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Il luogo abbandonato

Luoghi del Cuore, l'affetto dei forlivesi per l'area abbandonata: oltre 3mila voti per il Monastero della Ripa

L'undicesima edizione del censimento nazionale de “I Luoghi del Cuore” si è chiusa lo scorso 15 dicembre con 1.500.638 voti raccolti nel 2022, per più di 38.800 luoghi

Oltre 3mila voti. Il Monastero della Ripa è tra "I Luoghi del Cuore" più votati in Emilia Romagna, il più grande censimento spontaneo del patrimonio culturale italiano promosso dal Fai - Fondo per l’Ambiente Italiano Ets in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Si tratta di un risultato che permetterà di partecipare al “Bando per la selezione degli interventi” post censimento. Il complesso, in totale stato di abbandono, è di proprietà dell’Agenzia del Demanio: si tratta di un sito di circa 23mila metri quadrati, che comprendo un chiostro di 1.570. Per secoli monastero, poi area militare, è stato nel dopoguerra sede del distretto militare fino al 1995, prima di finire abbandonato. Nel gennaio del 2022 crollò una porzione del tetto. Negli anni, cittadini, professionisti e numerose realtà associative hanno evidenziato la precarietà dello stato in cui versava, anche proponendo progetti di recupero e valorizzazione. Ma tali progetti non sono stati oggetto di interesse da parte degli organi competenti.  Sul gradino più del podio emiliano-romagnolo si è piazzata Via Vandelli, la madre di tutte le strade moderne, tra Emilia-Romagna e Toscana, con 26.261 voti, davanti all'Antica Salina Camillone di Cervia (9.333 voti) e il complesso termale di Medesano, in provincia di Parma (7.333 voti). Il Monastero della Ripa ha incassato 3.354 voti, piazzandosi all'ottavo posto.  

Il censimento Fai

L'undicesima edizione del censimento nazionale de “I Luoghi del Cuore” si è chiusa lo scorso 15 dicembre con 1.500.638 voti raccolti nel 2022, per più di 38.800 luoghi. Grazie a “I Luoghi del Cuore” dal 2003 a oggi sono stati sostenuti interventi per 138 luoghi in 19 regioni d’Italia, che erano dimenticati, abbandonati o poco valorizzati, ma amati dalle loro comunità, che votandoli li hanno salvati. I voti raccolti – sono in tutto 11.100.000 quelli giunti al Fai nei vent’anni anni dell’iniziativa – sono, infatti, l’innesco di un processo virtuoso capace di moltiplicare l’effetto del censimento: luoghi sconosciuti e apparentemente condannati hanno guadagnato una tale attenzione, locale e nazionale, che altri insieme al Fai– Comuni, Regioni e Ministero, aziende, fondazioni e associazioni - si sono mobilitati per salvarli, tanto che il sostegno di Intesa Sanpaolo a questo progetto ha generato investimenti per un valore dieci volte superiore.

Nell’impatto di questa iniziativa, accanto al valore economico, c’è un valore culturale e sociale: grazie a “I Luoghi del Cuore” gli italiani scoprono o riscoprono testimonianze di storia e tradizione, simboli dell’identità dei loro territori, e si accende un sentimento collettivo che è puro spirito di cittadinanza, che si concretizza in una mobilitazione diffusa e trasversale: nell’edizione 2022 sono stati coinvolti nel censimento 6.508 Comuni d’Italia, l’82,4% del totale, segnalati da cittadini, singoli o associati in comitati, sorti dall’iniziativa di tanti e diversi soggetti della società civile, dalle scuole alle parrocchie, dalle biblioteche ai musei, dalle proloco agli stessi Comuni. La Repubblica, nella sua più ampia espressione, trova ne “I Luoghi del Cuore” lo strumento per esercitare il proprio diritto e dovere alla tutela del patrimonio culturale, come prescrive l’articolo 9 della Costituzione.

“In questa edizione, in maniera particolarmente evidente, ‘I Luoghi del Cuore’ hanno dato voce agli ‘ultimi’, a quei luoghi del patrimonio culturale italiano considerati minori, che non hanno mai avuto l’attenzione del Paese, ma che invece la meritano, e che senza l’amore delle persone che li hanno votati si sarebbero persi. Ridare voce e dignità agli ‘ultimi’: non c’è missione più bella e più vera per ‘I Luoghi del Cuore’”, commenta il presidente del FAI, Marco Magnifico. "Intesa Sanpaolo e il Fai collaborano insieme dal 2004 per favorire i progetti proposti dalle comunità sulla base del consenso raccolto spontaneamente - ricorda Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo -. Una straordinaria partecipazione attiva della cittadinanza che permette capillarità di intervento e diffusione dell’arte e della cultura su tutto il territorio nazionale. La cultura è un fattore fondamentale di coesione sociale e di crescita economica; per questo le attività culturali della Banca sono un elemento qualificante del nostro Piano di Impresa 2022-2025”.

Il moto spontaneo del censimento porta alla luce, anche nell’edizione 2022, piccoli e grandi monumenti, luoghi e storie inediti e talvolta sorprendenti: chiesette sperdute, ville e palazzi abbandonati o degradati, ma anche ferrovie e sentieri storici dimenticati, aree naturali o rurali danneggiate o minacciate, grandi architetture così come affreschi nascosti o collezioni di musei che tramandano imperdibili tradizioni locali. Al primo posto si è piazzata la Chiesetta di San Pietro dei Samari a Gallipoli (Lecce), piccolo edificio medievale immerso nella campagna salentina a meno di un chilometro dal mare, oggi a rischio di crollo, votato da 51.443 persone, più del doppio degli abitanti della cittadina pugliese. Al secondo posto, con 32.271 voti, il Museo dei Misteri di Campobasso, che per la prima volta nella storia del censimento porta il Molise sul podio. Al terzo posto la Chiesa di San Giacomo della Vittoria ad Alessandria, colma di ex voto che testimoniano un’affezione storica della comunità, ma ormai officiata solo saltuariamente e bisognosa di restauri. Sul podio ci sono dunque tre luoghi di culto e di devozione popolare, e ben 45 beni religiosi sono nelle prime 100 posizioni, a conferma del ruolo di fulcri della comunità che le chiese ancora rivestono nell’Italia “dei mille campanili”, ma anche campanello d’allarme per la tutela di un patrimonio, ingente e diffuso, di valore storico e artistico, oltre che sociale.

Il monastero della Ripa

A nord del centro di Forlì, a ridosso della fascia degli orti di via Curte, si estende l’imponente Monastero della Torre e l’annessa Chiesa di Santa Maria della Ripa. L’imponente sito occupa una superficie complessiva di circa 23.000 metri quadrati. La sua storia è antica e articolata. Risale al 1474 l’inizio dei lavori di costruzione del monastero, voluto dal vescovo Alessandro Numai, il quale posò la prima pietra su un terreno donato alla curia dall’allora signore di Forlì, Pino III Ordelaffi.

Dopo la morte di quest’ultimo, prima Girolamo Riario e poi sua moglie Caterina Sforza divennero protettori del monastero. La cinta muraria venne terminata nel 1484, mentre la chiesa e il convento furono consacrati il 7 maggio 1497, alla presenza di Caterina Sforza. Tra il XVII e il XVIII secolo, all’apice del proprio splendore, il complesso giunse a ospitare un’ottantina di monache e l’educandato, frequentato da giovani provenienti dalle nobili famiglie forlivesi. Dopo essere stato nel secolo scorso sede del Distretto militare, oggi il Monastero della Ripa, di proprietà del Demanio, resta in attesa di un progetto di recupero che ne valorizzi l’importanza storica e monumentale, e che consenta la restituzione alla città di uno dei suoi luoghi di maggiore fascino.

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