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Dieci anni di papa Francesco: “Quella sera non ho cenato e ho pianto per la commozione”

Ricordi ed emozioni del vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza, a 10 anni esatti dalla elezione del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro. “Sono stato fortunato a fare il vescovo con un Papa così”

“Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. Sono le prime parole pubbliche pronunciate da papa Francesco quel fatidico 13 marzo 2013. “Quella sera - scrive il vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza al periodico diocesano “Il Momento” - non ho cenato e ho pianto per la commozione. Nell’attesa di vedere il nuovo Papa, mi ricordavo le parole di Giovanni Paolo II: «Se sbaglio, mi corrigerete!» e anche quelle di papa Benedetto XVI: «Sono un umile servo della vigna del Signore». Eravamo ancora tutti impressionati e turbati dalle dimissioni di papa Ratzinger, quando finalmente, sul balcone di San Pietro, apparve Jorge Mario Bergoglio, vestito di bianco, che chiedeva, inchinandosi, la benedizione al popolo e che prendeva il nome di Francesco”.

I primi giorni del nuovo pontefice sono stati un susseguirsi di tanti gesti e parole semplici, che davano chiaramente il segno di una discontinuità. “Continuità con i predecessori, ma anche allo stesso tempo indicazione di un cambiamento fortemente voluto, che si esprimeva in particolare nelle piccole scelte: pagarsi il conto, risiedere in un appartamento più piccolo, cambiare auto, la sua prima uscita per onorare i profughi morti a Lampedusa. Qualche volta - continua mons. Corazza - mi sorprendono alcuni, anche dentro la Chiesa, che se la prendono con lui. Li capisco, è un Papa scomodo, che esce dagli schemi, che non ti lascia in pace, ma si vede che ha in mente solo di cercare di vivere il Vangelo. Non solo di predicarlo, ma di viverlo per primo, anche nel servizio ai poveri, nel contatto diretto”.

Il Papa delle sorprese, come lo definisce il vescovo Livio, ne ha fatta una anche a lui, proprio quando lo ha eletto vescovo: “Gliel’ho perfino detto, la prima volta che l’ho incontrato: «Santità, le avrei voluto bene lo stesso, anche se non mi avesse nominato vescovo (…) Santità, non è facile fare il vescovo», gli ho manifestato in uno dei nostri incontri, non perché non sia bello mettersi a servizio della Chiesa e della gente, ma perché tante volte sei messo di fronte a scelte che devi prendere e che non sai se sono quelle giuste. Altre volte, invece, proprio non sai cosa fare. E allora mi ritorna sempre la ripetuta consegna, direttamente rivolta a tutti i neo vescovi: «Dovete pregare di più!». Non intendo solo la preghiera di intercessione o di supplica, ma quella di ascolto, quando ripeto dentro di me: «Signore, cosa vuoi che io faccia?» o quando intensifico l’invocazione di Samuele: «Signore parla, il tuo servo ti ascolta»”.

Il vescovo Livio fa l’ammissione più importante: “Sono stato fortunato a fare il vescovo con un Papa così. Ti aiuta a mettere fantasia, passione, ascolto, amore nelle cose che fai, perché impari da lui. E perché anche lui, come me (e non le nasconde), ha delle fragilità, è un po’ impulsivo, alcune volte è duro, altre volte tenero. Incarna la fede nella sua umanità. Non pretende di essere perfetto, ma si vede che è sincero e autentico”. Mons. Corazza chiude questo intreccio di emozioni con un ultimo slancio: “Grazie papa Francesco, per l’esempio di fede e di amore per l’umanità che dimostri continuamente. Ti vogliamo bene, come sei!”. Per questa occasione il vescovo Livio celebra una messa alle 10, all'altare della Madonna del Fuoco. 

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