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La notte del 9 ottobre 1963 partì per la missione di salvataggio: il vigile del fuoco Roberto Bazzocchi racconta il Vajont agli studenti

Gli alunni, accompagnati dalle professoresse Agnese Saragoni, Alessandra Bresciani e dal coordinatore del progetto Marco Susanna, hanno preso numerosi appunti e prestato grande attenzione alla testimonianza del vigile del fuoco in pensione Roberto Bazzocchi

Nell’ambito del progetto “Vajont, come si costruisce una catastrofe” promosso dal Comune di Forlì e dall’Istituto comprensivo 3, i ragazzi della 3°B e 3°C della scuola media "Orceoli" hanno avuto l’opportunità di visitare il comando provinciale dei Vigili del Fuoco in una due giorni che sicuramente, oltre a servire agli argomenti di progetto, resterà indelebile nella loro memoria, perché anche di memoria si è trattato. Era presente infatti il vigile del fuoco in pensione Roberto Bazzocchi che partì da Forlì a 22 anni, insieme ai colleghi, con una camionetta "Fiat 640" proprio la notte del 9 ottobre 1963 in soccorso delle popolazioni colpite dalla frana del Monte Toc e conseguente disastro del Vajont che causò circa 2000 vittime.

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Gli alunni, accompagnati dalle professoresse Agnese Saragoni, Alessandra Bresciani e dal coordinatore del progetto Marco Susanna, hanno preso numerosi appunti e prestato grande attenzione alla testimonianza di Roberto che, visibilmente emozionato, ha raccontato gli istanti in cui scattò l’allarme notturno, la partenza dalla caserma di Piazza delle Erbe, il viaggio di notte senza autostrada direzione Longarone, il soccorso a ciò che restava di numerosi paesi annientati dall’onda. Molto toccante il racconto del vigile del fuoco che per 14 giorni operò nella valle del Piave per cercare sopravvissuti, vittime (individuabili dai nugoli di mosconi in determinati punti) e per liberare soprattutto le migliaia di tronchi caduti giù dal Toc che ostruivano il ponte di Soverzene a sud del territorio invaso dall’acqua. In quei giorni ci fu un momento che si temette anche un cedimento della diga che invece è ancora lì, a testimoniare l’arroganza dell’uomo.

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La visita a Forlì è poi proseguita, grazie al permesso del comandante della stazione, a tutti i luoghi in cui, ogni giorno, scattano emergenze che salvano persone grazie all’inestimabile opera dei vigili del fuoco. I ragazzi, affascinati dai racconti degli operatori, hanno compreso perfettamente cosa accade quando arriva la telefonata, parte la sirena di allarme, vengono comunicati i vari gradi di emergenza, qual è la funzione dell’attrezzatura del camion, le pertiche, le maschere antigas, le autobotti, fino a giungere a vedere come ci si è mossi, con una ricostruzione minuziosa, quando l’alluvione ha colpito Forlì il 16 maggio scorso al buio, tra fotoelettriche, gommoni di soccorso, moto d’acqua e pompe aspiranti.

Lo striscione steso durante l'alluvione-2

Al termine del secondo giorno, infine, hanno assistito all’allerta vera con la partenza del camion conseguentemente alla telefonata di richiesta di salvataggio-persona nel comprensorio forlivese. Si tratta, spiega il professor Susanna, di "un esempio tangibile e concreto di come la scuola, oltrepassando il libro di carta, può realmente trasmettere valori fondamentali per quell’educazione alla cittadinanza di cui si parla tanto in questi anni con il ritorno dell’educazione civica. 
Un ringraziamento particolare va a Teresa Visconti per la perfetta accoglienza e strutturazione della visita".

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