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E' stata la primavera più siccitosa dal 1950. E l'estate "è addosso": "Ondate di calore in luglio e agosto"

L'estate meteorologica iniziata il primo giugno eredita una primavera alquanto poco generosa di piogge, "la più secca dal 1950", evidenzia Pierluigi Randi

Il grano matura e le spighe cominciano ad assumere tonalità via via sempre più abbronzate. Le rosse ciliegie sono pronte per la raccolta, mentre pesche ed albicocche si avviano lungo il cammino della maturazione atteso tra circa un mese. Da campi agricoli i segnali di "un'estate addosso", come canterebbe Jovanotti. Anche quella del 2020, ma ormai è una normalità, si annuncia più calda rispetto alla norma in rapporto al trentennio 1981-2010. L'estate meteorologica iniziata il primo giugno eredita una primavera alquanto poco generosa di piogge, "la più secca dal 1950", evidenzia Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo - Meteocenter e vicepresidente dell'associazione Ampro

Ci lasciamo alle spalle una primavera particolarmente avara di piogge. Conferma?
Esattamente. In Romagna la primavera meteorologica 2020 è risultata estremamente secca: manca all'appello ben il 60,3% delle precipitazioni indicate dalla climatologia regionale (in base al valore medio climatologico di periodo 1971-2000); con marzo che ha avuto un deficit del -48,8%; aprile del -67,0% e maggio del -65,0%. Di conseguenza si è trattato della primavera più secca dal 1950, superando quella del 2000 (che ebbe una anomalia media di -42%), ma potremmo anche andare più a ritroso nel tempo; simile fu quella del 1945, ma in questo caso i dati disponibili sono meno dettagliati causa ovvi motivi bellici, per cui un raffronto con quella attuale è reso difficoltoso.

E il deficit idrico si aggrava considerando che anche in inverno piogge e nevicate sono state tutt'altro che abbondanti
Infatti, ad un inverno trascorso con il 31,6% di deficit di precipitazione, si aggiunge il -60,3% di deficit primaverile, e la situazione, sotto il profilo della siccità “agricola” comincia ad essere alquanto seria, anche perché è difficile sperare in piogge consistenti durante la stagione estiva, nonostante qualche eccezione non manchi (2002-2014 ad esempio); tuttavia nel periodo estivo le precipitazioni sono quasi sempre di tipo temporalesco, quindi anche abbondanti, ma molto localizzate spazialmente e di breve durata, quindi con garantiscono una copertura omogenea del territorio.

Dal punto di vista termico invece è sembrata quasi in linea con le vecchie primavere salvo qualche "fiammata"
Si è tratto di una primavera calda, ma non “rovente”, specie se rapportata a quelle dell’ultimo decennio, con un’anomalia di temperatura media di +0,7°C (sempre in base al clima del trentennio 1971-2000), che la colloca al diciassettesimo posto tra le più calde dal 1950. Il maggior contributo all'anomalia termica stagionale è stato reso da aprile che, nonostante le ben note gelate di inizio mese (con alcuni valori record il giorno 2, fino a -4/-5°C tra ravennate, lughese e faentino), ha chiuso con anomalia di +1,2°C, mentre marzo ha visto un’anomalia di +0,1°C; maggio di +0,9°C. La primavera più calda dal 1950 fu quella del 2017, con un'anomalia di temperatura media di ben 2°C, mentre l’ultima primavera fresca risale all’ormai lontano 2004, quando si ebbe un’anomalia di -0,6°C. Dal 2005 abbiamo avuto primavere sempre più o meno calde.

In sintesi come la si può definire la primavera 2020?
Una stagione moderatamente calda, ma con elevata variabilità termica, passando dalle severe gelate di fine marzo-inizio aprile, a valori massimi ben oltre i 25°C già nella seconda decade di aprile, ed escursioni termiche giornaliere medie molto ampie, dettate anche dalla scarsa umidità presente nei suoli; e contemporaneamente una stagione estremamente siccitosa, con pochissime precipitazioni in pochi giorni piovosi (appena 13-14 giorni contro una media di 23-24). Non dimentichiamo che la primavera è statisticamente la seconda stagione più piovosa dell’anno dopo l’autunno, quindi una primavera eccessivamente secca comporta sempre problemi più o meno seri di approvvigionamento idrico, specie in agricoltura. Gli invasi sono tutto sommato ancora in buona salute, ma servirà una ripresa delle precipitazioni entro tempi non eccessivamente lunghi, altrimenti anch’essi andranno in sofferenza con l’aumento dei consumi.

Quali sono gli scenari per l'estate meteorologica appena iniziata?
Gli scenari derivati dai modelli del prestigioso centro europeo di Reading, indicano una maggiore probabilità di un’estate più calda rispetto alla norma (in questo caso trentennio 1981-2010), specie in luglio e agosto, con precipitazioni ancora al di sotto della norma, in particolare in agosto. Ma sul fronte termico questo scenario non rappresenta certo una novità, dato che oramai tutte le estati mostrano temperature sensibilmente più elevate rispetto a quelle che si registravano qualche decennio fa. Tuttavia in estate prevalgono i fenomeni convettivi (temporali), per cui il segnale sulle precipitazioni risulta quantomai incerto e con minore affidabilità rispetto alla stagione “fredda”.

Il Nord Italia ha sperimentato le prime grandinate violente. Conseguenza del cambiamento climatico in atto o normalità?
Il fenomeno grandine non sembra sia “strettamente” legato al cambiamento climatico, poiché è un fenomeno tipico delle medie latitudini e favorito da particolari profili verticali del vento che si attuano quando vengono a contatto masse d’aria molto diverse tra loro: una calda di origine sub-tropicale e una fresca o fredda di origine polare o, in estate, atlantica. Per cui nel caso dovessimo evolvere verso un clima più “tropicale” il fenomeno grandine dovrebbe paradossalmente diminuire. Del resto anche in passato di hanno dati e notizie su grandinate di estrema violenza, per cui non possiamo parlare di anomalia. Certamente anche aria troppo calda ed umida nei bassi strati riveste una certa importanza, ma questo si ripercuote principalmente sull’intensità delle precipitazioni, e non sulla grandine, la quale non evidenzia particolari variazioni. Si nota un leggero aumento dell’intensità media (ma non come sta accadendo per le piogge), e soprattutto un estensione del periodo in cui essa può arrivare: in Romagna grandina meno in estate (nel nuovo millennio), anche perché piove di meno e ci sono meno temporali, ma lo fa di più nelle altre stagioni, per cui il numero medio annuo di giorni con grandine è grosso modo stabile, ma con una maggiore estensione del periodo favorevole.

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