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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Santa Sofia

Si appropriava illecitamente degli uccelli da richiamo per venderli: denunciato

Nel mirino dei militari del Corpo Forestale dello Stato del Comando Stazione di Santa Sofia e Civitella di Romagna è finito un uomo, denunciato a piede libero

Con un ingegnoso sistema si appropriava illecitamente degli uccelli catturati nei centri autorizzati dalla Provincia, per poi rifornire il mercato illegale. Nel mirino dei militari del Corpo Forestale dello Stato del Comando Stazione di Santa Sofia e Civitella di Romagna è finito un uomo, denunciato a piede libero. Le attività d’indagine proseguono, anche dopo l’effettuazione di alcune perquisizioni delegate dal magistrato, per risalire alle modalità e ai canali del commercio illegale degli uccelli da richiamo.

IL CONTROLLO - La pattuglia ha eseguito dei servizi mirati sulle operazioni di cattura di avifauna che avvengono nei centri autorizzati dalla Provincia di Forlì-Cesena. In questi centri vengono catturati con delle reti gli uccelli selvatici di specie cacciabili (merli, tordi sasselli, tordi bottacci, cesene) che vengono poi consegnati, attraverso trasparenti procedure di graduatoria, ai cacciatori che li utilizzano quali richiami vivi da impiegarsi nell’esercizio dell’attività venatoria da appostamento. Nell’attività condotta nel centro di cattura in funzione in località Cigno del comune di Civitella di Romagna, nei giorni scorsi, sono state riscontrate gravi irregolarità.

IL SISTEMA ILLEGALE - Il sistema illegale, all’apparenza ingegnoso, è stato scoperto e smascherato attraverso prolungati appostamenti a distanza che hanno accertato l’esistenza di reati  perpetrati in danno della fauna selvatica e, realtà da porre in evidenza, degli stessi cacciatori. I militari hanno verificato e documentato quanto avveniva: uno degli addetti all’impianto aveva organizzato un sistema che all’apparenza poteva apparire legale. Quando un volatile appartenente alle specie cacciabili finiva nelle reti di cattura, l’addetto lo prelevava regolarmente e, come prassi, lo portava all’interno di un locale chiuso situato nei pressi dell’impianto di cattura e destinato appositamente a questi animali. Ma proprio all’interno venivano commesse le illegalità. Il personale del Corpo Forestale dello Stato ha in più casi verificato e documentato che, poco dopo aver portato l’uccello catturato nel locale, l’addetto usciva dallo stesso con in mano una gabbietta con all’interno un uccello della stessa specie che veniva posizionato quale richiamo all’interno dell’impianto di cattura.

PROVE - Questa situazione è stata notata e documentata più volte, creando non poche perplessità sulla regolarità di quanto stava avvenendo. Dopo aver constatato e documentato ripetuti episodi di cattura che prevedevano la medesima procedura, il personale del Corpo Forestale dello Stato è intervenuto nell’impianto, mentre lo stesso era in funzione e ha proceduto a un accurato controllo. È emerso che a fronte dei numerosi uccelli catturati solo pochi venivano annotati sull’apposito registro, mante vi è d’obbligo annotare nell’immediatezza ogni cattura. Inoltre, da un accurato controllo, è risultato che i volatili presenti nelle gabbie usati come richiamo e che erano precedentemente usciti dal locale chiuso avevano l’anello alla zampa (che ne identifica la cattura) molto allentato in modo tale da essere facilmente sfilato. Erano infatti gli uccelli appena catturati cui era stato applicato un anello fasullo.

IL MECCANISMO ILLECITO - Il meccanismo illecito era il seguente: alla fine della giornata, terminate le operazioni di cattura, solo alcuni uccelli venivano regolarmente registrati e consegnati per essere assegnati ai cacciatori. Gli altri, quelli inseriti temporaneamente nelle gabbiette da richiamo, rimanevano a disposizione dell’addetto che, come è stato riscontato, gli utilizzava per attività illecite. Dopo aver raccolto e documentato le fonti di prova, il sistema fraudolento è stato contestato all’addetto dell’impianto di cattura e a un’altra persona al momento presente in loco e che collaborava con lo stesso. La contestazione è stata quella di aver ripetutamente proceduto alla cattura di uccelli appartenenti a specie cacciabili che non venivano annotati sui registri e che successivamente, una volte sfilato l’anello che veniva riutilizzato per le successive operazioni illecite, finivano per alimentare un commercio clandestino di uccelli da richiamo dove un solo volatile viene pagato tra i 50 e i 100 euro.

COMMERCIO ILLEGALE - Il consistente danno, oltre che perpetrato ai danni della fauna selvatica, è stato innanzi tutto subito dai cacciatori che, pur avendone fatto regolare e legale richiesta, non si vedevano consegnare gli uccelli da richiamo per una “dichiarata” insufficienza numerica delle catture quando invece i volatili prendevano le vie del traffico illegale. Dai primi accertamenti eseguiti risulta plausibile che gli uccelli venissero commercializzati illegalmente anche al di fuori della provincia di Forlì-Cesena dove venivano poi “regolarizzati” con l’apposizione di anelli fissi, ma di provenienza altrettanto illegale.

LE ACCUSE - All'uomo sono state contestate le accuse di peculato e uso abusivo di sigilli e strumenti veri, che prevedono rispettivamente pena da tre a dieci anni di reclusione e pena con reclusione fino a tre anni e fino a euro 309 di multa. Inoltre sono state emanate sanzioni disciplinari da parte dell’Amministrazione provinciale che ha revocato l’incarico di gestione dell’impianto di cattura alla persona denunciata all’Autorità Giudiziaria. Le attività d’indagine proseguono, anche dopo l’effettuazione di alcune perquisizioni delegate dal Magistrato titolare del fascicolo penale, per risalire alle modalità e ai canali del commercio illegale degli uccelli da richiamo.

"I servizi condotti denotano il successo dell’incisiva azione info-investigativa e di controllo del territorio esercitata da parte del Corpo Forestale dello Stato attraverso la quale è possibile contrastare all’origine i fenomeni di illegalità - afferma il comandante provinciale Giampiero Andreatta -.  Il Corpo Forestale dello Stato rimane impegnato costantemente sia in ambito nazionale sia locale nei servizi di vigilanza e controllo al fine di verificare il corretto rispetto delle norme sull’esercizio dell’attività venatoria in conformità alle regole che prevedono tempi, modalità, specie cacciabili e specie protette. Per eventuali segnalazioni su emergenze ambientali è sempre attivo il numero verde “1515” cui il cittadino può rivolgersi gratuitamente per comunicare attività illecite condotte in danno dell’ambiente.

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