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Cronaca

La loro "azienda" basata sulla prostituzione si era espansa negli anni: sequestrate case, soldi e droga

Oltre ai 250 euro, col Covid, veniva anche chiesto un contributo di 5 euro per la sanificazione. E alcune prostitute, particolarmente diligenti, prendevano anche la temperatura col termoscanner al cliente prima della prestazione.

L'attività di supporto alla prostituzione, che secondo gli inquirenti durava da oltre un decennio, aveva permesso loro di accumulare un patrimonio di circa 300mila euro, costituito da immobili, contante e conti correnti, un Suv, oltre che un ingente quantitativo di droga. Un' “impresa criminale”, come è stato spiegato in conferenza stampa, dato che gli utili venivano reimpiegati nello sviluppo e nell'espansione della stessa redditizia attività connessa alla prostituzione. Tutti beni che sono finiti sotto sequestro, gli appartamenti ai fini della confisca e il futuro riutilizzo per fini sociali.

L'indagine è costata ad una coppia di un uomo e una donna di Faenza la misura cautelare dell'obbligo di dimora. Per la donna, inoltre, è scattato anche l'arresto in flagranza perché durante il blitz, in un appartamento di Firenze, è emerso un quantitativo di circa 4,5 chili di marijuana. Con la donna arrestato anche un albanese. Sono i tre soggetti che sono finiti nei guai nei giorni scorsi quando la Polizia di Stato ha eseguito misure cautelari e diverse perquisizioni, coordinate dalla Squadra Mobile della Questura di Forlì, guidata da Enzo Tarquini, ed eseguite anche dal personale della Squadra Mobile di Bologna, Firenze, Ravenna e dei Commissariati di Imola e Faenza. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione e dell’immigrazione irregolare, e per il reato di autoriciclaggio.

Un posto a 250 euro a settimana

L'indagine è partita da Castrocaro Terme, dove era stato notato un giro strano intorno ad un appartamento, clienti che entravano e uscivano da una “casa del piacere” che era finito anche nelle proteste dei vicini. Da tale attività alcuni mesi fa si è dipanata un'indagine che ha condotto appunto alla coppia di Faenza, formalmente imprenditori agricoli, ma di fatto – secondo le accuse – che traevano la gran parte del loro reddito dall' “attività parallela”, vale a dire dare supporto logistico alle prostitute per 250 euro alla settimana. Tanto, infatti, era il costo del “posto”, vale a dire l'utilizzo dell'appartamento di proprietà (due a Castrocaro e uno a Firenze) o in affitto (a Imola), oltre che il contorno, come gli annunci sui siti di appuntamenti, anche l'andare a prendere la prostituta alla stazione, rifornirla di vivande etc. Gli inquirenti stimano un giro di una decina di donne e transessuali che si alternavano sulle varie sedi. “La coppia era inserita in un circuito internazionale che permetteva l'arrivo delle prostitute dall'estero, specialmente da Sudamerica e Spagna”, spiega Tarquini.

VIDEO - Le "case del piacere" sequestrate

Oltre ai 250 euro, col Covid, veniva anche chiesto un contributo di 5 euro per la sanificazione. E alcune prostitute, particolarmente diligenti, prendevano anche la temperatura col termoscanner al cliente prima della prestazione. L'indagine ha constatato movimenti anomali sui conti correnti, nonché l'acquisto recente di due piccoli immobili a Castrocaro e uno a Firenze, mentre un quarto era a Imola in affitto, tutti gestiti dalla stessa coppia, il tutto a fronte di redditi che non potevano giustificare tale attività immobiliare. Per la Polizia, in sostanza il tutto sarebbe stato re-impiegato grazie all'auto-riciclaggio dei proventi dell'attività sulla prostituzione.

L'indagine

Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Forlì nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Forlì (pm Filippo Santangelo), e svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Forlì. Dall’indagine, avviata dallo scorso mese di settembre, è emerso che una coppia, un uomo e una donna residenti a Faenza intorno ai 40 anni, e un cittadino albanese, trentenne, quest’ultimo irregolare sul territorio, dopo essersi associati tra di loro, hanno adibito stabilmente abitazioni di loro proprietà o nella loro disponibilità al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche di donne e transessuali irregolarmente soggiornanti sul territorio nazionale. Durante le perquisizioni sono state identificate all’interno degli appartamenti prostitute, una donna irregolarmente soggiornante sul territorio nazionale, nonché rinvenuti e sequestrati oltre 6.000 euro in contanti e 4,5 chili di marijuana, quest'ultima era nell'immobile a Firenze, dove al momento dl blitz si trovava la donna e il cittadino albanese.

“Oltre alle misure cautelari l'indagine ha mirato a ricostruire il re-impiego dei proveniti, così da aggredire in modo più efficace e incisivo il patrimonio generato dall'attività illecita, modalità anche con maggiore valore deterrente. Al termine dell'iter giudiziario tali beni potranno essere confiscati e utilizzati a fini sociali”, conclude Tarquini.

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