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La patrona

Dalla Candelora ai lumini nelle case: Forlì festeggia la sua patrona, la Madonna del Fuoco

Il culto forlivese della Madonna del Fuoco nasce dal rovinoso incendio scoppiato nella notte fra il 4 e il 5 febbraio 1428 nell’abitazione-scuola del maestro Lombardino da Rio Petroso. L’intenso programma della festività fra sacro e profano

E’ tutto pronto per la Festa della Madonna del Fuoco, patrona di Forlì e della Diocesi. Dal programma religioso del grande evento spiccano alcune iniziative di rilievo. Se giovedì, alle 10, festa della Presentazione del Signore, sarà celebrata la messa con benedizione delle candele, seguita alle 15.15 dal pellegrinaggio degli anziani guidato da don Enzo Scaioli e alle 17.30 dalla messa episcopale con i religiosi, in occasione della Giornata della vita consacrata, venerdì, alle 17.30, sono in programma i primi vespri e il canto delle litanie, seguiti dalla celebrazione eucaristica della vigilia, presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza. Come da tradizione, al tramonto la città si colorerà dei tanti lumini accesi ai davanzali delle finestre, a ricordo del prodigio occorso quella gelida notte di 595 anni fa.

Le celebrazioni del 4 febbraio

Sabato, nel santuario seicentesco in Duomo dedicato alla Madonna del Fuoco, sono previste celebrazioni eucaristiche a tutte le ore, in un arco temporale che va dalla messa delle 6 per i più mattinieri, all’ultima funzione delle 19.15. In particolare, si segnala la Messa pontificale delle 11, trasmessa in diretta su Teleromagna e officiata dal vescovo Livio, con la partecipazione del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini. Degne di rilievo anche le celebrazioni delle 8.30, presieduta dal vescovo emerito di Forlì-Bertinoro mons. Lino Pizzi e delle 9.45, officiata da monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza Modigliana.

La fiera

Il centro storico cittadino, nel quadrilatero ricompreso tra la Cattedrale e piazza Saffi, sarà animato, dalle 7.30 alle 20, dalla grande fiera ambulante con decine di bancarelle ricolme di dolciumi (fra cui la celeberrima “Piadina della Madonna del Fuoco”), abbigliamento, giochi e numerosi altri articoli commerciali.

La storia

Il culto tutto forlivese della Madonna del Fuoco nasce dal rovinoso incendio scoppiato nella notte fra il 4 e il 5 febbraio 1428 nell’abitazione-scuola di Lombardino Brusi da Rio Petroso, posta nell’attuale via Cobelli. Di questa misteriosa figura si sa solo quanto tramandato dai cronisti del tempo: sceso a Forlì da Rio Petroso, insediamento appenninico sul Passo del Carnaio, tuttora esistente ma completamente disabitato dagli anni ’60, il precettore aveva insegnato ai suoi alunni a leggere, scrivere e dipingere, ma anche a pregare davanti all'immagine della Madonna custodita nella scuola. Era una fragilissima xilografia su carta raffigurante la Vergine col Bambino, intorno a cui si trovano otto figure di santi, con in alto l'Annunciazione e la Crocifissione e in basso i dodici Apostoli, una santa e la Vergine Incoronata. Secondo quanto tramandato dal pittore cronista Giovanni di Mastro Pedrino, al secolo Giovanni Merlini, testimone oculare del miracolo, in quei giorni a Forlì faceva un freddo polare: agli studenti non parve vero di rimanere sino a tardi davanti al camino ardente, salvo poi dimenticarsi di spegnere le braci. Nel cuore della notte divampò l’incendio, che distrusse completamente l’abitazione, risparmiando solo l’icona mariana stampata su carta.

Scrive Merlini, alla base della lunetta da lui stesso dipinta, conservata nella canonica vecchia del Duomo: “E fò nel 1428 a dì 4 febraro. Qui se demostra como per vertù de Nostra Donna broxando questa casa non ghe remase altro che la sua figura in una carta imbrocada in un’asse e la quale è in questa cappella e fa molti mirachuli”. Con una solenne processione, tenutasi pochi giorni dopo il prodigio, il legato pontificio mons. Domenico Capranica fece traslare la sacra immagine nel Duomo di Santa Croce. Alla fine del Quattrocento, il culto della Madonna del Fuoco crebbe a tal punto che Caterina Sforza, signora di Forlì, decise di dar vita alla Compagnia dello Spirito Santo e alla Congregazione di Carità. Nel 1636 la xilografia fu collocata nella cappella laterale a lei dedicata. L'icona, 49 x 40 centimetri, è stata realizzata su carta comune e incollata su una tavoletta di legno, tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento. Con ogni probabilità si tratta della più antica immagine su carta custodita in Italia. 

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