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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Il 2018 meteorologico, l'analisi: la Romagna ha la febbre. Gelo in arrivo? La sentenza dell'esperto

Il 2018 si colloca tra i più caldi degli ultimi 68 anni. Intervista al tecnico meteorologo Pierluigi Randi

La Romagna ha una "febbre" preoccupante che dura da cinque anni. Lo sentenziano i numeri ed una realtà evidente sotto gli occhi di tutti. Si toccano per mano le conseguenze di un riscaldamento globale di 1°C che si sta manifestando, tra l'altro, con eventi meteo estremi sempre più frequenti anche sulla nostra regione. Limitare l'avanzata del riscaldamento globale a 1,5°C, come evidenziato nel Rapporto Speciale sul Riscaldamento Globale di 1,5°C redatto dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), richiederebbe cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della società. Ma questi porterebbero a benefici per le persone e per gli ecosistemi naturali, conducendoci verso una società più sostenibile ed equa. E' urgente fare in modo di limitare il più possibile i danni, che già ci sono e che saranno in un futuro prossimo ancora più evidenti. Il 2018 si colloca tra i più caldi degli ultimi 68 anni.

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e Meteocenter, che 2018 è stato?
Partendo dal quadro termico si è trattato di un 2018 molto caldo, con una anomalia di temperatura media in regione (Romagna) di ben 1,5°C rispetto alla media climatologica 1971-2000, il che lo collocherebbe al secondo posto tra i più caldi dal 1950 dopo il 2014 (anomalia di +1,7°C) ed a pari merito col 2015. Da notare come dal 2014 tutti gli anni abbiano chiuso con anomalie termiche medie superiori al grado, vale a dire 5 anni consecutivi, cosa mai successa in passato.

Lo analizzi stagione per stagione
L’autunno è stato caldissimo, con un'anomalia di temperatura media di +2°C; terzo più caldo dal 1950. Molto calda anche l’estate (+1,7°C anche se recentemente è occorso anche di peggio), e la primavera (+1,6°C), mentre la stagione meno anomala è stata quella invernale, ma comunque anch’essa con una anomalia di temperatura media di +1,1°C e quindi mite. A livello mensile solo febbraio e marzo sono risultati leggermente più freddi rispetto alla norma, mentre i restanti mesi sono stati caldi o molto caldi, con in testa aprile (anomalia di +3,6°C, il più caldo dal dopoguerra); gennaio (+3,5°C ovvero il secondo più mite), e novembre (+2,7°C).

Rispetto al 2017 non ci sono stati record estremi di caldo
E' mancata la oramai consueta ondata da caldo estiva che portava le temperature massime assolute fin verso i 40°C o anche oltre, ma in ogni caso l’estate è stata ugualmente assai calda sebbene non a livelli record.

E per quanto riguarda il freddo?
L'unica da segnalare è stata quella occorsa tra la fine febbraio e l'inizio marzo, ma con temperature registrate che non hanno nemmeno lontanamente avvicinato i limiti storici. Insomma possiamo considerare il 2018 come un “manifesto” del contesto climatico che stiamo vivendo, all’insegna di un costante e preoccupante riscaldamento.

E per quanto riguarda le precipitazioni?
Si è trattato di un anno relativamente piovoso, con un surplus medio a livello regionale (raffronto sempre col trentennio 1971-2000) di circa il 20%, a stridente contrasto col secco 2017. Precipitazioni tuttavia caratterizzate da una cattiva distribuzione sia spaziale che temporale, col febbraio più piovoso dal 1950, ed un gennaio ed aprile molto asciutti. Occorre tuttavia precisare che il dato medio di surplus pluviometrico è la sintesi di aree con piovosità anche piuttosto elevata (lughese e faentino) e zone nelle quali le piogge sono state più contenute (cesenate e costa ravennate). Per quanto concerne le nevicate l’annata ha vissuto un solo evento di qualche rilievo, ovvero quello occorso tra il 27 febbraio (specie rilievi, forlivese, cesenate, riminese) ed il primo marzo (più interessato il ravennate). L’evento occorso tra il 16 ed il 17 dicembre è risultato invece alquanto modesto con pochi centimetri in pianura (e nemmeno su tutta); qualcosa in più sui rilievi.

Non sono mancati i fenomeni estremi. Trombe marine in serie in Adriatico, nubifragi e forti grandinate estive. Tutti segnali di un cambiamento climatico che non molla la sua corsa
Certamente. Se da un lato forti temporali con grandine che violenta sono sempre stati una caratteristica della stagione calda in regione, dall’altro è molto meno normale l’intensità di pioggia nel range 1-3-6 ore, che mostra un sensibile aumento. Prova ne sia che sono stati numerosi gli eventi di pioggia cumulata superiore a 50 millmetri in un’ora tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno (faentino il 25 agosto; Alfonsine il primo settembre; faentino e forlivese il 7 settembre per citare i casi più eclatanti). Insomma vale l’assunto che una atmosfera più calda è in grado di "trattenere" più acqua, al quale viene poi resa disponibile sotto forma di violenti rovesci qualora vi siano condizioni fortemente instabili.

===========> L'INTERVISTA CONTINUA. COSA CI ATTENDE NEI PROSSIMI GIORNI

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