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"Il sindaco non dichiara la spesa dell'affitto della sede elettorale, multato per seimila euro"

In particolare Calderoni, attualmente consigliere comunale di Forlì & Co. si scaglia contro il fatto che "il sindaco si è opposto all'accesso agli atti", un atteggiamento considerato da Calderoni non trasparente.

Ha chiesto conto delle spese elettorali del sindaco Gian Luca Zattini per quasi due anni, ottenendo - al termine di un tortuoso iter che è passato anche dalla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri - l'esito del controllo della Commissione regionale di garanzia elettorale (Corege) sulle spese elettorali del sindaco, controllo che è culminato nel dicembre scorso in una multa di seimila euro a carico del sindaco. E' la conclusione del'esposto alla stessa commissione di Giorgio Calderoni, il candidato di centro-sinistra e suo sfidante al ballottaggio di due anni fa. "Non so se il sindaco nel frattempo abbiamo fatto ricorso o abbia pagato la multa", specifica ulteriormente Calderoni, che precisa che la multa avviene per irregolarità poco più che formali, ma che "hanno un significato etico-politico, tanto più che il suo mandatario elettorale (la figura preposta dalla legge alla rendicontazione della spese elettorali, ndr) è anche l'attuale assessore al Bilancio Vittorio Cicognani". In particolare Calderoni, attualmente consigliere comunale di Forlì & Co. si scaglia contro il fatto che "il sindaco si è opposto all'accesso agli atti", un atteggiamento considerato da Calderoni non trasparente.

La replica di Pompignoli: "Questo è lo spessore di Forlì&Co"

"Siamo stati accusati di giacobinismo, di cercare lo scandalo. Il pronunciamento della Corege - continua Federico Morgagni, capogruppo di Forlì & Co - fa venire fuori invece la realtà dei fatti. Ci sono stati degli errori formali, certificati dalla Corege, che il sindaco poteva riconoscere, invece di opporsi in tutte le sedi e costringerci ad un defatigante iter di sei mesi per avere accesso alla decisione, fino a doverci rivolgere a Roma". In particolare dal pronunciamento della Corege si evince che in un controllo sulle spese elettorali di Zattini, durato circa un anno e mezzo, e attivato dallo stesso Calderoni, alla fine è emersa una fattura di 862 euro per un'inserzione sul Resto del Carlino, donata da un suo sostenitore, ma non indicata tra le donazioni ricevute. L'altra irregolarità, invece, è il canone della sede del comitato elettorale di Zattini, che il sindaco ha indicato come sostenuto da un partito, la 'Lega Nord Romagna'. "La spesa non potendo essere imputata al partito indicato da Zattini - spiega il provvedimento - con una denominazione (Lega Nord Romagna) che non corrisponde ad alcuna formazione politica che ha partecipato alle elezioni del 26 maggio 2019, rimane tuttora sconosciuta la fonte di erogazione, in violazione dell'obbligo di rendicontazione".

Per Calderoni non si tratta solo di un errore formale nella denominazione della Lega, che già da tempo - con la svolta "nazionale" di Salvini - ha perso la dizione 'Lega Nord', ma per il fatto che tale pagamento non troverebbe riscontro neanche nelle spese del principale partito di maggioranza. La stessa Corege, però, riconosce che "il canone della sede elettorale, nei limiti della quota imputabile a Zattini, è realisticamente modesto". Per queste due irregolarità, quindi è stata emessa la sanzione amministrativa di 6mila euro. Il provvedimento, però, non è stato concesso alla richiesta di accesso agli atti di Calderoni e quest'ultimo si è dovuto rivolgere ad una commissione di secondo grado per l'accesso ai documenti amministrativi, a Roma, per vederselo consegnato.

Forlì & Co chiede però non solo di guardare al passato delle spese elettorali, ma anche al futuro, con "la maggioranza che si apra alle nostre proposte". Tra le proposte di Forlì & Co, contenute in alcune mozioni, ci sono la ripresa del concorso di idee per la riqualificazione di piazza Saffi, puntare maggiormente sul cicloturismo, per fare di Forlì la 'Città delle biciclette', azioni più incisive per la chiusura del termovalorizzatore ed infine dotare i nuovi quartieri, dopo la riforma, di risorse certe (50mila euro l'anno a quartiere) e limitare a 5 i coordinamenti di zona.

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