Al Diego Fabbri "La paranza dei bambini" tratto dal libro di Saviano
Hanno scarpe firmate, famiglie quasi normali e grandi ali ‘d'appartenenza’ tatuate sulla schiena. Sfrecciano in moto contromano per le vie di Napoli perché sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Non temono il carcere né la morte. Sparano, spacciano, spendono. Sono la paranza dei bambini. Nel gergo camorristico ‘Paranza’ significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L'espressione "Paranza dei bambini" indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l'immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti,
proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Roberto Saviano racconta in questo suo testo che diventa ora uno spettacolo teatrale che racconta una verità cruda, violenta, senza scampo. Non a caso lo spettacolo nasce nel “Nuovo Teatro Sanità”, un luogo 'miracoloso' nel cuore di Napoli, dove si tenta di costruire un presente reale e immaginare un futuro possibile. 'L'infanzia è una malattia, un malanno da cui si guarisce crescendo' diceva William Golding, l'autore de Il signore delle mosche. E come nel romanzo di Saviano così anche nello spettacolo i protagonisti creano una loro comunità che impone regole feroci per perdere l'innocenza e diventare grandi.