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Cronaca

A piedi dal Muraglione alla Sila, il lungo viaggio di Michele tra volpi e rifugi: “Il regalo dei miei 40 anni”

Ha percorso, zaino in spalla, 1.440 chilometri in 84 giorni lungo la dorsale appenninica: “Ho perso la casa e la macchina nell’alluvione, ma sono fiducioso”

Ha percorso, zaino in spalla, 1.440 chilometri a piedi lungo la dorsale appenninica in un cammino che lo ha portato dal Muraglione alla Sila. “E’ stato il viaggio della vita, il viaggio dei miei quarant’anni”. Michele Umiliacchi - detto Umo - è originario di Dovadola - dove al momento non può tornare perché la sua casa, dopo l’alluvione di maggio, è ancora inagibile a causa delle frane - e ha deciso di festeggiare il suo compleanno in un modo indubbiamente  originale, percorrendo uno dei sentieri d’Italia più suggestivi e affascinanti e che in 84 giorni di cammino, in solitaria, lo ha portato dal Passo del Muraglione fino a Reggio Calabria. 

“E’ stata dura - racconta - ma ne è valsa la pena. In quasi tre mesi di cammino mi sono completamente immerso nella natura, nella terra, la più diversa, dove convivono paesaggi che nel giro di pochi chilometri ti portano da un’idea di Norvegia alle colline in secca”. Michele prima di partire faceva il cameriere e nei drammatici giorni dell’alluvione ha perso, oltre alla casa, anche la macchina. “Per il mio lavoro era indispensabile - dice - adesso non ce l’ho più ma sono fiducioso e spero di riorganizzarmi quanto prima”. E’ partito il 16 luglio, dopo un caffè e un panino nello storico bar del Muraglione in compagnia di un amico e, munito di sacco a pelo, di qualche cambio e una tenda per la notte, si è messo in viaggio.

“Mi piace camminare e volevo andare alla scoperta dell’Appennino - racconta -. Per giorni non ho incontrato nessuno ma non ho sofferto la solitudine. Mi è capitato di sbagliare sentiero e di perdermi ma non ho mai avuto paura perché il viaggio è un’esplorazione non solo fuori ma anche dentro di sé”.

Il viaggio in solitaria di Michele

Nel suo cammino ha incontrato nuovi amici e l’ospitalità improvvisata e generosa tipica dei viaggiatori in terre accoglienti. “Ho quasi sempre dormito piantando la tenda vicino a piccoli rifugi - dice - facendo incontri che resteranno nella mia memoria, come quello con la volpe a Piano di Lanzo, in Calabria, che non mi ha fatto dormire perché voleva giocare e mi ha messo a soqquadro il riparo per la notte”.

Tra i fotogrammi di questo lungo cammino gli restano impressi quelli di Cagli, Comune delle Marche ai piedi del Monte Catria, il monastero di Fonte Avellana, il Parco Nazionale del Pollino e i paesaggi della Sila, in prossimità dell’approdo, così come l’Irpinia. “Ho visto territori abbandonati ed erosi a causa della cattiva gestione da parte dell’uomo - dice Michele - che ha portato al degrado e alla perdita di intere aree agricole e produttive, sulle quali hanno influito pesantemente anche le conseguenze del cambiamento climatico. Le ho toccate con mano e le ho viste con i miei occhi. E dopo questo viaggio niente sarà più come prima, sarà più vero”.

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