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Cronaca

Alluvione, una canzone di rabbia e speranza davanti al Comune: "Dov'era il sindaco?"

Alla vigilia di Ferragosto la canzone di protesta davanti all'ingresso del municipio. Uno dei volontari: "Le istituzioni non sono state presenti per le persone di Forlì"

Tante storie ed emozioni nate in seguito all'alluvione di maggio hanno preso corpo, fino a trasformarsi in una canzone di rabbia e di speranza. Una canzone di protesta, eseguita dai volontari, gli 'angeli del fango', proprio davanti allo scalone del Comune di Forlì, affinché le istituzioni cittadine non rimanessero sorde di fronte a questo richiamo. Questo è ciò che è avvenuto lunedì, vigilia di Ferragosto, sotto i portici, di fronte all'ingresso del municipio. A cantare e a suonare la chitarra c'era Fabrizio, volontario instancabile dell'isola d'Elba. Insieme a lui, a cantare e a girare il video, c'erano tanti altri volontari, provenienti da varie parti d'Italia. Fra loro anche Gianluca Arena, comico cabarettista di Varese che negli ultimi tre mesi è stato impegnato attivamente in città al fianco delle persone colpite dall'alluvione.

IL VIDEO DELLA CANZONE

"Mi sento giù di morale", confessa Gianluca che giovedì è ripartito per tornare nella sua città d'origine. Ma lo fa con rammarico: "La mia casa era diventata Forlì". Oltre alla sua attività di cabarettista, Gianluca è anche appassionato di cammini e pellegrinaggi, ed è stato proprio al ritorno di una dei suoi viaggi, a maggio in Abruzzo, che si è trovato di fronte al disastro provocato dall'alluvione. "A Cesena mi hanno fatto uscire dall'autostrada e mi sono trovato davanti i tir rovesciati nei campi". Insieme alla sua manager Sara hanno deciso di scendere a Forlì per dare una mano. "Ci hanno mandato a Villanova, quello che ci siamo trovato davanti era inimmaginabile". Così dal 20 maggio al 16 agosto la casa di Gianluca è diventata Forlì e il suo luogo di lavoro le cantine e i cortili dei forlivesi invasi dal fango. Un lavoro proseguito per tre mesi che ha portato il comico di Varese in contatto con tante persone, sia di Forlì che di altre parti d'Italia.

Gianluca Arena in un video girato a Forlì

Da tutto questo bagaglio di esperienze e dalle problematiche quotidiane vissute in prima persona, il gruppo di volontari ha dato vita a una canzone. "Fabrizio ha iniziato a scriverla. Mi piace pensarla come una canzone che è nata durante le pause pranzo, nei momenti di riposo dal lavoro - spiega Gianluca - Racchiude ciò che abbiamo vissuto, le nostre sensazioni ed emozioni". Una volta composta, la canzone è stata eseguita davanti alla sede del Comune: "L'idea era che ci fosse il sindaco. Quel giorno abbiamo incrociato il vice - racconta Gianluca - Poi c'è stato un sorriso amaro quando una ragazza del Comune ci ha detto che avrebbe chiuso la porta per il rumore".

"E' un video che porta un messaggio di rabbia per le tante situazioni in cui le istituzioni non sono state presenti per le persone di Forlì e dell'Emilia Romagna", prosegue Gianluca che cita un verso del brano: "Hanno mandato l'esercito, ma il prefetto lo manderà a caccia di Rambo". Nei giorni dell'alluvione "una metà della città sembrava non essere al corrente della situazione che c'era dall'altra parte del ponte - continua il volontario - Ma nella canzone c'è anche un forte sentimento di speranza".

Facendo leva sull'ironia, la canzone racchiude anche la sofferenza delle persone colpite dalla catastrofe. Gianluca ha lavorato intensamente in questi mesi nel quartiere Romiti, "dove le persone sono salite sul tetto, e sono state salvate con i gommoni - racconta - persone che poi ci hanno ringraziato. Ma siamo noi che dobbiamo ringraziare loro, perché loro ci davano la forza di andare avanti". Nel corso della canzone, vengono fatti i nomi di vari volontari impegnati nel gruppo di 'angeli del fango e fra loro ci sono "alcuni forlivesi che da alluvionati sono diventati volontari - spiega Gianluca - C'è chi come Floriana ha iniziato dal proprio giardino e poi ha continuato a seguire il gruppo. Poi Alessandro che con l'officina alluvionata non smetteva di venire a spalare fango nei fine settimana".

Il brano si chiude con un'ultima 'chiamata' rivolta al sindaco Zattini. "Il sindaco non è responsabile di ciò che è successo - chiarisce Gianluca - ma è il rappresentante eletto dai cittadini e in quanto tale ha delle responsabilità. Tutte le scelte fatte, a parere mio, sono state scelte sbagliate. I cittadini sono stati abbandonati dal loro Comune".  Da qui, nasce l'intento 'polemico' della canzone: "Quando la frustrazione diventava tanta, quando la gente si stupiva per l'aiuto che davamo noi volontari, ci chiedevamo tutti dove fossero le istituzioni. Da qui è nato l'urlo 'Sindaco!' - sottolinea Gianluca - Non è un attacco nei confronti del singolo sindaco, ma un richiamo e allo stesso tempo un messaggio di speranza. Non eri lì con le persone che avresti dovuto proteggere prima, e aiutare dopo".

Fabrizio canta davanti al Comune

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