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Montagna / Santa Sofia

Oltreterra 2023, al via la decima edizione del laboratorio per la montagna. Il premio "Testa di legno" a Ivana Fantoni

La prima giornata è stata anche l'occasione per consegnare il premio “Testa di legno 2023” alla perseveranza di chi vive e difende la montagna, che è andato a Ivana Fantoni, tecnico forestale in servizio all'Unione dei Comuni del Casentino

Gestione e turismo forestale, legni storici, pascoli sono i temi di Oltreterra 2023, la decima edizione del laboratorio per la montagna iniziato mercoledì sera con un approfondimento sulla convivenza fra uomini e grandi carnivori delle foreste a Santa Sofia. La prima giornata è stata anche l'occasione per consegnare il premio “Testa di legno 2023” alla perseveranza di chi vive e difende la montagna, che è andato a Ivana Fantoni, tecnico forestale in servizio all'Unione dei Comuni del Casentino. A lei il per il lavoro straordinario che sta facendo per mantenere in piedi la cultura importante del Casentino: “Non mi sarei mai immaginata di ricevere questo premio sono emozionata e mi sento ancora più responsabilizzata. Grazie a tutti!” 

Lupi orsi, i grandi carnivori della foresta a Oltreterra

Nel parco delle Foreste Casentinesi c'è una delle popolazioni più folte di lupi, 13 branchi per un centinaio di animali, come ha riferito Andrea Gennai, direttore facente funzioni del  Parco stesso: “Qui il lupo ha svolto una funzione essenziale per la regolazione della fauna selvatica limitando al massimo l'impatto problematico anche per gli allevamenti”. Ma in generale in Italia “negli ultimi 50 anni si è passati da 50 a 4000 lupi” come ha riferito Simone Angelucci, medico veterinario del Parco nazionale della Majella. “Quello che conta però non sono i numeri, ma il fatto che oggi l'interfaccia fra la parte wild  e urbana di questo Paese è molto cambiata l'uomo per primo ha cambiato il suo rapporto con la terra. La situazione ecologica è profondamente cambiata rispetto a quando sono state prese certe decisioni per la tutela della specie, di conseguenza serve una operatività differente, ma la politica su questo tema non prende posizione e affronta caso per caso il che non serve ad affrontare il problema della coesistenza”.

Alessandro De Guelmi, che dall’avvio del progetto Life Ursus ad oggi ha contribuito alla cattura di 18 esemplari aggressivi tra cui l'orso M49, spiega come in Trentino “dal punto di vista naturalistico il reinserimento dell'orso è stato un grande successo, qui ha trovato le migliori condizioni e si è riprodotto. Dopo il terribile incidente di Andrea Pari l'anno scorso ci si è detti che con l'informazione si poteva abbassare il rischio, in realtà è troppo poco. Il problema è la gestione dei grandi animali selvatici. A differenza di quello che avviene in Abruzzo dove a gestire l'orso è il  Parco, in Trentino è la Provincia ovvero la politica e allora la gestione dipende da chi governa in quel momento e oggi chi si erge a paladino della sicurezza è proprio chi non ha fatto niente  per anni. Dal 2008 ad ora non c'è stata più alcuna ricerca, non c'è alcun monitoraggio sulla specie, il campionamento genetico si fa solo ogni due anni. Oggi l'opinione pubblica si concentra su un caso singolo che erge a emblema, ma non è altrettanto interessata a mobilitarsi affinché si indaghi l'imprinting genetico che mette invece a rischio pesantemente tutta la popolazione di orsi. In trentino 30 anni di scelte non fatte ha fatto sì che da un lato c'è un'opinione pubblica che si incaponisce su un caso singolo quando si parla di abbattimento in seguito a un fatto di aggressione, intanto noi abbiamo trovato 7 orsi morti solo quest'anno, e se ne abbiamo trovati sette possiamo credere ragionevolmente che ce ne siano  almeno il doppio, fra questi anche di uccisi illegalmente”. Luciano Sommarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise amplia il ragionamento nei riguardi del lupo, che più difficilmente attira simpatie: “Il 15-20% della popolazione dei lupi viene uccisa illegalmente, vuol dire 300-400 lupi all'anno, ma vige il silenzio. Si debbono inasprire le pene, chi ha ucciso l'orsa Amarena rischia tre anni, troppo poco, alziamo le pene cancelliamo il bracconaggio e gestiamo le situazioni degli animali che si avvicinano alle città e ai condomini studiandone i comportamenti, la loro interrelazione con gli ambienti che mutando offrono loro condizioni di vita differenti, condizionandoli”

“Per la prima volta Oltreterra affrontando questo tema ha messo sul piatto un conflitto, proponendosi come sempre di trovare soluzioni - sintetizza Antonio Nicoletti, Legambiente -. Tutti i temi che oggi dobbiamo mettere al centro della discussione sulla montagna sono le crisi: climatica, ambientale, demografica su cui poi i territori devono esercitarsi sulle soluzioni ed è quello che facciamo con i tavoli di lavoro di Oltreterra. Un esempio è l'accordo di foresta, ora si aggiungono il tema dei pascoli e dei legni storici. Sulla montagna sono state scritte tante strategie, sui piccoli comuni, forestale, non sono mancate attenzioni e neanche fondi, quello che però è incerto è come atterrano queste politiche e come si rendono concrete. Provare a mettere al centro i bisogni dei cittadini e le istituzioni per rendere popolare la conoscenza dei temi dell'ambiente è difficile in tempo dove le fake news sono il viatico alle discussioni pubbliche e in cui una classe politica mette al centro le paure per creare bisogni dei cittadini. Da questioni globali occorre spostare l'attenzione sull'approccio ai territori, nel nostro piccolo è quello che facciamo a Oltreterra, iniziamo qui ogni anno poi continuano il lavoro nei dodici mesi successivi per dire l'anno prossimo che abbiamo raggiunto un nuovo obbiettivo”.

Pascoli, legni storici, turno, le sfide prossime di Oltreterra

In dieci anni sono stati tanti i temi messi sul piatto dalla prima giornata di lavori di Oltreterra che nel pomeriggio ha proseguito le discussioni in sette tavoli di lavoro e di approfondimento che venerdì 24 tireranno le somme per sottoporre le proposte agli interlocutori politici. Intanto il primo giorno è stata l'occasione per la comunità di  Oltreterra per ritrovarsi e abbracciarsi, con una partecipazione che registrato il sold out con circa 140 iscritti alle attività dei tavoli, 16 le relazioni  presentate nel corso della mattinata.

“Il tempo che viviamo oggi è diverso rispetto a dieci anni fa quando Oltreterra è partita, la pandemia ci ha fatto capire che ci serve riconquistare un rapporto più stretto con la natura, l'alluvione ha dimostrato le debolezze dell'uomo nei confronti della natura e di fronte al cambiamento climatico - ha dichiarato Daniele Valbonesi sindaco di Santa Sofia -. Non possiamo fare altro che cambiare la nostra postura di fronte a tutto questo. La montagna ha grandi fragilità e non si può affrontare in maniera intermittente, l'impegno politico e istituzionale  è doveroso per avere futuro e prospettive. Oltreterra continua per questo”.

“Continuo a venire a Oltreterra per imparare, attraverso diversi approcci cresciamo tutti in un clima collaborazione, purtroppo sui temi ambientali  vige un approccio emergenziale come se ci si accorgesse all'improvviso di qualcosa che succede o cambia - ha osservato Tonino Bernabè presidente Romagna Acque -. Sull'emergenza p+orma siamo bravi ma adesso occorre lavorare su tre aspetti: l'approccio scientifico nel rapporto con la natura è quello che ci permette di fare un salto culturale. Dobbiamo portare a livello di società i temi ambientali, l'ambiente non ci serve solo per tempo libero, poi ci sono addetti che se ne occupano. Lavorare sul tempo: c'è n'è poco e capacità reazione delle istituzione non è adeguato si tende a rimuovere fino alla successiva emergenza. Negli anni le “teste di legno” sono cresciute grazie ad Oltreterra e molti di noi ambiscono ad ottenerlo questo premo oggi”.

“Negli anni tanti hanno portato nuova linfa a Oltreterra e dall'idea di buone pratiche si è passati ad azioni e progetti concreti e questo è successo grazie a chi ci ha accompagnato da sempre come Antonio Nicoletti di Legambiente o come Alessandra Stefani - ha dichiarato Luca Santini presidente Parco nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna -. Il dibattito sulla montagna a Oltreterra non è stato mai romantico, ma serio e a volte aspro con ottimi risultati di sintesi. Conservazione e sviluppo potevano sembrare due temi che non potevano andare di pari passo, ma da qui abbiamo  dimostrato che è possibile conservare un patrimonio e emetterlo contestualmente  al centro di uno sviluppo territoriale. Oltreterra oggi può camminare con le proprie gambe è un po' come se fosse un nostro figlio maggiorenne emancipato in grado di progettare e anche coordinare e attrarre al proprio interno varie esperienze e punti di vista, un luogo dove anche posizioni molto diverse possono trovare sintesi per attivare pratiche di supporto ai territori interessati”. 

Così Serena Milano direttrice Slow Food Italia: “Ci dimentichiamo che l'Italia è un paese fatto per oltre il 70 per cento di montagna, quindi semmai le aree marginali sono altre. Il fatto di definire la montagna come area marginale è la logica conseguenza di un modello di sviluppo preciso che dagli anni Cinquanta si è concentrato sulla costa e sulla  pianura generando uno sviluppo completamente squilibrato che ha generato anche diseguaglianze sociali importanti. Basta pensare all'accesso ai servizi pubblici, scuole, sanità. Per 70 anni c'è stato uno scivolamento a valle poi la corsa al sempre più grande per avere tutto più grande ospedali centri commerciali al posto delle botteghe. In un'ottica di gigantismo la dimensione arriva prima dei bisogni delle persone. Occorre ribaltare prospettiva e narrazione. Nelle terre alte ci sono risorse essenziali per comunità, acqua, spazi, saper, competenze , biodiversità. Ci sono persone che sono rimaste perché hanno deciso di restare, non serve idealizzare il borgo cartolina né parlare di ritorno al passato. Castanicoltura e pascoli, ad esempio, non sono selvatici, ma frutto di collaborazione fra comunità e natura.  Parliamo di capovolgere logiche politiche enormi puntando su erba e fieno, significa ridare vita ad aree abbandonate, capovolgere anche la narrazione sulla salute perché se oggi latte e formaggio sul banco imputati ma quale formaggio se animali mangiano fieno cambia il profilo nutrizionale del latte e quindi del formaggio. Sono tutte  attività che danno risposta concreta a sfide di oggi, quindi va capovolta anche la retorica sui mestieri: il pastore è un mestiere del futuro”. 
 

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