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Cronaca

Tecnologia 5G, gli ambientalisti: "No all’innalzamento dei livelli di emissione dei campi elettromagnetici"

Il presidente del Wwf di Forlì-Cesena, Alberto Conti, e la presidente del Comitato Tecnologie Sostenibili-Stop 5G Romagna, Elisabetta Saviotti, prendono la parola in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del governo Draghi

"No all’innalzamento dei livelli di emissione dei campi elettromagnetici". Così il presidente del Wwf di Forlì-Cesena, Alberto Conti, e la presidente del Comitato Tecnologie Sostenibili-Stop 5G Romagna, Elisabetta Saviotti, prendendo la parola in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del governo Draghi. Quest'ultimo, sostengono gli ambientalisti, "prevede un aumento di dieci volte dei livelli di immissione del campo elettrico, di cento volte della densità di potenza del campo elettromagnetico  ed un metodo non deterministico della loro stima. Stando a numerosi e qualificati studi scientifici indipendenti internazionali e nazionali, questo aumento ha elevata probabilità di provocare nel tempo, in base alle dosi assorbite, siano esseri umani o altri esseri vegetali e animali, gravi malattie  fra le quali tumori, alterazioni genetiche, disturbi neurocerebrali e psicomotori;  gravi malattie che, nel caso degli esseri umani, colpirebbero in particolare i soggetti con difese immunitarie minori, inclusi anziani e bambini".

Nei giorni scorsi il comitato Stop 5G Romagna, il Wwf di Forlì-Cesena ed altri soggetti ambientalisti locali e nazionali (in particolare Legambiente ed Isde-Medici per l’Ambiente) hanno formalmente chiesto alle massime Istituzioni dello Stato (presidenza della Repubblica, Governo e Parlamento) "di soprassedere all’aumento dei livelli di radiazione (oggi valutati in 6 Volt per metro) accettabili; ciò in base ai risultati scientifici ottenuti da oltre 25 anni or sono ad oggi, e non  prima di aver effettuato ulteriori ricerche scientifiche e sanitarie, specifiche delle caratteristiche delle radiazioni prodotte dai sistemi 5G (per livello di potenza, frequenze in gioco e modalità di trasmissione), ricerche indispensabili per  comprenderne il livello degli associati rischi".

Con una lettera inviata alle Istituzioni si è chiesto di coinvolgere il Ministero della Salute nel processo di valutazione degli innalzamenti dei livelli e delle metodologie di stima. Ma anche di "provvedere allo sviluppo della nuova tecnologia solo dopo averne accertato la sostenibilità per la salute delle persone, più in generale degli esseri viventi  e dell’ambiente, poiché anche la biodiversità animale e vegetale può essere gravemente danneggiata da effetti paragonabili a quelli a carico della popolazione. A tale scopo le associazioni ambientaliste hanno chiesto che vengano incaricati per la ricerca enti scientifici indipendenti (fra i quali,  ad esempio, l’Istituto Ramazzini di Bologna, già accreditato a livello internazionale ed europeo per i suoi studi sui Cem)".

Viene inoltre chiesto di "mantenere l’attuale valore di attenzione di campo elettrico (6 volt/metro) riportando le misure ad una media nei 6 minuti, invece che nelle 24 ore e non aumentare le frequenze attualmente in uso; mantenere la possibilità di adottare regolamenti comunali che preservino le zone sensibili (scuole, ospedali, zone di frequentazione pubblica) dall’impatto elettromagnetico e che proteggano anche le residenze ed i luoghi di lavoro, minimizzando le esposizioni della popolazione; e rrispettare di conseguenza il principio di precauzione e di prevenzione prima della realizzazione di nuove tecnologie, così come sancito da precise normative cogenti emanate dalle Istituzioni europee e dall’Oms". "Qualsiasi azione istituzionale che prescinda dalla necessaria cautela prima di porre in atto la nuova tecnologia 5G, verrà duramente contestata e fatta oggetto di ricorsi a livello sia civile sia penale", concludono.
 

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