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Venerdì, 26 Aprile 2024
Bracconaggio

L'ombra del bracconaggio, scoperto un maxi-traffico illecito di uccelli da richiamo: denunciati due forlivesi

Le indagini, che sono durate oltre dieci mesi, hanno consentito di portare alla luce un vasto presunto traffico di uccelli da richiamo di provenienza illegale

L'ombra del bracconaggio anche sulla provincia di Forlì-Cesena. Emerge da una importante operazione condotta dai Carabinieri Forestali di diversi reparti.
Sono scattate perquisizioni personali e locali delegate dalla Procura di Urbino a carico di sei persone residenti nelle regioni Marche, Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia, tra cui tre allevatori e commercianti di uccelli utilizzati quali richiami per l’attività venatoria. Tutti i soggetti risultano attualmente indagati - a diverso titolo - per "furto aggravato ai danni dello Stato", "ricettazione", "alterazione di sigilli di Stato", "uccellagione" e "detenzione illegale ai fini commerciali di fauna selvatica". Nella nostra provincia sono indagati due forlivesi e un cesenate.

Le indagini

Le indagini, che sono durate oltre dieci mesi, hanno consentito di portare alla luce un vasto presunto traffico di uccelli da richiamo di provenienza illegale; secondo l’ipotesi accusatoria i volatili venivano infatti catturati in natura durante il periodo della migrazione per poi essere “regolarizzati” con apposizione di anelli o alterati oppure infilati forzatamente nelle zampe cagionando lesioni agli arti. Nel corso delle operazioni sono stati posti sotto sequestro anche alcuni uccelli privi di anello identificativo che erano in attesa dell’apposizione illegale dello stesso. 

Il presunto traffico, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, fruttava migliaia di euro. Dalle indagini è infatti emerso che nel periodo della migrazione, in una nottata, i bracconieri potevano catturare con reti e richiami elettronici decine di uccelli che venivano poi rivenduti ai cacciatori – una volta “legalizzati” con gli anelli apposti in maniera fraudolenta – a prezzi ragguardevoli; essi, a seconda della tipologia di richiamo, potevano arrivare a 180 euro per i merli, a 200 euro per i tordi bottacci, ed a un prezzo ancora più elevato per le cesene. Per far sì che gli uccelli catturati divenissero all’apparenza “regolari” venivano eseguite a volte operazioni che andavano a minare la salute degli stessi; diversi volatili sequestrati recavano infatti, oltre che i segni causati dalla cattura con le reti, delle lesioni come conseguenza dell’apposizione  dell’anello forzato sulla zampa. Questo secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.

Le perquisizioni hanno interessato due forlivesi e un cesenate, tra i quali un allevatore, e sono state eseguite dai Carabinieri Forestali del Nucleo Carabinieri Cites di Ancona, del Soarda (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali - Carabinieri Roma) e del Gruppo Carabinieri Forestale di Forlì-Cesena. Nel corso delle attività di perquisizione per l’accertamento dei fatti, son state sequestrate anche quattro pinze utilizzate per alterare gli anelli metallici di identificazione degli uccelli, numerosi anelli metallici alterati, sei telefoni cellulari, otto pali utilizzati per fissare reti da uccellagione, 11 richiami elettronici vietati oltre a due autoradio collegate ciascuna ad una coppia di altoparlanti, 10 altoparlanti, 12 picchetti idonei a fissare reti da uccellagione, due cassette per il trasporto di richiami vivi, oltre a cospicua documentazione attestante le cessioni degli animali.

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