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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Sapro\2, "I Comuni lo usavano come bancomat"

Il tema Sapro Spa è stato discusso giovedì pomeriggio durante il consiglio Provinciale. “La commissione si è riunita otto volte, con audizioni di tre organi", ha ricordato Roccalbegni (PdL)

Il tema Sapro Spa è stato discusso giovedì pomeriggio durante il consiglio Provinciale. “La commissione si è riunita otto volte, con audizioni di tre organi: collegio sindacale, consiglio di amministrazione ed enti soci – ha esordito il coordinatore della commissione speciale Valerio Roccalbegni (PdL) -. Per questi ultimi all’audizione era presente solo il Comune di Forlì, nessun altra amministrazione socia era presente, anzi alcune non ci hanno neanche risposto”.

“Il lavoro è stato partecipato, tanto che alla fine è stata stilata una relazione condivisa, a cui è stata allegata una specifica relazione per ogni gruppo consigliare”, ha concluso. I gruppi di opposizione PdL, Udc e Lega Nord hanno poi consegnato un ordine del giorno per dare indicazioni alla giunta alla luce delle risultanze dei lavori della commissione.
 
L’intervento politico per il PdL è stato curato dal capogruppo Stefano Gagliardi: “Noi già dal 2007 con interrogazioni ponevamo domande sull’andamento del bilancio e su come far fronte al pesante indebitamento. Insomma, furono lanciati innumerevoli allarmi. I documenti erano talmente chiari che chiunque rappresentava la Provincia in quella società avrebbe dovuto segnalare il problema. Siamo arrivati alla fine al 40% di aree non produttive nel magazzino di Sapro, venendo meno alla mission di Sapro. Le colpe politiche del centro-sinistra che ha governato questo territorio ci sono tutte e si è trattato di un fallimento. Come dice il consigliere Borghetti in audizione “le amministrazione comunali erano ben presenti in Sapro”. Non si può dire che non sapessero. Il Comune di Forlì negli anni è quello che ha più penalizzato questa società causando tante difficoltà a tutto un mondo di imprenditori edili, artigiani e professionisti”.
 
Ha preso poi la parola Pier Giorgio Poeta, capogruppo di Rifondazione Comunista: “Oggi non è il giorno delle polemiche. La società ha avuto una governance e un management poco attenti alla problematiche di indebitamento e carenti nei confronti degli enti soci, che a loro volta sono stati disattenti nel’esercitare la loro funzione di controllo. Da una parte si è riscontrato un eccesso di autonomia del Cda e del direttore nella gestione operativa. Dall’altra parte in troppe occasioni Sapro è stata utilizzata da parte degli enti soci, in particolare da alcuni Comuni come magazzino o bancomat per procurarsi liquidità in cambio di terreni senza garantire la riuscita delle diverse operazioni di trasformazione urbanistica. Il direttore, che pare percepisse provvigioni sulle transizioni in entrata e in uscita, e il Cda sembrano essere stati spesso troppo collaborativi con le richieste dei soci senza un chiaro atteggiamento di attenzione. Solamente verso la fine, stante la pesante situazione debitoria, SAPRO non si è prestata a nuove acquisizioni di aree. Fino ad allora aveva sempre risposto alle varie richieste degli enti soci, specialmente nel versante forlivese, acquistando addirittura aree con destinazione residenziale. Già dagli anni 2005/2006 era evidente una situazione di forte squilibrio nei rapporti tra capitale proprio e debito con un portafoglio di aree che continuava ad aumentare in maniera anomala. Sembra evidente, ma non spetta a noi appurarlo, che da una parte si acquistavano terreni con troppa compiacenza, e dall’altra SAPRO veniva utilizzata troppo spesso per attingere finanziamenti in cambio di terreni che pagava con soldi delle banche. Il perdurare di questo comportamento da parte dei soci induce a pensare che non sia stata prestata la dovuta attenzione sugli squilibri di bilancio e sull’indebitamento della società che ha portato nel tempo al fallimento”.
 
Quindi ha parlato Giovanna Perolari, capogruppo dell’Italia del Valori: “L’attività svolta da Sapro era immobiliare, ma l’utilizzo improprio dei soci enti che richiedevano forti investimenti per le acquisizioni di aree che poi rimanevano a lungo immobilizzati in magazzino, esponeva la società a fare ricorso al finanziamento bancario. E’ evidente l’utilizzo della società come se fosse stata una controllata in house, tra questi il Comune di Forlì che ne è stato il principale utilizzatore con il 60% dei beni richiesti/imposti. Il meccanismo ha retto per qualche anno ma poi si è incrinato determinando una crescente difficoltà a far fronte agli impegni di pagamento. Tutto questo non era però inevitabile. Le considerazioni negative sulla situazione finanziaria e di liquidità desunte da dati e documenti ufficiali, potevano essere raccolte, analizzate e sviluppate anche in passato. Tenuto conto che le nomine della Spa erano prettamente politiche, le scelte gestionali assunte in questi anni dagli amministratori, avvallate dall’assemblea dei soci e dal Collegio sindacale, non appaiono coerenti con la struttura finanziaria e di liquidità dell’azienda. Evidente e clamoroso il cambio di “mission” dovuto all’acquisto di aree non produttive ma con altre destinazioni come commercio, industria edilizia ecc. per scopi e progetti utili alle Amministrazioni Comunali - vedi Foro Boario a Forlì - tanto da portare al 40% le opere di aree non produttive. Non tocca certo a noi trovare i responsabili del fallimento di SAPRO, lo farà la magistratura individuando responsabilità penali o civili, a noi come gruppo politico compete rilevare il fallimento da parte degli amministratori, il fallimento politico di chi ha governato in quegli anni gestendo in modo improprio i beni pubblici”.
 
Successivamente ha preso la parola Luciano Minghini, capogruppo del Partito Democratico: “Il principale punto di debolezza di Sapro è stata una governance non efficace nei rapporti tra amministratori e soci, con una certa discrasia nel perseguimento degli obiettivi indicati in statuto. Da una parte, è sembrato che ci sia stato un eccesso di autonomia del CdA e soprattutto del Direttore nella gestione operativa della società e non si sia prestata adeguata attenzione alle diverse preoccupazioni dei soci manifestate in diverse assemblee pubbliche. Dall’altra parte, in troppe occasioni la società SAPRO è stata utilizzata da parte degli Enti Soci per risolvere in via sostitutiva problematiche urbanistiche complesse senza fornire le giuste garanzie di riuscita delle diverse operazioni. In questo senso il CdA pare essere stato a volte troppo collaborante con le richieste dei soci senza un chiaro atteggiamento di terzietà sempre dovuto per salvaguardare il buon andamento della società. Pur in presenza di questa difficile situazione, la società poteva forse essere salvata attraverso un adeguato piano di ristrutturazione del debito, la cessione delle aree non strategiche alla missione produttiva, la cantierizzazione e vendita di aree possedute. E’ palese, invece, che il blocco delle attività conseguente alla richiesta di fallimento della Procura, la presentazione di un piano di salvataggio da parte degli advisor di SAPRO evidentemente non all’altezza della situazione con la conseguente bocciatura del Tribunale di Forlì, l’impossibilità da parte degli enti soci di procedere a robuste ricapitalizzazioni, la mancanza di un accordo col sistema bancario per azzerare o quantomeno sospendere gli interessi passivi, per ristrutturare il debito e fornire nuova finanza per urbanizzare le aree economicamente più appetibili, hanno determinato il collasso della società con la conseguente messa in liquidazione della società prima ed il fallimento poi”.
 
Questo l’intervento di Maria Grazia Bartolomei, capogruppo Udc: “Bisogna partire dall’analisi dell’andamento economico della società, in particolare facendo riferimento allo stato patrimoniale. Il livello di indebitamento accresciuto nel tempo e la mancata vendita delle aree immobilizzate avrebbe dovuto consigliare di rivolgersi fin dal 2001 alla vendita dello stock di aree piuttosto che all’immagazzinamento di altre. Se l’ente locale vuole fare l’imprenditore doveva attenersi a queste regole. Adottare maggiore prudenza ai primi segni di crisi sarebbe stato molto più opportuno. Sarebbe stato opportuno anche che i rappresentanti dei soci avessero dato precise indicazioni al Cda di non acquisire nuove aree, anche alla luce dei tempi lunghi per la cessione e la vendita di queste. L’ex presidente Croci ha evidenziato che la situazione sia rimasta ulteriormente complicata dalla richiesta dei soci di non procedere alla sostituzione del direttore, una volta licenziato quello precedente. Il ruolo di controllo del collegio sindacale sarebbe stato più pregnante se con tempestività iniziano a segnalare le criticità alla loro origine, quando le loro dimensioni erano contenuti. I soci non si sono dimostrati all’altezza. E’ mancata una visione di prospettiva e l’ascolto nei confronti del territorio. Sono stati compiuti errori di sovrastima e di acquisizioni di aree non appetibili e lì rimaste. Il mancato interesse degli imprenditori per le aree poi non ha determinato una revisione delle strategie commerciali. Abbiamo ben compreso come gli enti soci hanno perso nove mesi con un piano di risanamento e una liquidazione non credibile, mancando di autorevolezza. I creditori non bancari ora sono sottoposti al consistente rischio di non ottenere quanto loro dovuti”.
 
Gian Luca Zanoni, capogruppo della Lega Nord, ha aggiunto: “Voglio ricordare l’articolo 4 dello Statuto, che ricorda che Sapro doveva essere una società senza fini di lucro e nell’interesse dalla collettività per lo sviluppo economico e imprenditoriale del territorio. In questo si racchiude il fallimento della sua gestione. La politica che ha gestito il nostro territorio ha importanti responsabilità. Sapro era stata costituita per agevolare l’insediamento delle imprese, mentre il 40% delle sue attività era extra-mission, finendo in un sistema di competizione con i privati. Poi queste aree venivano messe sul mercato in tempi molto lunghi. Questo secondo noi sono i punti importanti che hanno portato al dissesto. Inoltre ci sono atteggiamenti discutibili per esempio del Comune di Forlimpopoli, che ha fatto partire in concomitanza delle aree mentre partivano quelle di Sapro. E’ stata una pagina non felice per il nostro territorio”.
 
Per il Pd ha parlato anche il consigliere Piero Gallina: “La commissione ha lavorato bene, con la collaborazione di maggioranza e minoranza e senza posizioni preconcette. E’ ovvio che nella vicenda Sapro per come è finita c’è una rilevanza delle responsabilità degli enti soci e sarebbe ipocrita riversare queste responsabilità solo sugli amministratori. Sapro è stato comodo, finché si è potuto lo si è usato, poi quando è affiorato il debito si è detto ‘Ci sono le banche’. La responsabilità degli amministratori di Sapro è di essersi fidati dei soci”.  Fabio Della Motta, consigliere PdL ha criticato la “latitanza completa dei nostri amministratori provinciali, che non si sono presentati all’audizione della commissione”. E ancora: “Perfino un consigliere di maggioranza dice che i soci usavano Sapro come un bancomat e il direttore del Comune di Forlì in audizione ha sostenuto che il sindaco non si prende le responsabilità per i precedenti amministratori pubblici. Questa è stata la Cassa del Mezzogiorno, gestita come la Cassa del Mezzogiorno e col buco di quella Cassa”. Infine Giordano Anconelli (PdL): “L’inerzia dei soci e l’abuso dei concetti dello statuto ha causato il fallimento di Sapro.
 
All’ordine del giorno di indirizzo di PdL, Lega Nord e Udc è stato affiancato un ordine del giorno proposto da Idv, Pd e Rifondazione Comunista. La maggioranza ha avanzato una proposta di emendamento dell’ordine del giorno delle minoranze, respinto però da PdL, Lega Nord e Udc. Al voto è risultato approvato l’ordine del giorno della maggioranza e respinto quello di Udc, Lega Nord e PdL. Nel documento della maggioranza si chiede “di attivare un organo di controllo all’interno dell’amministrazione provinciale, delegato ad effettuare un monitoraggio continuo sulla situazione economico-finanziaria delle partecipate” di “avviare, qualora venissero accertate responsabilità dalla magistratura, tutte quelle azioni volte a tutelare gli interessi della Provincia stessa”. Più diretta la formulazione delle minoranze, non approvata: “avviare le procedure necessarie ad appurare eventuali responsabilità nei confronti degli amministratori di Sapro”.

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