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Con la zona rossa parrucchieri ed estetisti abusivi: "Cresce la concorrenza sleale", scatta la petizione

Confartigianato si è mobilitata per chiedere al Governo la riapertura delle attività del benessere, attivando, assieme alle altre associazioni dell’artigianato, una raccolta firme

"La zona rossa alimenta la concorrenza sleale nel settore del benessere, penalizzato dalle nuove strette anti-covid". Confartigianato si è mobilitata per chiedere al Governo la riapertura delle attività del benessere, attivando, assieme alle altre associazioni dell’artigianato, una raccolta firme su change.org che ha già raccolto 34mila adesioni. "In Italia - ricorda l'associazione degli artigiani - operano nel settore dell’acconciatura ed estetica 149mila imprese che danno lavoro a 263 mila addetti. Di queste 129mila sono artigiane, pari all’86,5% del settore benessere. Inevitabili le ripercussioni sul comparto a seguito della pandemia e del lockdown, tanto che nel 2020 è stata registrata una perdita di ricavi per 2.104 milioni di euro, pari al 33,6% in meno".

"La concorrenza sleale dell’abusivismo, amplificata nei mesi di chiusura forzata, determina gravi effetti negativi sulle imprese regolari del settore - viene rimarcato -. Sulla base dei dati Istat, si stima che nei servizi alla persona ci sia un tasso di lavoro indipendente irregolare del 27,8%, da cui si evince come la chiusura imposta ad acconciatori e centri estetici nelle aree rosse abbia aperto spazi di domanda per l’offerta irregolare caratterizzata da un esercito potenziale di abusivi composto da 42 mila soggetti. Il lavoro indipendente irregolare del comparto è maggiormente diffuso nel Mezzogiorno dove la quota di lavoratori irregolari sale al 31,2%. La situazioni si è aggravata in queste ultime settimane con l’aumento delle zone rosse e la sospensione delle attività regolari, chiusura delle imprese che lascia all’abusivismo il 57,2% dei ricavi generati nel periodo sull’intero territorio nazionale".

"Il lavoro nero non è soltanto un danno economico ma anche sociale. Il ricorso a chi offre abusivamente non garantisce il cliente dal rischio del contagio, come avviene con le imprese regolari, che si attengono scrupolosamente ai protocolli Covid-19 per distanziamento e sanificazione, espone anche al rischio di trattamenti errati o con prodotti non conformi - spiegano i vertici di Confartigianato di Forlì -. Senza sottovalutare l’evasione totale di imposte dirette, indirette e contributi sociali e la concorrenza sleale sulle imprese regolari, che penalizza la propensione agli investimenti e la domanda di lavoro.” Confartigianato si è mobilitata per chiedere al Governo la riapertura delle attività del benessere, attivando, assieme alle altre associazioni dell’artigianato, una raccolta di firme su change.org che ha già raccolto 34mila adesioni".
 

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