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Cronaca Santa Sofia

Geologia, professionisti da 9 paesi del mondo sulla frana di Poggio Baldi

Sistemi Laser e Radar oltre a numerosi apparati di misura di profondità e colonne multi-parametriche da installare in fori di sondaggio hanno fatto da cornice alla giornata studio nell’ambito della quale è stata effettuata anche una dimostrazione di rilievo con drone fotogrammetrico

“Qualcuno l‘ha chiamata fiera, qualche altro ha usato il termine atelier, la gran parte hanno usato i termini giornata studio o convegno. Personalmente credo che tutti questi termini siano al tempo stesso appropriati e riduttivi per l’iniziativa. L’aver raccolto sulla frana di Poggio Baldi oltre 100 professionisti provenienti da 9 paesi del mondo e 10 aziende che producono avanzatissime strumentazioni di monitoraggio rappresenta infatti un unicum a livello mondiale per il quale forse la giusta definizione deve essere ancora trovata”. Queste le parole con le quali Paolo Mazzanti, che ha ideato e realizzato in stretta sinergia con Nhazca, spin-off dell’Università di Roma “Sapienza”, e con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, descrive l’iniziativa che si è svolta a Corniolo.

A 5 anni di distanza dalla tragica riattivazione della frana che il 18 marzo 2010 aveva messo in movimento circa 4 milioni di metri cubi di materiale, distruggendo tutto quello che incontrava nel suo percorso e ostruendo il torrente Bidente, l’area interessata dalla frana (oggi ripristinata a seguito di numerosi interventi di messi in sicurezza dal parte del Servizio Tecnico di Bacino) è stata infatti allestita come un laboratorio di campo per poter ospitare aziende con i loro strumenti e consentire a numerosi professionisti provenienti da tutto il mondo di prendere visione e toccare con mano le principali soluzioni di monitoraggio frane che esistono sul mercato.

Sistemi Laser e Radar oltre a numerosi apparati di misura di profondità e colonne multi-parametriche da installare in fori di sondaggio hanno fatto da cornice alla giornata studio nell’ambito della quale è stata effettuata anche una dimostrazione di rilievo con drone fotogrammetrico. Al termine delle attività di campo i partecipanti si sono ritrovati nella sala convegni dell’Ostello di Santa Sofia dove numerosi esperti del settore hanno fornito il loro contributo sul ruolo del monitoraggio come strumento di prevenzione e previsione del Rischio Idrogeologico.

Presidente e direttore del Parco, Luca Santini e Giorgio Boscagli, non hanno nascosto l’ambizione di far diventare la frana di Poggio Baldi una “focus area” di livello internazionale per la sperimentazione di strumenti ed esercitazione didattica per il monitoraggio dei rischi idrogeologici, con particolare riferimento a quelli che caratterizzano le Aree Protette. Anche al fine di coniugare un’aspirazione scientifica con un’azione di promozione del territorio che coinvolga gli abitanti e le Amministrazioni locali. La giornata si è conclusa con la firma di un Protocollo di Intesa tra Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma “Sapienza”, Romagna Acque Società delle Fonti e Nhazca.

Il documento, che avrà durata triennale, si pone l’obiettivo di “promuovere e far convergere le reciproche azioni verso gli obiettivi condivisi di sviluppo di azioni inerenti alla tutela dell’assetto idrogeologico delle aree di riferimento e alla loro sicurezza, anche allo scopo di sviluppare attività  a carattere turistico ambientale e di promozione del territorio”. “Questo accordo è un passo importante nella direzione del water management – afferma Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque - per la nostra Società, gli strumenti di tutela delle risorse ambientali da sempre hanno rappresentato una necessità imprescindibile; tra queste, la tutela dell’assetto idrogeologico assume un ruolo di primaria importanza per la qualità e la sicurezza dell’approvvigionamento idropotabile. Come testimonia la frana di Poggio Baldi, oggetto della recente giornata di studio, che aveva coinvolto le prese idriche del Bidente di Campigna: Romagna Acque ha finanziato per 1 milione di euro i lavori di messa in sicurezza”.

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