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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Hera, l'appello ai sindaci: "Non vendete le azioni, serve il controllo sui servizi pubblici"

Nella lettera i segretari ribadiscono la propria "posizione di totale contrarietà al fatto che il patto di sindacato di Hera, in scadenza nel prossimo mese di giugno, sancisca la diminuzione della quota di proprietà di Hera da parte dei Comuni"

In una lettera inviata a tutti i sindaci del territorio forlivese, i segretari generali di Cgil e Uil di Forlì, Paride Amanti e Luigi Foschi, chiedono di non vendere le azioni di Hera per evitare di scendere sotto al 51% di proprietà pubblica nella multiutility.  E' un obiettivo fondamentale, "l'universalità dei beni comuni, ovvero la necessità che alcuni beni rimangano sotto la gestione pubblica per consentirne l'utilizzo e l'accesso a tutti, perché il pubblico si riappropri del governo del territorio con l'obiettivo di svolgere, anche attraverso le
proprie aziende, una funzione anticrisi e di riconversione ecologica ed ecosostenibile del sistema territoriale  e di creazione di buona e stabile occupazione".

Nella lettera i segretari ribadiscono la propria "posizione di totale contrarietà al fatto che il patto di sindacato di Hera, in scadenza nel prossimo mese di giugno, sancisca la diminuzione della quota di proprietà di Hera da parte dei Comuni, consentendo ai soci pubblici di passare dal 51% al 38%. Le ragioni della nostra contrarietà riguardano il fatto che questa scelta, inevitabilmente, avvierebbe un processo irreversibile di privatizzazione dei servizi pubblici locali, impedendo il loro governo pubblico che invece, gli enti locali, dovrebbero rafforzare".

"Noi riteniamo - spiegano Amanti e Foschi ai sindaci - che la multiutility debba cambiare, gli enti locali devono riappropriarsi di una forte capacità di controllo e di gestione dei servizi pubblici, per garantire la qualità dei servizi offerti ai cittadini, il contenimento delle tariffe con particolare attenzione alla fasce sociali più deboli, la qualità del lavoro in Hera e nel suo indotto; la privatizzazione impedirebbe definitivamente questi obiettivi. Servizio idrico, gestione del ciclo dei rifiuti, energia, sono materie che riguardano i diritti dei cittadini e la capacità del nostro sistema territoriale di cambiare il suo modello di sviluppo. Ecosostenibilità, cura e manutenzione del territorio, valorizzazione dei servizi ai cittadini, sono a nostro giudizio gli obiettivi per realizzare un nuovo modello di sviluppo e, a questo fine, Hera è e deve rimanere uno strumento pubblico fondamentale".

"Noi siamo per rafforzare il ruolo pubblico, pur nella logica della semplificazione, per riaffermare la proprietà delle reti. Una scelta finanziaria per fare cassa da parte dei Comuni, a fronte degli ingenti e sbagliati tagli da parte del Governo, è grave e miope, perché impedirebbe definitivamente la possibilità del nostro sistema territoriale di avere strumenti fondamentali per progettare il proprio futuro. Chiediamo pertanto che non vengano assunte decisioni unilaterali in tal senso, che vengano attivati tavoli di confronto preventivi con le organizzazioni sindacali su questi argomenti e che non si giunga ad approvazioni di bilanci al cui finanziamento concorre la vendita delle azioni di Hera", conclude la missiva.

CISL - Sulla questione di Hera interviene anche la Cisl, con un intervento del segretario regionale Giorgio Graziani. A differenza di Cgil e Uil, per Graziani "è vero che i sindaci possono mantenere il controllo della società anche con il 38% delle azioni, ma, senza pregiudiziali, è chiaro che preferiremmo rimanesse il 51 %, così come previsto da un accordo con le organizzazioni sindacali. La sua revisione richiederebbe necessariamente un ulteriore confronto (come peraltro abbiamo richiesto) che si dovrebbe tenere con le confederazioni nazionali". Tuttavia Graziani si dice contrario alla scelta fatta da Forlì per un ritorno ad una gestione in house della raccolta dei rifiuti: "Alcuni Comuni progettano un ritorno  al vecchio recinto municipale, immaginano una loro aziendina con relativo consiglio d’amministrazione, e magari i relativi gettoni e prebende. Una soluzione che  porterebbe nella direzione opposta a quella che il famoso piano “Cottarelli” si proponeva: ridurre la miriade di società partecipate comunali, fonti di sprechi e sovente in deficit strutturale. Un comportamento,  quello del ritorno al vecchio recinto municipale, che apparirebbe come una fuga dalle responsabilità, un’incapacità di fare squadra e di svolgere il ruolo di regolatori e controllori di Hera per le comunità che questi stessi sindaci rappresentano.
Non è, quindi, solo questione della percentuale di azioni in mano pubblica dell’azienda di viale Berti Pichat (ovviamente, purché l’azienda rimanga a controllo pubblico, come peraltro previsto). Ciò che è importante è che il pubblico faccia finalmente il proprio mestiere con serietà ed efficacia: non  basta incassare i dividendi di fine anno, è importante decidere cosa si vuol fare del nostro territorio, investendo ulteriormente per elevare la qualità dell’offerta dei servizi e delle reti.
Mi pare altrettanto strategico un approfondimento sulla nuova governance aziendale".

Conclude Graziani: "L’occasione della revisione del patto di sindacato trai sindaci, mi pare, invece, certamente propizia per porsi la questione della partecipazione dei lavoratori. Hera potrebbe essere un laboratorio nell’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione, prevedendo la possibilità che le rappresentanze dei lavoratori esprimano almeno un amministratore indipendente, iniziando quindi a sperimentare ciò che accade in altre realtà consimili (es. RWE). In altre parole, l'introduzione di profili di democrazia economica con una partecipazione diretta del fattore lavoro in attività di indirizzo e controllo delle strategie aziendali. Una sfida ambiziosa di cui tutti parlano entusiasticamente ma sempre rinviata da storiche diffidenze culturali o di potere. Spero che la politica possa concentrarsi su questi temi, evitando che il dibattito si strutturi sull’oramai obsoleta contrapposizione pubblico/privato o quella (francamente patetica) piccolo/grande, cogliendo la sfida del cambiamento e dell’europeizzazione della nostra regione".

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