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Cronaca

Dopo Natale è già tempo di benedizioni pasquali: "Le famiglie si raccontano"

Sebbene l’evento-cardine della fede cristiana, la Resurrezione di Gesù, quest’anno cada il 21 aprile, numerosi parroci della Diocesi si sono mossi con largo anticipo e finiranno ben oltre il giorno fatidico

A Forlì - Bertinoro è già tempo di benedizioni pasquali. Sebbene l’evento-cardine della fede cristiana, la Resurrezione di Gesù, quest’anno cada il 21 aprile (secondo le norme stabilite dal Concilio di Nicea, la Pasqua si celebra la domenica seguente la prima luna piena di primavera), numerosi parroci della Diocesi si sono mossi con largo anticipo e finiranno ben oltre il giorno fatidico. Se don Felice Brognoli, parroco della Pianta (1.680 famiglie), si è messo in movimento il 16 gennaio e continuerà sino alla fine di maggio, don Enzo Scaioli, curato di Coriano (2.870 famiglie), ha iniziato addirittura il 10, con le festività natalizie appena concluse.

Per spiegare la genesi del suggestivo rito delle benedizioni pasquali, interviene lo stesso vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza: “Sembra – scrive il presule friulano, a Forlì dal 22 aprile 2018 - che durante la peste del 1576 san Carlo Borromeo visitasse le case degli ammalati per portare i conforti religiosi. Questo perché, a causa della quarantena, i milanesi dovevano restare chiusi in casa durante quell’inverno freddo, che già scoraggiava a uscire. Forse da lì nasce la bella e impegnativa proposta della benedizione delle case (delle famiglie, in realtà), che ogni bravo parroco, compie ogni anno dopo Natale o, dalle mie parti, dopo Pasqua”.

Natale e Pasqua si uniscono con la benedizione delle famiglie. “Qualunque sia l’origine storica del gesto - continua il pastore d’anime forlivese - vi è sotto un significato importante: Gesù, attraverso la sua Chiesa, viene a visitarci e a portarci la gioia e la pace che solo Lui può donare”. I parroci son gli unici che, ogni anno, visitano tutte le case della parrocchia: in questo modo conoscono e incontrano tutti. Anche se non tutti sono in casa, o aprono la porta alla benedizione, vanno da tutti. Vista la persistente crisi di vocazioni e di sacerdoti, i parroci sono aiutati dai diaconi permanenti e da alcuni laici appositamente preparati. “Nella mia esperienza di parroco – conclude mons. Corazza, che aveva 4200 famiglie da gestire e un solo aiuto), consideravo le benedizioni una priorità, che mi consentiva di ascoltare direttamente le persone, di raccogliere sofferenze, gioie, richieste di matrimonio e di battesimi rinviati nel tempo, di entrare in case sconosciute persino ai servizi sociali. E’ così che deve essere per ogni bravo parroco”.

Don Antonino Nicotra, parroco della corposa Unità Pastorale Roncadello, Malmissole, San Giorgio, Barisano e Poggio, cerca invece di visitare tutte le famiglie prima di Pasqua: “Siamo due preti, io e il vicario parrocchiale don Massimo, in un’unità pastorale di cinque parrocchie di campagna per circa 3.000 abitanti e 1.200 famiglie. Per poter dedicare a ciascuna un po' di tempo per il dialogo e la conoscenza, senza limitarsi al gesto della preghiera, ogni anno il calendario delle benedizioni parte già verso la metà di gennaio. A volte ci accolgono persone che non desiderano fare la preghiera o ricevere la benedizione, ma con cui si instaurano bei momenti di dialogo e di conoscenza. Con la gente cerchiamo di parlare anzitutto della vita quotidiana, anche nei suoi aspetti più faticosi, e poi ogni anno proponiamo qualcosa per la riflessione e la preghiera. Quest'anno parliamo di fraternità”.

Don Enzo Scaioli, parroco di Coriano, ha avviato il giro delle famiglie addirittura dal 10 gennaio: “E’ un servizio – dichiara il sacerdote – che svolgo assieme a don Matteo Udoh, tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, andando dalle famiglie, circa 40/50 in due. Al mattino vado dalle numerose Ditte del mio territorio, circa 10/15 al giorno, tre o quattro mattine alla settimana. Mandiamo qualche giorno prima il Cartoncino con un’immagine significativa e una frase di Papa Francesco, che quest’anno recita così: Non è qui, è risorto! Ti invita a tornare al tempo e al luogo del primo amore, per dirti: “Non avere paura, seguimi”.

Dulcis in fundo, non poteva mancare un parroco del Centro città, don Enrico Casadio, responsabile dell’Unità pastorale San Mercuriale – Santa Lucia. “Per prima cosa – risponde l’abate – ho fatto la scelta di visitare anche i luoghi di lavoro, perché nel centro storico vi sono molti negozi e uffici, studi ed ambulatori, molti luoghi dove si incontrano delle persone che secondo me costituiscono il centro storico con il loro lavoro”. Don Enrico e il vice parroco don Guy Roland Kone, ivoriano, prima di Pasqua si recano dalle famiglie, lasciando le attività lavorative ai mesi di aprile, maggio e inizi di giugno. “Occorre creare relazioni nel senso della tradizione cristiana – conclude il sacerdote – perché è questo il gesto che unisce molte famiglie in qualche modo alla vita della chiesa. Questa nostra attenzione permette alle persone, anche di altra confessione, di sentirsi veramente inseriti nel mondo che li ospita”.

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