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Gara per il servizio di distribuzione gas, "Riconoscere alla provincia 60 milioni di ammortamenti"

I deputati di Forza Italia, Simona Vietina e Galeazzo Bignami, hanno depositato una interrogazione in merito alla normativa che disciplina la Gara per il servizio pubblico di distribuzione del gas naturale

"Il Ministero dello Sviluppo Economico non è ancora intervenuto per riconoscere, ai Comuni o loro società patrimoniali per le reti del gas, la quota ammortamenti tariffari. Un vulnus normativo che, solo nel caso di Forlì-Cesena, vale 5 milioni di euro annui che, se moltiplicati per i 12 anni della concessione, danno un totale di 60milioni di euro". Per questo i deputati di Forza Italia, Simona Vietina e Galeazzo Bignami, hanno depositato una interrogazione in merito alla normativa che disciplina la Gara per il servizio pubblico di distribuzione del gas naturale.

"La vigente normativa prevede che la quota ammortamenti sia riconosciuta solo nel caso in cui i proprietari delle reti siano soggetti privati o utility – spiegano i deputati -. Immotivatamente il Decreto ministeriale 226/2011 sulle Gare Gas non prevede il riconoscimento della quota nel caso in cui le reti siano di proprietà dei Comuni o delle loro società a completa partecipazione pubblica. In altre parole, il soggetto che si aggiudicherà la gara disporrà di somme che invece dovrebbero spettare a chi subisce il deperimento del bene utilizzato per la distribuzione del gas, cioè la società pubblica proprietaria delle reti".

"Una carenza assolutamente da sanare – proseguono -. Unica Reti, società a totale partecipazione pubblica di Forlì-Cesena e proprietaria delle reti gas, dal 2014 attende che il Ministero dello Sviluppo Economico approvi il riconoscimento della quota ammortamenti. Ciò sta provocando ritardi nell’emissione della Gara Gas già pronta e autorizzata dall’Autorità nazionale dal settembre 2016, con conseguente ritardo anche per il complesso di investimenti previsti per il territorio come opere pubbliche, interventi di efficientamento energetico e di innovazione tecnologia. Il Ministero negli anni scorsi aveva dato segnali di apertura in tal senso, ma a quella volontà di modificare la normativa non ha fatto seguito alcun intervento legislativo".

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