dirupo con un telo da ambulanze"

Un telo chirurgico in uso sulle ambulanze, che ha capacità di assorbire grosse quantità di sangue: è l'ipotesi di Starni (Daniele Severi è stato autista di ambulanze)

Chi ha ucciso Franco Severi si è accanito per tagliargli la testa in un secondo momento, agendo su un corpo già privo di vitalità. Nel corso dell'udienza di giovedì si è tornati  sull'autopsia eseguita sul corpo della vittima, sentendo altri esperti di medicina legale che operarono nel corso degli approfondimenti medici, convocati dalla parte civile, rappresentata  dall'avvocato Max Starni, che tutela gli altri 5 fratelli della famiglia Severi.

Al banco dei testimoni del processo sull'omicidio dell'agricoltore di 52 anni, trovato morto nel podere di Ca' Seggio il 22 giugno del 2022, sono così sfilati i medici Roberto Nannini, Dario Raniero e Franco Bordandini. Il primo ha fatto una valutazione istologica al microscopio dei tessuti raccolti lungo la circonferenza della decapitazione. “La ferita inferta su un corpo in vita è diversa, nella sua reazione, da una ferita su un corpo morto”, ha spiegato Nannini, le cui analisi sui vetrini hanno portato alla conclusione che il taglio della testa è avvenuto in un secondo momento, a corpo già privo di vita. 

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Conclusione a cui sono giunti anche Dario Raniero e Franco Bordandini. “Non ritengo che il taglio sia stato effettuato con una sega, né elettrica, né meccanica: i margini irregolari sono riferibili ad un'azione di una lama pesante, un fendente”, ha poi detto Raniero, che poi ha concordato nel datare il decesso nell'arco di 24-36 ore prima del rinvenimento. L'avvocato Starni li ha poi interrogati sulla mancanza di sangue sul luogo di ritrovamento del cadavere e l'assenza di significative ferite da trascinamento tra i rovi e i sassi della scarpata, ipotizzando che la decapitazione sia avvenuta nell'area pianeggiante sovrastante e poi il corpo sia stato trascinato giù non a contatto col terreno. Con che cosa? Un telo chirurgico in uso sulle ambulanze, che ha capacità di assorbire grosse quantità di sangue: è l'ipotesi di Starni (Daniele Severi è stato autista di ambulanze).

“I teli chirurgici, assorbenti, sarebbero i più idonei per un lavoro del genere, ma qualsiasi telo con funzione assorbente  potrebbe essere stato usato”, spiegano i due medici. “Poteva essere qualsiasi telo, anche di plastica, non necessariamente un telo chirurgico?”, incalza da parte sua Massimiliano Pompignoli, per la difesa di Daniele Severi. E gli esperti confermano. E sull'assenza di graffi da trascinamento incalza anche l'avvocata Corsetti: il medico legale che ha constatato la morte quella sera li avrebbe indicati nel referto. “Ma non ci sono lesioni su glutei e sul dorso, quelle escoriazioni sono segni al massimo di una breve movimentazione del corpo”, è l'opinione di Raniero.

Mistero, infine, sul tasso alcolemico rilevato nel sangue della vittima di 0,87 grammi litro. “Il primo pensiero di fronte a questo dato è ad un'azione endogena post mortale, una fermentazione nella putrefazione delle cellule, che produce alcol”, concordano i due esperti. Ma c'è anche la possibilità che Franco Severi potesse aver bevuto bevande alcoliche prima di morire, nell'ipotesi della difesa. “Ma non c'è alcuna possibilità scientifica di usare questo dato per cronodatare il fenomeno dell'alcolemia e collegarlo all'orario della morte”, riprende Bordandini.

L'imputato: "Mio padre aveva smesso di mangiare per lasciarsi morire"

Spazio, infine, alla testimonianza di Giovanna Protonotari, amministratrice di sostegno del padre Attilio Severi dal 2019, da quando si trovava nella casa di riposo, ricovero voluto dai fratelli (senza l'opposizione di Daniele Severi) per curare gli interessi e i beni del padre dato che la famiglia era divisa in numerose denunce e contro-denunce. “Mi veniva riportato dalla direttrice della casa di riposo che quando Daniele andava a trovare Attilio, il padre poi era sempre innervosito, a volte minacciando il suicidio. In un caso dovette intervenire l'ambulanza perché il padre dopo un incontro si voleva buttare giù dalle scale”. 

Il tema che creava agitazione al padre, secondo Protonotari, era l'eredità e il desiderio di Daniele di avere il terreno. Ed ancora: “Daniele mi chiamava spesso e mi parlava del podere, dicendo che c'era un complotto a suo danno da parte di tutti, magistratura, medici, avvocati. Lo incontravo in esercizi pubblici perché avevo paura”.

Di tutt'altro avviso la difesa, che sventola un atto in cui Attilio Severi, durante un'udienza davanti al giudice tutelare, avrebbe chiesto di non essere messo in casa di riposo, e che il suo malessere nella struttura dipendesse da questo e dal fatto che, nel periodo Covid, non potesse ricevere visite dei familiari. Ed infine, su questo punto, a intervenire con dichiarazioni spontanee, è lo stesso imputato Daniele Severi: “Lavoravo nel 118 e potevo essere vettore del Covid nella casa di riposo, per questo non potevo andare a trovarlo. Alla fine mio padre non voleva più mangiare, voleva stare senza mangiare per lasciarsi morire. L'amministratrice di sostegno l'ho chiamata solo quando ci fu l'ultimo incendio nel podere, per avvisarla. E la prima cosa che mi chiese fu 'Lei dov'era?'”.

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