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Inceneritore, Hera replica agli ambientalisti: "Non si può confrontarlo con le centrali termoelettriche"

Inceneritore come una stufa che inquina più del petrolio? Una definizione da parte delle Associazioni Ambientaliste di Forlì che non trova concorde Hera

Inceneritore come una stufa che inquina più del petrolio? Una definizione da parte delle Associazioni Ambientaliste di Forlì che non trova concorde Hera: "Bisogna precisare che il confronto fra inceneritori e impianti termoelettrici convenzionali non può essere preso a riferimento in quanto le due tipologie di impianti hanno finalità (e tecnologie) radicalmente differenti. Le centrali termoelettriche svolgono un’unica funzione, che è quella di generare energia. I termovalorizzatori, invece, generano energia nello svolgimento della loro funzione ambientale, che è il trattamento dei rifiuti non riciclabili e rappresenta la migliore opzione ambientale alternativa allo smaltimento in discarica. Si tratta quindi di installazioni con funzioni diverse e con rendimenti di esercizio non confrontabili".

Ed ancora: "Hera ribadisce che l’impianto di termovalorizzazione di Forlì presenta valori di emissione significativamente inferiori ai limiti di legge e di autorizzazione, analoghi a quelli misurati presso gli altri impianti di ultima generazione e, in alcuni casi, anche inferiori. Come già precisato più volte, i sistemi di misura sono certificati e tutti i dati misurati rimangono a disposizione per gli Enti di Controllo. Inoltre, dall’analisi dei dati di emissione in atmosfera relativi ai comparti produttivi, residenziali ed ai trasporti, contenuti nelle banche dati ISPRA, consultabili  emerge chiaramente che la termovalorizzazione di rifiuti genera contributi marginali e non significativi per tutti i materiali. I dati ufficiali dell’Istituto Superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA), contenuti nella banca dati aggiornata annualmente dal 1990 e consultabile sul sito web https://www.sinanet.isprambiente.it/. inoltre, attestano che le fonti rilevanti delle emissioni in atmosfera sono in particolare il riscaldamento residenziale e il trasporto veicolare, mentre il settore “terziario”, di cui fanno parte gli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, rientra tra i comparti meno significativi".

"Si conferma inoltre che sia a livello comunitario che nazionale, gli ambiti territoriali che dispongono di termovalorizzatori nel proprio perimetro sono quelli che da anni raggiungono i più elevati livelli di raccolta differenziata e che ricorrono alla discarica solo in via residuale: come indicato nell’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA (2020), gli esempi più rappresentativi sono quelli della nostra regione e della Lombardia. Sempre secondo i dati ISPRA, i rifiuti prodotti dai cittadini ammontano a circa il 25% del totale– rimangono i rifiuti prodotti dalle attività industriali, incluse quelle che riciclano rifiuti, dalla sanità, da innumerevoli altri processi che vengono sempre dimenticati da chi fa della gestione dei rifiuti un campo di battaglia ideologica. I rifiuti vanno invece trattati con perizia, rigore per le normative, lungimiranza industriale e, soprattutto, rispetto del territorio e dei cittadini e i termovalorizzatori assolvono esattamente a questo scopo".

"Infine ricordiamo che il Gruppo è entrato a fare parte già nel 2017, primi in Italia, della Fondazione MacArthur, uno dei principali network a livello mondiale sulla transizione verso un’economia circolare, proprio grazie al raggiungimento con largo anticipo degli obiettivi fissati dall’Unione europea, ai progetti in campo per la produzione di biometano e all’ingresso nel settore del riciclo della plastica con l’acquisizione di Aliplast, eccellenza nazionale, che chiude il ciclo di questo delicato materiale. Hera ha inoltre aderito, assieme a 250 aziende di tutto il mondo, al “New Plastics Economy Global Commitment” per contrastare all’origine l’inquinamento da rifiuti plastici. Questo per citare solo alcune delle esperienze portate avanti", conclude la nota di Hera.

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