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Cronaca Bertinoro

"Siamo liberi di amare chi vogliamo ed essere chi siamo": legge Zan e la "battaglia di civiltà" di Fratto

"E’ una vicenda che deve vederci tutti impegnati, perché parliamo di rendere più sicura la vita di tante e tanti nostri cittadini", evidenzia Fratto

"Vi chiedo di essere al mio fianco in questa battaglia, che è una battaglia di civiltà. Perché tutti noi siamo liberi di amare chi vogliamo, di essere quelli che siamo. Liberi di essere felici". Il sindaco di Bertinoro e presidente della Provincia di Forlì-Cesena, Gabriele Antonio Fratto, attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook si schiera a sostegno del decreto legge che prende il nome del suo relatore, Alessandro Zan, "che la destra sta bloccando in Parlamento per impedirne l’approvazione".

Per sostegnere l'iniziativa Fratto ha pubblicato un'immagine di se stesso con uno sfondo color arcobaleno. Il Disegno di Legge prevede misure di prevenzione e contrasto alla discriminazione e alla violenza per motivi fondati sul sesso, il genere, l’orientamento sessuale, la disabilità, riconoscendo quindi tra gli altri il reato di omotransfobia. "E’ una vicenda che deve vederci tutti impegnati, perché parliamo di rendere più sicura la vita di tante e tanti nostri cittadini - evidenzia Fratto -. Sono persuaso che la comunità di Bertinoro, così legata ai valori della solidarietà e dell’Ospitalità, sia sensibile al tema della diversità e del rispetto delle identità di ognuna e ognuno".

"Il DDL Zan deve essere approvato, perché episodi di discriminazione sono ancora molto vivi e attuali - sottolinea il primo cittadino del Colle -. Io stesso, sulla mia pelle, ho vissuto troppe volte il senso dell'inadeguatezza per la mia identità sessuale, oggetto di scherno o di condanna da parte di quella piccola minoranza di persone immotivatamente astiose e irrispettose…oserei dire cattive.
Non tutti hanno la forza, il carattere o il sostegno familiare adeguato per proseguire serenamente il proprio percorso di vita quando è vittima di queste che sono vere e proprie violenze". 

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