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Cronaca

Col Coronavirus impennata della mortalità tra gli uomini a Forlì: +24% nel mese di marzo

C'è anche da tenere conto che la città romagnola, dove il contagio è arrivato circa un mese più tardi della Lombardia, ha iniziato a piangere morti per Coronavirus solo nella seconda metà del mese di marzo

Il Coronavirus ha incrementato la mortalità a Forlì circa del 13% nell'ultimo mese di marzo, dato che sale a +24% se si fa riferimento solo alla popolazione maschile. E' il risultato che emerge dai dati dell'anagrafe del Comune di Forlì. Nel quadriennio 2015-2019, nel mese di marzo a Forlì erano morte in media 128 persone, di cui 59 uomini. Nel marzo 2020, invece, si è toccato un picco di 144 morti, vale a dire 16 in più rispetto alla media, e un picco di 73 morti uomini, vale a dire 14 in più rispetto alla media, a conferma che il Covid-19 colpisce maggiormente gli uomini rispetto alla donne.

Il confronto del tasso di mortalità di marzo 2020 rispetto alle serie storiche precedenti degli anni precedenti è stata alla base di un'inchiesta del quotidiano locale “L'Eco di Bergamo”, che è riuscito così a stimare in circa 4.500 i morti nella sola provincia lombarda, vale a dire più del doppio di quelli dichiarati ufficialmente dalle autorità locali (2.100). In certi comuni della Bergamasca il tasso di mortalità è aumentato di 10 volte tanto. Per quanto riguarda Forlì, il trend di crescita  visibile ma molto più moderato. C'è anche da tenere conto che la città romagnola, dove il contagio è arrivato circa un mese più tardi della Lombardia, ha iniziato a piangere morti per Coronavirus solo nella seconda metà del mese di marzo, col primo decesso registrato il 18 marzo scorso. Attualmente le statistiche ufficiali parlano di 17 morti a Forlì negli ultimi 20 giorni.

Al 31 marzo a Forlì il bilancio dei decessi per Coronavirus si fermava a 12 unità, rispetto ai 16 attribuibili statisticamente all'epidemia di Covid-19 rispetto alla media storica. Come nelle altre regioni, quindi, anche a Forlì ci potrebbe essere una “zona grigia” di decessi da Covid-19 ma non attribuiti ufficialmente ad esso, sia per l'effetto concomitante di altre patologie pregresse, sia per la mancanza di esami con tamponi post-mortem prima della sepoltura dei deceduti. Un'area di malattia, per la quale si muore “in casa”, lontano dai radar della sanità pubblica, difficile da intercettare per le statistiche ufficiali, ma che va ad incrementare il tasso reale di mortalità.

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