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Cronaca

Lite nella vendita di mobili di pregio per decine di migliaia di euro, ricca signora assolta dall'accusa di tentata estorsione

Si è conclusa in primo grado una vicenda processuale che ha visto coinvolti una collezionista di mobili antichi e un noto antiquario, entrambi forlivesi

Si è conclusa in primo grado una vicenda processuale che ha visto coinvolti una collezionista di mobili antichi e un noto antiquario, entrambi forlivesi, il cui scontro è approdato innanzi al Tribunale Penale Collegiale di Forlì. E' la donna, 70 anni, con un amico di 56 anni, ad essere finita a processo con l'accusa di tentata estorsione. Il tutto ha avuto inizio quando la ricca signora aveva avviato una compravendita con un antiquario di Forlì, con cui era legata da una conoscenza trentennale. Secondo la difesa della signora, una volta entrato in possesso di mobili di prestigio della donna per un importo concordato di circa 65.000 euro, il professionista ne avrebbe pagati solo una parte, circa 15.000 euro, rinviando continuamente il saldo della parte rimanente.

L'accusa è scattata quando la donna, assieme ad un amico al corrente dell'affare, si è recata al negozio dell'antiquario per richiedere il pagamento totale del pregiato mobilio ed altre opere d'arte che l'uomo aveva acquistato mesi prima. L'antiquario, però, pur non negando di essere in possesso di oggetti, avrebbe negato di dover pagare alcunchè. Di fronte alle rimostranze della donna e dell'amico, il professionista ha intimato ad entrambi di andarsene, ma di fronte al rifiuto della creditrice, è stato alla fine l'antiquario stesso a lasciare il negozio, per recarsi in Questura e sporgere una denuncia  contro le due persone. Nella denuncia ha sostenuto di essere stato aggredito fisicamente dalla donna e di aver ricevuto gravi minacce di ritorsioni dall'uomo.

Di talché si è originata un'indagine penale che è sfociata in un processo innanzi il Tribunale Collegiale di Forlì dove gli imputati sono stati chiamati a rispondere, appunto, del reato di tentata estorsione, perpetrata ai danni dall'antiquario forlivese, nel frattempo deceduto. In dibattimento, quindi, le difese hanno spiegato, anche sostenuti da un testimone, come la querela a suo tempo sporta dall'uomo non fosse genuina, e verosimilmente fatta al solo fine di sottrarsi al pagamento di quanto ancora dovuto. La donna era assistita dagli avvocati Giovanni Principato e Andrea Romagnoli, e l'uomo difeso dall'avvocato Pierpaolo Tassani.  Al termine dell'istruttoria, il Collegio Penale forlivese (presidente Galassi, giudici a latere Giorgi e Mazzocco) ha deciso per l'assoluzione degli imputati perché il fatto non sussiste.

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