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Cronaca

Conta più di 700 persone la comunità ucraina di Forlì: "Paura, ma eravamo pronti. Eravamo minacciati da anni"

La comunità ucraina di Forlì sta vivendo ore di angoscia, continuamente attaccata alla Tv in lingua ucraina (almeno quelle tv che ancora riescono a trasmettere via internet) e al telefono con amici e parenti in patria

La comunità ucraina di Forlì sta vivendo ore di angoscia, continuamente attaccata alla Tv in lingua ucraina (almeno quelle tv che ancora riescono a trasmettere via internet) e al telefono con amici e parenti in patria. A Forlì gli ucraini sono 758 all'ultimo censimento, di cui 200 uomini e 558 donne. “La maggior parte delle donne sono badanti, ma ci sono anche tanti nuclei famigliari presenti da tempo e integrati nella città”, spiega Vasyl Romaniuk, il prete della comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina di rito bizantino.

La comunità organizzata nella parrocchia di San Micola si incontra tutte le domeniche mattina alle 14 nella chiesa di San Filippo Neri, in via Giorgina Saffi, per i riti religiosi in lingua ucraina a cui aderiscono una quarantina di persone. L'Ucraina è a maggioranza ortodossa, ma circa il 10% della popolazione aderisce alla chiesa cattolica di rito orientale in comunione con la chiesa di Roma. Per la comunità religiosa presente anche a Forlì sono momenti di intensa preghiera. Come spiega don Romaniuk: “Preghiamo per la nostra Ucraina invasa. Siamo tutti preoccupati per la guerra, tutti noi abbiamo sentito via telefono amici e parenti questa mattina, io stesso ne ho sentiti tanti. Nella nostra patria c'è tanta paura, ma non panico: le persone erano preparate da anni a questo momento, erano anni che venivamo minacciati”.

L'esarcato in Italia della Chiesa cattolica ucraina, che conta circa 70 pastori nello Stivale, si è riunita giovedì mattina in teleconferenza: “Abbiamo deciso di sostenere una colletta per cibo, generi di prima necessità e medicine – spiega don Romaniuk -: Oltre a questo abbiamo fatto un invito a pregare, ognuno dove si trova, ancora più forte, per la nostra Ucraina, per il dono della pace”.

Sono momenti duri per gli ucraini in Italia: “Dobbiamo spegnere la tv ogni tanto per non impazzire sulle cattive notizie che arrivano. Ora dobbiamo essere vicini tra noi, come ucraini, per la nostra patria. Ho sentito anche oggi amici presenti perfino in America che mi hanno detto di essere disponibili, fin da lì, ad arrivare per dare una mano e proteggere i bisognosi”. Quelo che si teme ora è la crisi umanitaria: in molti chiederanno ad amici e parenti all'estero un ricovero sicuro. A Forlì la comunità dello stato di Kiev è la quinta più numerosa tra i paesi esteri, dopo Romania, Cina, Albania e Marocco (sono invece 97 i russi registrati in città). “Per ora non abbiamo avuto richieste di riparare a Forlì da parte di nostri connazionali in fuga”, conclude don Romaniuk. Ma le prossime ore potrebbe cambiare la situazione con una maggiore pressione sulle frontiere.

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