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Da sanatorio ad ospedale, sempre circondato dal verde: la storia del parco del "Morgagni-Pierantoni"

"Il grande parco, sempre adeguatamente curato, svolge una funzione essenziale. Però del settore del verde sanitario se ne parla pochissimo, invece per quanto riguarda la presenza di verde attorno alle strutture di ricovero e cura la forma è anche sostanza, terapia, metafora di guarigione, pratica che affonda le proprie radici nella storia dell’architettura ospedaliera"

Si sono celebrati i 20 anni del 'nuovo' Ospedale di Forlì e, nel libro "Forlì città verde", progetto fotografico di Luca Massari con un saggio storico di Gabriele Zelli e un contributo dell'architetto Fabio Berni, si racconta la storia anche del parco che accoglie oggi il “Morgagni - Pierantoni”, molto più antico: venne infatti realizzato alla fine degli anni ’30 del secolo scorso, per fare da cornice al nuovo sanatorio per malati di tubercolosi e dare modo agli utenti della struttura, che avevano tempi di degenza molto lunghi, di trascorrere buona parte della giornata all’aperto in un contesto gradevole e ricco di vegetazione.

Gli alberi

"Larga parte del corredo arboreo originario è ancora presente nell’area verde, che si estende per circa 14 ettari intorno ai padiglioni ospedalieri e comprende oltre 700 esemplari arborei, nella maggioranza cedri (oltre 200 esemplari) e altri sempreverdi, con piante di notevole imponenza e dimensioni - si legge nel volume -. Un lungo viale di lecci parte dall’ingresso principale del complesso ospedaliero e ne fiancheggia quasi tutto il confine sud-orientale. Dal viale si staccano, verso ovest, una serie di vialetti che conducono ai padiglioni principali e agli altri edifici di servizio (e li aggirano per raggiungere accessi secondari sul retro), disegnando una trama di aiuole più o meno estese tutte allestite a prato alberato, con una presenza più limitata di siepi lineari e macchie di arbusti ornamentali".

L'edificio

"L'avvio della costruzione degli edifici storici dell'attuale ospedale, un tempo adibiti a sanatorio per la cura della tubercolosi, iniziarono nel 1931 e terminarono nel 1939.
Dopo la Seconda guerra mondiale, in conseguenza delle nuove e più efficaci cure contro la tubercolosi, la struttura iniziò a cambiare destinazione, assumendo gradualmente la funzione di complesso ospedaliero. Per soddisfare le esigenze della città nel 1973 fu deciso il trasferimento di alcuni reparti dell’ospedale di Forlì, intitolato al celebre medico e patologo forlivese Giovan Battista Morgagni (1682-1771), dal centro cittadino ai padiglioni dell’ex sanatorio, dando forma al nuovo ospedale che venne intitolato anche a Luigi Pierantoni (1905 - 1944), medico e patriota antifascista, una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, a cui è dedicato anche un cippo presente nel giardino. Con la nuova destinazione anche i tre padiglioni cambiarono intitolazione: il padiglione infantile (la nave) fu dedicato al medico, biologo e naturalista Antonio Vallisneri (1661-1730), il padiglione adulti (l’aereo) ad Antonio Maria Valsalva (1666-1723), allievo di Marcello Malpighi (1628 - 1694) e maestro di Giovan Battista Morgagni (1682 - 1771), mentre la colonia post-sanatoriale (il carro armato) fu intitolata alla memoria del presidente cileno Salvador Allende (1908-1973), laureato in medicina. Alla fine del secolo scorso l’USL di Forlì, per poter disporre di spazi più adeguati e di strutture e tecnologie più moderne ed efficienti, ha deliberato la costruzione tra i tre padiglioni originari, in posizione centrale rispetto all’area dell’ex sanatorio, di un nuovo imponente edificio destinato a ospitare tutto l’Ospedale “G.B Morgagni”. Nel 2004 è stato inaugurato il nuovo Presidio Ospedaliero “G.B. Morgagni - L. Pierantoni", nel quale hanno trovato posto tutte le unità operative del vecchio ospedale e che oggi rappresenta una struttura d’avanguardia nel panorama ospedaliero nazionale e internazionale. In prospettiva è prevista la costruzione di un nuovo edificio per ospitare in modo più adeguato alcuni reparti".

Il verde sanitario

"Il grande parco, sempre adeguatamente curato, svolge una funzione essenziale. Però del settore del verde sanitario se ne parla pochissimo, invece per quanto riguarda la presenza di verde attorno alle strutture di ricovero e cura la forma è anche sostanza, terapia, metafora di guarigione, pratica che affonda le proprie radici nella storia dell’architettura ospedaliera, quando la costruzione di un nuovo ospedale o il restauro di uno esistente – tra fine ‘800 e metà ‘900 in Europa e in Italia – andava di pari passo con l’accurata progettazione e realizzazione delle aree verdi che dovevano circondarlo, proteggerlo, abbellirlo per dare sfogo e consolazione ai malati. Per quanto riguarda le Case di Cura private si segnala che Villa Serena, in via del Camaldolino, non ha una propria area ma confina con il Parco Urbano "Franco Agosto" e con proprietà private che hanno giardini con alberature antiche e di pregio, mentre Villa Igea, essendosi insediata nell'edificio già costruito come orfanotrofio, ha un ampio giardino sul fronte che confina con via Antonio Gramsci, una strada molto trafficata", conclude il libro. 

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