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Repubblica romana, i mazziniani forlivesi ricordano il 9 febbraio 1849

"Un evento che costituì un salto nel futuro, a dimostrazione che l'Italia, allora, aveva già in sé tutti i semi della più avanzata democrazia", affermano dalla direzione della sezione mazziniana di Forlì Giordano Bruno

I mazziniani forlivesi, anche quest'anno, ricordano il IX febbraio 1849, celebrando a Repubblica Romana nel 172esimo della sua ricorrenza. "Un evento che costituì un salto nel futuro, a dimostrazione che l'Italia, allora, aveva già in sé tutti i semi della più avanzata democrazia - affermano dalla Direzione della sezione mazziniana di Forlì Giordano Bruno -. Tutto l'impianto della Repubblica Romana fu espressione di progresso. Con un'apertura culturale e una maturità politica straordinaria per il tempo fu concessa la cittadinanza italiana a tutti i non italiani residenti da dieci anni nel bel paese, preferendo concentrarsi sull’abolizione delle disuguaglianze interne (contro "tutti i privilegi di nobiltà, nascita o casta") piuttosto che sulla demonizzazione dello straniero".

"Nel 1849 Roma guardava alla pari il resto del mondo, stabilendo che "La sovranità è per diritto eterno nel popolo", non potendo i cittadini cederla nè all'uomo forte del momento nè ad un organismo sovranazionale solo burocratico. La "Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli, rispetta ogni nazionalità: propugna l'italiana", evidenziando la netta distinzione tra "popolo europeo" ed "Europa dei popoli", tra identità nazionale e comune origine e destino di fratelli - proseguono i mazziniani -. La Repubblica Romana di Mazzini, Saffi ed Armellini, trasformò la Roma papalina sottratta alle riforme illuministiche che interessarono altre grandi città della penisola, in un cantiere di sperimentazione e innovazione".

"Un secolo prima della Costituzione repubblicana italiana fu decretato il suffragio universale, riconoscendo il diritto di voto anche alle donne, fu affermata la libertà di pensiero, di culto, fu sancita la separazione tra Stato e Chiesa (con una convinzione ben più profonda di oggi), fu riconosciuta piena autonomia decisionale ai municipi introducendo quel decentramento e quel federalismo dei territori negato dalle riforme napoleoniche e sul quale ancora oggi si continua a pastrocchiare. Fu abolita la pena di morte, la tortura, la censura, retaggio di un passato non troppo lontano. Vennero riconosciute la libertà d'insegnamento e quella di associazione, il diritto alla casa e alla proprietà", viene aggiunto.

"L’esperienza della Repubblica Romana allora si radicò profondamente in alcune aree centro-settentrionali, in Romagna particolarmente, ma non solo fondando una pedagogia civile repubblicana che si concretizzò, già in epoca monarchica, nella centralità dei valori laici, nella matrice morale dell'azione politica, nella definizione di una religione civile del dovere, che ancora oggi dimostrano tutto il loro valore etico e politico - proseguono -. Tali ideali furono, indiscutibilmente, alla base di quella complessa fase politica da cui scaturì, il 2 giugno 1946, la nascita della Repubblica italiana e, conseguentemente, la splendida azione costituente. Dopo di che nel nostro paese si assistette ad una operazione sistematica di rimozione culturale e storica del valore dell'esperienza politica della Repubblica Romana, che avrebbe dovuto essere, patrimonio di tutti anziché di pochi".

"Il IX Febbraio, quindi, dovrebbe essere una giornata imperdibile non solo per i mazziniani italiani e per i forlivesi, in particolare, ma per tutti i cittadini italiani, uniti nel ricordo dell'Italia migliore che l’Ottocento democratico e progressista seppe proporre, ma soprattutto uniti nel riconoscersi come popolo nei principi fondamentali contenuti Costituzione italiana, ai quali ha contribuito in maniera decisiva la Costituzione della Repubblica Romana", concludono.

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