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Martedì, 30 Aprile 2024
Urbanistica

Scontro in Consiglio sui nuovi insediamenti produttivi e residenziali, il centrosinistra invoca la sospensione. Il vicesindaco: "Giocate sulla paura"

Il vicesindaco di Forlì Daniele Mezzacapo ha presentato lunedì pomeriggio in Consiglio comunale quattro dei sette accordi di programma in votazione per una serie di insediamenti commerciali, produttivi, logistici e residenziali, su cui la settimana scorsa ha annunciato battaglia il centrosinistra

Previsioni commerciali ereditate dalla giunta precedente. Il vicesindaco di Forlì Daniele Mezzacapo ha presentato lunedì pomeriggio in Consiglio comunale quattro dei sette accordi di programma in votazione per una serie di insediamenti commerciali, produttivi, logistici e residenziali, su cui la settimana scorsa ha annunciato battaglia il centrosinistra. E tiene banco durante il dibattito proprio il tema delle responsabilità e della paternità.

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"Noi avremmo voluto superare quella programmazione, sarebbe stato più intelligente rompere con il passato", fa notare il capogruppo del Partito democratico Soufian Hafi Alemani, faticando a "trovare coerenza tra i progetti e i criteri per i privati sugli accordi", a partire dall'interesse pubblico. Anche in vista del ritorno alle urne, ha concluso, "è giusto aprire un dibattito", alla luce dell'alluvione, e dunque sospendere la decisione. Come anche chiede un odg che verrà discusso al termine della seduta e non anticipato come voleva il Pd. La collega Loretta Prati si scalda: "Questa è la penultima puntata di un brutto capitolo dell'urbanistica di Forlì, non vi siete assunti la responsabilità di cambiare prospettiva", attacca. Invece "avete sfigurato il volto" della città, con "enormi scatoloni di cemento". E senza nemmeno aspettare l'analisi delle zone alluvionabili. Di certo "260.000 metri quadrati in un colpo solo sono un'offesa ai forlivesi" e ancora non c'è traccia del nuovo Pug. Giorgio Calderoni di Forlì&co. rileva che "alla variante commerciale del 2017 il centrodestra non votò contro" e che "la fase transitoria è stata approvata anche grazie al lavoro della Lega". C'è insomma "una paternità che varia". 

La legge regionale, prosegue, "non imponeva di prorogare la validità delle previsioni urbanistiche nel periodo transitorio. Se oggi siamo qui è perché la maggioranza prima non si è opposta e poi ha fatto sì che le previsioni siano ancora vigenti". Per il suo capogruppo Federico Morgagni "su questo tema abbiamo sempre detto che non c'è necessità di altro cemento, di espansioni commerciali, produttive e condomini. Di una progettualità che non qualifica la città". E, concorda, "il giochino dell'eredità non funziona. Per noi in nessun accordo c'è un prioritario interesse pubblico". Per cui "vediamo Forlì come hub di Amazon - si chiede - facciamo nuovi condomini con 2.000 alloggi sfitti?". Dopo l'alluvione, conclude, "non si possono riproporre le stesse logiche di sviluppo". Chiede uno stop anche il Movimento 5 Stelle con Franco Bagnara a sottolineare che si tratta di "un'enorme cementificazione e nonostante l'alluvione non si è fermata". Così "aumenta la cementificazione e il business a scapito della vivibilità, si modifica l'assetto città-campagna". Dello stesso avviso Eros Brunelli: "Fermiamoci, sono 22 ettari di consumo di suolo". "Strumentalizzare l'alluvione non è corretto", replica Massimiliano Pompignoli della Lega: "Il Pd non venga a dire che si deve sospendere tutto per valutare in seguito all'alluvione. Tutti i disastri avvenuti sono frutto di scelte urbanistiche fatte da voi". Invece "questi accordi di programma sono necessari, anche in ragione della scadenza del 3 maggio".

Sulla stessa lunghezza d'onda Lauro Biondi di Forza Italia, che interviene "dopo due tre interventi da campagna elettorale" su "cose vere". Le aree interessate "non sono in situazione di pericolo idrogeologico" e "le responsabilità sono di chi non ha realizzato investimenti sul territorio come le vasche di laminazione". Chiude il dibattito generale il vicesindaco Mezzacapo ricordando le 96 aree commerciali approvate nel 2017 dal Pd, con Calderoni che da candidato sindaco "non ha disconosciuto nulla. Abbiamo agito con la prudenza e responsabilità che ci caratterizzano". L'interesse pubblico, prosegue non convinto della "trasparenza intellettuale dei dem", per un'espansione produttiva è "improvvisamente il male da combattere". Comunque le sette aree interessate "non sono state alluvionate, non ci è andata una goccia d'acqua. Giocate con la pelle delle persone e la paura", conclude. (fonte Dire)

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