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A Santa Lucia per farsi benedire gli occhi e trovare marito: tutto pronto per la fiera in Corso della Repubblica

L’evento mercantile scorre in parallelo con la festa religiosa all’interno della chiesa barocca di corso della Repubblica, che pure quest’anno sarà presa d’assalto da frotte di fedeli in fila per la rituale benedizione agli occhi

Il 13 dicembre ritorna Santa Lucia, una delle feste più amate dai forlivesi. Punto nodale dell’evento rimane la grande fiera in programma, dalle 7.30 alle 20, lungo corso della Repubblica e il lato est di piazza Saffi, con ben 125 bancarelle cariche di giocattoli, pelletteria, articoli per la casa, gastronomia e dolciumi, senza dimenticare il torrone, un cui pezzetto giungerà, secondo tradizione, alle “ragazze innamorate”. L’evento mercantile scorre in parallelo con la festa religiosa all’interno della chiesa barocca di corso della Repubblica, che pure quest’anno sarà presa d’assalto da frotte di fedeli in fila per la rituale benedizione agli occhi. Sono previste messe alle ore 6.30, 8.30, 10, 11.15, 15 e 16.30.

Alle 19 celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza, rivolta ai collaboratori e benefattori della parrocchia. Le offerte raccolte in chiesa nel corso della giornata di festa saranno devolute alla missione saveriana in Congo, il paese centroafricano in cui ha vissuto e operato per molti anni il forlivese padre Gino Foschi, scomparso nel 2017. In passato, oltre alla vista, santa Lucia proteggeva un’altra “condizione” sociale assai poco gradita: le donne nubili. Per le giovani forlivesi in cerca di marito, soprattutto le più povere e senza dote, farsi vedere in chiesa a Santa Lucia nell’arco della giornata, significava rendere di dominio pubblico la volontà di accasarsi. La grande sagra popolare viveva nell’attesa della Tombola comunale, che si estraeva sul far della sera dal balcone principale del palazzo municipale. Gran parte della popolazione rurale si riversava nel borgo dall’ottocentesca barriera Cotogni, sostituita in età fascista dai palazzi gemelli progettati dal grande architetto razionalista Cesare Bazzani. Borgo Pio, l’odierno corso della Repubblica, era illuminato dai lumi in acetilene dei venditori, creando uno scenario impareggiabile. Il 13 dicembre il cristianesimo festeggia Lucia, fanciulla nata a Siracusa nel 283 e martirizzata nel 304 dall’imperatore romano Diocleziano, che punì il suo rifiuto di adorare gli dei pagani. La solennità è contigua al solstizio d’inverno, il 21 dicembre, da cui il detto popolare “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”: facile pensare che la chiesa di Roma abbia voluto così sostituire le feste “pagane” inneggianti alla luce, diffuse in tutto l'emisfero nord del mondo.

Il bibliotecario comunale Antonio Mambelli, nel suo “Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945”, descrive la festa di Santa Lucia più dolorosa a memoria d’uomo: quella del 13 dicembre 1944. A tre giorni dalla domenica di sangue, che aveva visto il Cittadone colpito al cuore dall’aviazione tedesca, con la perdita della basilica melozziana di San Biagio in San Girolamo e dei Palazzi Savorelli-Prati e Dall’Aste, il silenzio delle autorità alleate è rotto da una voce popolare persistente: le bombe naziste, fra Forlì e Cesena hanno fatto almeno un centinaio di vittime, fra morti e feriti. “Poiché si continua a temere lo spionaggio tedesco – scrive il cronista – si vorrebbe effettuare l’espulsione di tutti i fascisti della città”. Mentre i soldati inglesi e gli ausiliari dell’Unpa continuano a scavare fra le macerie degli edifici distrutti in corso Diaz, alla ricerca di sopravvissuti, i forlivesi provano a lenire le preoccupazioni per la guerra ancora in corso, rifugiandosi in Santa Lucia: “Oggi straordinaria affluenza in quella chiesa - annota Mambelli – con la gente che cerca consolazione nella santa degli occhi”, sulla scia di una tradizione che affonda le radici nel XVI secolo. 

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