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Cronaca

Archivio comunale alluvionato, due ex dipendenti "Avvisammo più volte, fu sbagliata la scelta di via Asiago"

In quel capannone, oltre a documenti e atti amministrativi hanno trovato spazio, nel tempo, materiali con valenza storica, destinati a biblioteche, emeroteca, museo archeologico

Tra le ferite aperte dall'alluvione a Forlì, una certamente riguarda l'inondazione dell'Archivio comunale di via Asiago. In quel capannone, oltre a documenti e atti amministrativi hanno trovato spazio, nel tempo, materiali con valenza storica, destinati a biblioteche, emeroteca, museo archeologico. Oltre a molto del deposito del Museo del Risorgimento, come ricorda Luigi Ascanio, presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento di Forlì.

Eppure è diffusa la convinzione che quel capannone non fosse la sede ideale per trasferire, dal 2001, un servizio comunale così importante. L'area, al netto dell'eccezionalità dei fenomeni vissuti in questi giorni, è individuata da sempre tra quelle esposte a rischio alluvione. A ricordarlo e a raccontare l'excursus che ha portato a quella scelta sono due ex lavoratori in pensione del Comune di Forlì, Sauro Bombardi e Daniele Valentini, all'epoca collaboratore amministrativo e responsabile dell'Archivio.

"Se si va a vedere sulle mappe catastali - spiega Bombardi, per ventitré anni al deposito comunale - quella zona era ed è indicata come 'rossa' per possibili allagamenti. All'epoca ero responsabile sindacale della sicurezza dei lavoratori e misi in evidenza, anche per iscritto, le mie perplessità su via Asiago. Ma il Comune tirò dritto per quel capannone, per il quale venne stipulato un contratto di affitto". Bombardi, in passato anche tra le fila dell'Uil, sottolinea che chi amministra oggi avrebbe  ereditato una situazione mal gestita. "Quella scelta fu sbagliata e ancora oggi non mi spiego come organi terzi non siano intervenuti e abbiano dato il via libera al trasferimento dell'Archivio", critica.

Anche perché, aggiunge Valentini, si potevano trovare sedi alternative. "Io stesso - racconta - avevo proposto di valutare la possibilità di costruire un capannone. Una struttura di 2.500 metri quadri, come quella che si cercava, che potesse soddisfare le necessità dell'Ente, su un terreno di proprietà comunale. Una delle ipotesi poteva essere l'area di via Copernico, vicina al centro di cottura, luogo sicuramente molto più sicuro di via Asiago. L'attuale sede, per quanto rispetti tutti i crismi dell'agibilità dal punto di vista strutturale, antincendio e per la sicurezza dei lavoratori, si trova sotto il livello dell'argine. Avevo sentito anche delle aziende, in via informale, presentando un prospetto ai miei responsabili. Con i costi dell'epoca, arrotondati per eccesso, si sarebbe potuta realizzare una struttura dalla spesa da ammortare in poco tempo". 

Valentini ricorda di essersi opposto anche all'eventualità di far arrivare in via Asiago documenti e reperti di valenza storica e culturale. "Non era quella la loro collocazione - specifica - ed ebbi delle frizioni per la mia contrarietà. Fino a quando sono rimasto lì credo che venissero consegnati solo documenti dell'Archivio generale. Dopo non saprei, perché - conclude - nel 2005 sono stato trasferito in altri uffici". 

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