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Martedì, 30 Aprile 2024
Alla scoperta della città

La storia della Fornace di Villa Pianta dagli inizi del '900 al boom economico: oggi è un parco cittadino

Fino agli anni '50 e '60 del secolo scorso la Fornace Villa Pianta continuò a costituire, insieme alle altre: Maceri Malta e Ragazzini, per citare le più importanti, un'attività fondamentale nella dinamica economica romagnola, accanto alle attività legate al turismo e ad alcuni comparti specializzati del settore agricolo

Ancora il ritratto e la storia di un'area verde forlivese, raccontata nel libro "Forlì città verde", progetto fotografico di Luca Massari con un saggio storico di Gabriele Zelli e un contributo dell'architetto Fabio Berni.  Il parco pubblico intitolato all'avvocato statunitense Paul Harris (1868 - 1947) in qualità di fondatore del Rotary International, più conosciuto come parco di via Bengasi, occupa l'area che un tempo era destinata all'attività della Fornace di Villa Pianta.

La nascita  e lo sviluppo della fornace

Nel volume "Monografia Industriale di Forlì", edito nel 1926, l'autore Ettore Casadei, che si avvalse della collaborazione di Edoardo Ceccarelli, così descrive l'importante attività: "Nelle immediate vicinanze dello Zuccherificio, a sinistra sulla strada ravegnana, in alcuni poderi della Frazione Villa Pianta nel 1907, per opera del conte Vincenzo Antolini Ossi e del Sig. Francesco Baldassari, sorse una fabbrica di laterizi, che ben presto assunse un notevolissimo sviluppo". "Nel 1919 venne ceduta alla "Società Fornaci Forlì" con sede a Milano, che la gestì solo fino al 1921, anno in cui subentrò il Consorzio delle Cooperative di Produzione e Lavoro. Due anni più tardi, in seguito alla messa in stato di liquidazione del consorzio, la fabbrica cambiò nuovamente proprietario, passando nelle mani della Società Anonima Industria Laterizi Edilizia. Era in quegli anni una delle fornaci fra le più moderne e importanti della Regione, occupava una vastissima area, oltre 50.000 metri quadrati di cui ben 6.000 coperti da fabbricati. Era dotata di sistemi meccanici per la preparazione dell'argilla e di macchinari modernissimi per tutte le varie lavorazioni che la resero molto competitiva. Tanto che all'inizio della sua attività la fabbrica produceva 30.000 pezzi al giorno e 3.500.000 all'anno, impiegando 70 operai mentre, 18 anni dopo, sempre secondo la "Monografia Industriale", I'azienda aveva raddoppiato la produzione e il numero degli addetti era salito a 110. Dotata di un forno del tipo Hoffman produceva tutte le varietà di laterizi (in alcuni casi anche fatti a mano), come mattoni, tavelle, tegole marsigliesi, tavelloni, tubi per condutture d'acqua, camini", si legge nel volume.

"È il periodo in cui la tecnologia nella produzione del materiale crebbe proprio grazie all'invenzione dei forni di cottura, analogamente alla lavorazione dei metalli e dei materiali a pasta di vetro, e crebbe la necessità di standardizzare la produzione in oggetti con le medesime caratteristiche. L'argilla veniva prima tagliata in pani di egual misura e quindi cotta. Una tradizione lavorativa che in epoca romana era già florida, benché fosse ancora di tipo preindustriale, che gettò le basi per la produzione in serie di materiale da costruzione. Spesso i prodotti erano bollati col nome del produttore, e non solo a Roma: si può pensare ad esempio al figulus Titus Papirius Synhistor, attivo a Forlì (Forum Livii), il cui bollo è stato "rinvenuto in numerosi esemplari e più varianti, e datato a partire dalla fine dell'età augustea", come scrive la studiosa forlivese Luciana Prati nel saggio "Misure e laterizi dell'età antica" pubblicato nel 1986 nel volume "Forlì, Città ancor di mattoni. Idee per un museo", voluto dall'assessorato alla cultura nel periodo in cui chi scrive ne era l'amministratore di riferimento".

Dagli anni '50 ad oggi

"Fino agli anni '50 e '60 del secolo scorso la Fornace Villa Pianta continuò a costituire, insieme alle altre: Maceri Malta e Ragazzini, per citare le più importanti, un'attività fondamentale nella dinamica economica romagnola, accanto alle attività legate al turismo e ad alcuni comparti specializzati del settore agricolo. Poi piano piano tutte cessarono l'attività perché nel comparto edilizio si cominciarono ad utilizzare in modo preponderante materiali a base di calcestruzzo.  Quando l'attività della fornace cessò l'area fu utilizzata negli anni Sessanta del secolo scorso come discarica per i rifiuti, prima che fosse costruito e avviato l'inceneritore comunale. Successivamente il luogo fu acquisito dal Comune di Forlì per realizzare il parco che conosciamo, caratterizzato da un laghetto centrale, la cui acqua un tempo veniva utilizzata per la produzione della fornace. La presenza in più punti di terreno non particolarmente coltivabile, per la presenza sotto il manto verde di materiali inorganici, non ha consentito uno sviluppo uniforme delle piante rendendo l'area alquanto spoglia nella parte centrale", conclude il volume.

Parco paul harris via bengasi Foto Luca Massari

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