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Tutto partì il 15 giugno del 1954 dall'iniziativa di tre artigiani: Cna compie 70 anni aprendosi a mondi diversi

""Essere accanto" per Cna significa anche, letteralmente, prossimità", rimarca il presidente Lorenzo Zanotti

"Continuamente accanto". E' questo il claim scelto da Cna Forlì-Cesena per accompagnare le iniziative che celebreranno il settantesimo dell'associazione degli artigiani. "Un messaggio forte di vicinanza - le parole del direttore generale di Cna Forlì-Cesena, Franco Napolitano -. Cna da 70 anni è accanto a chi ha idee e coraggio per mettersi in gioco ed aprire una nuova attività, accanto agli imprenditori e imprenditrici che danno la vita per la loro azienda, accompagnandoli nei progetti, negli investimenti, nei momenti di difficoltà e di crisi che inevitabilmente capita di attraversare, così come nella gestione e formazione del personale e tanto altro". 

VIDEO - Cna Forlì-Cesena, una storia lunga 70 anni

""Essere accanto" per Cna significa anche, letteralmente, prossimità - rimarca il presidente Lorenzo Zanotti -. In una fase in cui abbiamo toccato con mano la fragilità del nostro territorio collinare e montano, Cna è particolarmente orgogliosa di ricordare che – seppure nelle difficoltà – non ha mai fatto venire meno la sua presenza e il presidio nelle località più periferiche. Essere “accanto”, sul territorio, significa poi essere parte di una rete di relazioni preziose, a partire dal rapporto con le istituzioni, il mondo della scuola e le altre associazioni. Non a caso, le iniziative per il 70esimo sono ispirate a una volontà di restituzione alla comunità di appartenenza".

Partita come associazione dell’artigianato, nel corso dei decenni Cna si è aperta a mondi diversi, mettendo a disposizione le proprie competenze e soluzioni anche a professionisti, piccole industrie e al variegato mondo del non profit. Distintivo per Cna Forlì-Cesena è anche il progetto Cna Cittadini e la grande rappresentatività di Cna Pensionati. "Cna ha ridisegnato la propria presenza sul territorio e la sua offerta di servizi per la rappresentanza - ricorda Zanotti -. Dopo un inizio del millennio improntato a una moderata fiducia, gli ultimi decenni ci hanno fatto attraversare turbolenze e crisi di portata epocale, a partire dalla crisi finanziaria del 2008 con tutti gli strascichi e le conseguenze anche nell’economia del nostro paese, passando per la pandemia da Covid-19, la guerra in Europa e nell’ultimo anno l’alluvione".

In tutto ciò, Cna ha continuato ad essere un punto di riferimento, da qui il claim “Esserci, sempre”, anzi nei momenti di maggiore crisi ha costituito una solida certezza anche per fasce nuove e diverse rispetto alla sua base associativa classica, andando a incarnare un ruolo di attore centrale nella comunità, a partire dai rapporti col mondo della scuola e delle nuove generazioni. Un altro tratto distintivo in questi anni è stata la scelta di non abbondonare mai il territorio, confermando la presenza capillare con le sue 23 sedi in tutta la provincia. Una scelta di vicinanza e di utilità, che hanno guidato le azioni dell’associazione in questi anni", rimarca Zanotti.

La storia

Costituita il 15 giugno del 1954 come Apf (Artigianato provinciale forlivese), aderente alla Cna e partita con tre dipendenti, nei primissimi mesi in via Luffo Numai e quindi per i 14 anni successivi in via Giove Tonante a Forlì. Il 24 novembre dello stesso anno si decide la costituzione della sezione cesenate. A un anno di distanza, i tesserati nel Forlivese risultavano 292, nel Cesenate 147, con l’obiettivo di estendere rapidamente la copertura sul territorio.  Gli anni ’50 vedono l’approvazione di alcune leggi fondamentali per il mondo dell’artigianato, a partire dalla sua identità, con la definizione di “impresa artigiana”. Fin da subito l’associazione si contraddistingue per una grande partecipazione democratica, con una organizzazione orizzontale nel territorio e verticale per la rappresentanza di settore.

Gli anni del consolidamento e dello sviluppo (1960-1980)

Gli anni ’70 segnano anche il consolidamento della presenza nella quasi totalità del territorio provinciale e la crescita della struttura, che arriva a occupare una settantina di persone. Gli spazi non sono più sufficienti, si procede quindi con importanti investimenti per arrivare a inaugurare le nuove sedi di Forlì in via dei Gerolimini nel gennaio 1971 e a Cesena all’angolo tra via Mulini e via Pisacane nel maggio 1978. Al contempo, si struttura la rappresentanza verticale con la stagione dei congressi di fondazione delle federazioni di categoria. Sull’onda del miracolo economico si registra un forte trend di crescita e di ampliamento dei servizi con conseguenti esigenze in termini di organizzazione e meccanizzazione. La “rivoluzione fiscale” del 1972-73 con la nuova legislazione sull’Iva rappresentò un punto di svolta epocale.

Nel 1974 nasce la Cooperativa artigiana di garanzia che – nel periodo 1975-1980 – andrà ad assicurare prestiti per un importo di oltre 2,4 miliardi di lire. È del 1971 l’avvio del patronato Epasa. Parte qui la lunga avventura del giornale L’informatore artigiano. Per quanto riguarda la rappresentanza, sono anche anni di sperimentazioni, non sempre facili. Emblematica la vicenda della Cpa, nata con grandi aspettative, ma che si rivelerà meno efficiente e rappresentativa. Burrascosa anche la vicenda della Cassa Mutua Artigiana, che si intreccia col complesso processo di avvio del sistema sanitario nazionale (1975).

In questi anni l’associazione, come scrive lo storico Andrea Baravelli nel volume realizzato per i 50 anni di Cna Forlì-Cesena, fu una “formidabile palestra” di democrazia: “anche attraverso la partecipazione alla vita della propria organizzazione sindacale, gli artigiani appresero le regole della buona cittadinanza e rafforzarono in loro il sentimento d’appartenenza a una repubblica fondata, oltre che sul lavoro, anche sulla partecipazione ai riti e alle pratiche della vita pubblica”. Sono gli anni in cui si costruisce l’identità collettiva e il senso di appartenenza degli artigiani, inseriti nel solco delle divisioni politico-ideologiche che si erano definite nei movimentati e accidentati anni ’50. Con una forte tensione verso il futuro, un’abitudine a parlare in “termini generali”, oltrepassando gli angusti confini dell’esclusiva difesa degli interessi artigianali. Un approccio che si traduce nella scelta, fin da subito, per un’unica associazione provinciale. Sia per poter meglio dialogare con le istituzioni del territorio, sia per disporre di una organizzazione grande e ben strutturata, che sfrutti le economie di scala e abbia maggiore peso specifico. Nel socio Cna, insomma, le passioni hanno la meglio sugli interessi.

Uno snodo importante è anche quello rappresentato dal nuovo statuto approvato nel 1974, che sancisce la sua autonomia e indipendenza da “qualsiasi organizzazione ed istituto politico, economico, assistenziale”. Lo scenario di fine anni ’70 vede una profonda ristrutturazione dell’apparato industriale e, parallelamente, il protagonismo di un artigianato e una piccola imprenditorialità che potevano mettere sul piatto le risorse assicurate loro da flessibilità, efficienza, specializzazione produttiva e capacità d’innovazione tecnologica. Ai servizi più classici se ne aggiungono di nuovi come il credito e la formazione, nascono i consorzi e le aree artigianali. La Cna si accredita sempre più nello spazio pubblico, collabora con gli enti locali anche grazie agli impulsi della neonata Regione, tanto da diventare un vero e proprio agente dello sviluppo, protagonista dell’elaborazione programmatica in campo economico.

La costruzione della “galassia Cna”. Una trasformazione culturale fra anni ’80 e ’90

Gli anni ’80 partono con una “crescita tumultuosa” degli associati; crescono di conseguenza anche i servizi, e il personale dell’associazione triplica in 5/6 anni. Si avvia una grande trasformazione, che porterà dal classico artigiano, grazie anche all’accompagnamento della Cna, alla figura sempre più centrale del “piccolo imprenditore”. Anche l’associazione, progressivamente, cambia pelle: la politica cede spazio all’innovazione e alla necessità di offrire servizi più efficienti, l’epoca delle vecchie componenti lascia progressivamente lo spazio a una Cna “unitaria, pluralistica, autonoma” (1982). L’organizzazione e la gestione della stessa Cna necessitano di essere traghettate verso un modello “più imprenditoriale e meno ideologico”: anche in seguito all’impatto organizzativo della riforma Visentini, il lavoro viene riorganizzato, modellandolo sui bisogni dettati dalla stagionalità dei servizi e sul volume della domanda. Il 1989 segna il passaggio a una nuova concezione della Cna, più moderna, una rete di società di scopo controllate in una holding, la “galassia Cna”. Nel nuovo statuto si definisce inoltre una più moderna suddivisione di ruoli fra artigiani dirigenti e struttura.

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