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Femminicidi

La tragica morte della 22enne Giulia Cecchettin, "Femminicidi, colpa di una cultura antica"

Queste le considerazioni di Daniele La Bruna, commissario provinciale della Democrazia Cristiana

C'è rabbia e dolore per la tragica morte della 22enne Giulia Cecchettin, la 105esima donna uccisa in Italia dall'inizio dell'anno. "Il dolore che ciascuno di noi prova alla notizia della morte barbara e ingiusta di Giulia Cecchettin è per vari motivi intenso, vuoi perché è morta in maniera drammatica una giovane donna, vuoi perché è un rischio che corrono tutte le ragazze, che sono tutte putativamente le nostre figlie - afferma Daniele La Bruna, commissario provinciale della Democrazia Cristiana -. Personalmente non credo che servano leggi nuove e l’aggravio delle punizioni, credo invece che sia necessario individuare le colpevolezze oltre a quelle individuali che inducono a tali “disastri”, ovvero la responsabilità delle famiglie, ovviamente non tutte, che lasciano i propri figli scivolare nel declino della futilità, quella futilità che col tempo si allarga come un mantello nero su ogni cosa, fino a rendere futile  anche la vita di chi si dovrebbe maggiormente amare".

"Giulia non ha colpe per quello che le è accaduto, Giulia deve essere però monito per le ragazze e la società intera, che in questo particolare frangente deve essere accanto alle famiglie delle ragazze, tutte le ragazze e deve esserlo in ogni forma strutturale di insegnamento e supporto educativo affinché si possa giungere a ciascuna di loro singolarmente nella due vesti fondamentali quella della famiglia e dallo stato, aiutandole nella loro giovane età, anche se poi l’insegnamento permane per tutta la vita a comprendere chi hanno accanto, a capire l’eventuale persona pericolosa, questo insegnamento può essere dato dalla mamma e aggiungo in maniera indissolubile deve fornirlo la società, col supporto delle scuole con l’aiuto di specialisti del settore, il tutto promosso dai comuni nella loro veste istituzionale più vicina", argomenta La Bruna.

"È la politica che deve assumersi questo compito, spesso sentiamo dire che “prevenire è meglio di curare” è con questa visione che dobbiamo impegnarci a prevenire il femminicidio, disgrazia immane all’interno di una società evoluta e se accade, è esclusiva colpa di una cultura antica che va strappata come “l’erba cattiva” per farlo c’è un solo percorso insegnare alle ragazze l’auto difesa attraverso l’unica possibilità in loro possesso, comprendere in ciò che le circonda i segnali di pericolo, ma non basta è necessario il coinvolgimento dei ragazzi che saranno gli uomini del futuro, affinché imparino in questo momento particolarmente incisivo in questo contesto storico che la donna non è più soltanto l’altra parte del cielo, ma una compagna di vita, che ci aiuta in tutto e per tutto e la forza fisica che maggiormente è nelle braccia dell’uomo non lo rende superiore, lo rende un animale se non la sa governare", conclude.

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