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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Il vescovo Livio illustra il significato del Natale: "E’ la festa del nuovo e non dell’ovvio"

Al pastore d’anime friulano abbiamo chiesto di precisare il significato religioso della festa, ma anche di andare a ritroso con la memoria alle festività del Natale vissute nella sua infanzia e giovinezza

Conto alla rovescia per il Natale 2019, il secondo da quando monsignor Livio Corazza è divenuto vescovo di Forlì-Bertinoro. Al pastore d’anime friulano abbiamo chiesto di precisare il significato religioso della festa, ma anche di andare a ritroso con la memoria alle festività del Natale vissute nella sua infanzia e giovinezza.

Monsignore, cosa significa per lei il Natale?
E’ un evento che mi ha sempre colpito per il suo messaggio paradossale. Da un lato per quello che si vede, dall’altro, soprattutto, per quello che non si vede. Ciò che si vede è un bambino che nasce, in un luogo di fortuna, circondato da povera gente, attorniato da pecore e anche da personaggi misteriosi, eppure (ed è ciò che subito non si vede) questo bimbo è il Figlio di Dio che è venuto su questa terra. Ciò che non si vede è che la venuta di questo bambino cambierà per sempre il corso della storia. È la festa del nuovo e non dell’ovvio. Al tempo stesso, insieme alla festa inizia anche una vicenda che avrà del drammatico: la nostra storia di uomini si intreccia con la trama di Uno che ci ama fino a donare per noi (per ciascuno di noi, senza distinzione alcuna) la sua vita. Anche a chi è laico, il Natale parla di umanità delle relazioni, di semplicità e di grandezza insieme. Di fiducia nell’umanità. Come credente, colpisce la volontà di Dio di aver voluto accettare la sfida di essere umani. Il Natale è l’avvenimento durante il quale Dio ci dice: è possibile essere umani, sempre, amare anche chi non ci accoglie. “Io - dice Dio - l’ho provato sulla mia pelle. Sono nato in una grotta perché non c’era posto neanche per me in una casa!”.

E’ possibile conciliare il significato cristiano del Natale con la festa commerciale, i regali, i cenoni, i pranzi e lo shopping?
Penso che a Natale sia indispensabile non lasciarci distrarre dal contorno. In questa festa così speciale, tutto contribuisce a creare l’atmosfera di un evento davvero grande e ogni cosa ha la sua parte, compresi le luci o i regali, le cene e i pranzi, che però restano di contorno… e ricordiamo sempre che, se in tutto questo non c’è amore, perfino il dono più bello, se non è vero, perde di significato. Mi rattrista vedere come si può banalizzare la vita. Sporcare un dono. Perdere tempo. Rileggiamo il Vangelo, con calma e in silenzio: forse riusciremo a fare veramente Natale. Il dono più bello che possiamo farci è accogliere davvero Gesù nel nostro cuore, dargli tutto lo spazio e il calore possibile, con grande tenerezza.

Che cosa ricorda del Natale vissuto nel corso della sua infanzia e giovinezza, o durante il suo impegno pastorale a Concordia? Come l'ha visto cambiare nel corso degli anni?
Nella mia infanzia, la festa del Natale era davvero attesa: la raccolta del muschio nei campi attorno a casa, l’allestimento del presepio, la grotta-capanna di piccoli tronchi di legno, le luci, i canti di Natale che mia mamma intonava nei giorni di festa, l’allegria dei pranzi più abbondanti e curati del solito, la visita e gli auguri di amici e parenti (per la verità pochi, perché abitavamo abbastanza isolati). Molte cose si fanno ancora oggi, ma è cambiato certamente lo spirito, di molti. Però è ancora possibile, se lo vogliamo, fare Natale.

Lo spirito natalizio che ha incontrato in Romagna, è diverso da quello della sua terra d’origine?
A Concordia mi ricordo le scuole, i cori che si riunivano e cantavano insieme il Natale. Dai piccoli ai grandi. La luce di Betlemme, che veniva portata anche nelle case attraversate da lutti o sofferenze. Ma anche a Natale c’era chi preferiva il centro commerciale alla chiesa.

Dove trascorrerà il Natale?
Il giorno di Natale andrò a portare gli auguri ai nonni, ai carcerati, alle persone che capiscono cosa vuol dire l’importanza di sperare in Qualcuno. Dopo Natale, il giorno di Santo Stefano, tutta la mia famiglia si ritroverà unita. A Pordenone, nella casa dove hanno abitato nell’ultimo periodo i nostri genitori. 

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